Quarant'anni, di cui più della metà vissuti solo e soltanto per la musica, e tanta voglia di mettersi in discussione. Da qui "Over and out", il primo album da solista dell'ottimo pianista
Alessandro Carabelli.
Un jazz melodico, originale e, allo stesso tempo, ricco di piacevolissime contaminazioni, dalla classica al blues sino alla fusion, la musica di
Alessandro Carabelli scorre veloce, nota dopo nota. Ma, forse, il tempo dei brani di "Over and Out" non è che il tempo delle nostre emozioni più belle: soltanto pochi istanti eppure per sempre parte di noi. Abbandonate le strutture più comuni del jazz, e ciò risulta evidente se si osserva la frequente non ciclicità
dei temi e la brevità dei momenti solistici,
Alessandro Carabelli ha il pregio di raccontarsi all'ascoltatore in modo diretto, assolutamente immediato. E lo fa potendo contare su di un gruppo molto affiatato di bravissimi musicisti che hanno tutti contribuito, con la loro spiccata personalità artistica, a rendere "Over and Out" un album davvero speciale: l'ideale colonna sonora per chi pensa e vive on the road.
Ed è, infatti, l'idea di movimento, di un cammino iniziato, ma non ancora concluso che rappresenta il filo conduttore di tutte le composizioni tra cui anche una particolarissima rilettura di " La città vecchia" di Fabrizio De Andrè; brano in cui l'armonica cromatica di Max De Aloe appare guidarci lungo i corridoi dell'anima di cui il cantautore genovese era profondo conoscitore. Ed è ancora l'armonica a caratterizzare "What About", il cui finale è invece tutto giocato sulle indubbie capacità espressive di
Diego Mascherpa (sassofono e clarinetto) e Stefano Bagnoli (batteria). Conosciuto da molti con il soprannome di brushman per via della sua abilità nell'uso delle spazzole, Stefano Bagnoli, mostra di saper essere, un batterista molto versatile e con un solido background. E' il caso, ad esempio, di "Renassaince" in cui poi è anche decisamente interessante il solo del chitarrista Luciano Zadro che, come in altre tracce di "Over and Out", sembra ispirarsi, almeno in parte, alle sonorità del famoso Pat Metheny. E, infine, a concludere questa carrellata sugli artisti dell'Alessandro Carabelli Group, è il turno di Marco Conti (basso elettrico e contrabbasso). Incredibilmente preciso in tutto il disco, ma soprattutto nella latineggiante e frenetica "A Sun Under the Star", Marco Conti ha modo di esprimersi al meglio nel finale di "Voices" ed in "Dear Nick";
quest'ultima, come l'intero album, dedicata da
Alessandro Carabelli ad un amico scomparso.
Molto accurato poi il lavoro svolto da parte del fonico Luca Martegani
che ha saputo valorizzare le sonorità di ogni strumento. In conclusione, anche se nei dischi d'esordio la tendenza comune è quella di mettere in evidenza principalmente il proprio lavoro,
Alessandro Carabelli dimostra invece di essere un ottimo band leader riuscendo, con le proprie composizioni ed uno stile esecutivo sempre molto controllato, a mettere in luce le peculiarità di ciascuno. Il jazz italiano ha ancora molto da offrire; "Over and Out" lo testimonia.
Massimiliano Cerreto per
Jazzitalia
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Data pubblicazione: 05/06/2004
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