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cover by Francesco Musante

Blue Napoli
Musica


1. 'O Marenariello (1893)
2. Nun è peccato (1959)
3. Pigliate 'na pastiglia (1958)
4. Reginella (1917)
5. 'O sole mio (1898)

6. Anema e core (1950)
7. Musica

8. Tu vuo' fa' l'americano (1958)

9. Dicitencello vuie (1930)
10. 'O sarracino (1958)
11. Uocchie c'arraggiunate (1904)

13. Na sera 'e' maggio (1938)
14. Munastero 'e' Santa Chiara (1945)
15. Tammuriata nera (1944)


Rossano Sportiello, pianoforte e arrangiatore
Gerry Gennarelli,
voce
Giorgio Rosciglione,
contrabbasso
Gege' Munari,
batteria

Sandro Gibellini (
chitarra)
Alfredo Ferrario (
clarinetto)
Daniele Scannapieco
(
sax tenore e soprano)
Fabrizio Bosso (
tromba)
Ellade Bandini
(
batteria)
Alberto Rossatti
(
attore)


Al primo ascolto, sinceramente, ho trovato un po' "inadeguata" la pur ottima voce di Gerry Gennarelli perchè impostata in modo classico su una base prettamente jazzistica. Nei successivi ascolti, invece, è stato proprio questo uno degli elementi che ha cominciato a caratterizzare positivamente questo lavoro. Lasciare praticamente inalterata l'impostazione vocale di questi capolavori, riarraggiandoli e riadattandoli in chiave jazzistica è stata una sfida a questo punto ampiamente vinta. Come dice lo stesso Sportiello nelle note: "...gli arrangiamenti sono stati scelti nel rispetto dell'anima della canzone ". Si può godere tutta la bellezza delle melodie battendo il piedino! I musicisti sono tutti eccellenti e si esprimono al meglio, con dei soli coinvolgenti; da questo punto di vista non si rimarrà assolutamente delusi. Una nota di eccellenza la vorrei dare all'unico brano fuori contesto: Musica con testo di Duke Ellington e musica di Giorgio Rosciglione. Ho provato una forte emozione nell'ascoltarlo, sono stato messo con le spalle al muro perchè amare la musica, viverla quotidianamente, non poterne fare a meno, conoscere la fatica, il sacrificio, la gioia di chi la fa, ti porta a riconoscere ciò che è magnificamente recitato da Alberto Rossatti su una splendida ballad suonata con grande trasporto. All'ingresso del contrabbasso e della batteria la voce recitante sembra crescere d'intensità come farebbe un cantante, ne segue il ritmo, ne rispetta la dinamica. Molto bello.
Marco Losavio


PRESENTAZIONE DELL 'ALBUM DI ALESSANDRO MISTRI - direttore artistico Jazz Club Ferrara

P
erché "Blue Napoli"?

P
erché mescolando due ingredienti così diversi come un buon gin (personalmente le mie preferenze vanno al Beefeater) e un classicissimo Martini Dry, calibrandone il dosaggio (le origini dicono 8/10 e 2/10), si ottiene un inarrivabile Martini Cocktail, diamante ardente in grado di illuminare le nostre serate più fosche e di rendere più rosa qualunque tramonto.
Così se uniamo lo swing, l'eleganza e la raffinatezza del linguaggio jazzistico al caldo sentimento, all'istintiva drammaticità e alla naturale ironia della canzone napoletana, ecco di nuovo raggiunto lo stesso obiettivo: un perfetto cocktail musicale, dai benefici effetti per la mente e per lo spirito (senza controindicazioni per il fegato).

L
asciamo stare le contaminazioni, disperatamente modaiole e, già nel nome, evocatrici di patologie fantascientifiche.
Qui si parla di una ricetta semplice, ma efficace.

O
tto fra i migliori jazzisti italiani si divertono a reinterpretare in jazz, impressionisticamente, un repertorio solo in apparenza distante, tanto è nel DNA di tutti noi.

D
all'altra parte, un giovane cantante napoletano si cala, con lo stesso piacere divertito, nel gioco musicale del jazz, facendo convivere malinconia mediterranea e blues.
Su tutto una spruzzata di poesia, affidata alle parole scritte da un inedito Duke Ellington e qui accompagnate dalla dolce melodia composta da Giorgio Rosciglione.

C
he poi "Blue Napoli" nasca in pianura padana, da un'idea del Jazz Club Ferrara, non deve meravigliare.
Il matrimonio fra l'anglosassone gin e l'italianissimo Martini non è forse stato officiato nel lontano Nuovo Mondo?
Ebbene, che siano le nebbie estensi a unire il sole di Napoli al delta del Mississippi.
Un suggerimento finale: per un risultato ottimale si consiglia di abbinare l'ascolto alla degustazione di un Martini perfettamente ghiacciato.
Buon divertimento.


PRESENTAZIONE DELL 'ALBUM DI GIUSEPPE PEDERIALI - Romanziere, ha pubblicato recentemente "La Strana Cosa" (2002, Einaudi)," L'Osteria della Fola" (Garzanti, 2002)

Una notte a Ferrara, dalle parti di Napoli, con il Foionco a tempo di jazz.

Mi ero sempre domandato che effetto facesse passeggiare di notte sulle mura di Ferrara. Non di sera: proprio a notte fonda, quando la gente dorme e passano rare macchine sullo stradone oltre i prati e i loro fari non spaventano pensieri e fantasmi. Dunque approfittai di una cena, che si era protratta in maniera piacevolmente esagerata fino alle ore piccole, per cavarmi la voglia di una Ferrara diversa dal solito. Salutati gli amici, guadagnai altro tempo a perdermi tra le strette contrade del centro storico ubriacandomi di ombre e di odori. Non ero solo. Volando a un'altezza che corrispondeva alla più alta delle torri del Castello Estense, mi accompagnava il Fojonco, il mitico uccello emiliano, bevitore di lambrusco e amico dei sognatori. Mi accompagnavano anche altri amici e parenti, prima mio cugino Sigfrido e sua moglie Tina, poi Gianfranco Rossi e Aldo Luppi, scrittori ferraresi con i quali avevo già percorso pezzetti della strada di giorno. Con Giorgio Bassani avevo appuntamento sulle mura, all'altezza del cimitero ebraico.

Faceva freddo e la nebbia, che già assediava la città, cominciava a insinuarsi lungo il mio medesimo itinerario, ma non mi dava fastidio il suo accorciare i panorami e cancellare particolari: intelligente, dotata di un'anima padana disciolta in miliardi di goccioline, nascondeva gli orologi e tutto quello che non le piaceva della nostra epoca. Il pacato battito delle ali del Fojonco ne mescolava le volute.

Percorsi via Mortara fino a corso Porta Mare per raggiungere il Torrione San Giovanni, sede del Jazz Club dove avevo passato altre piacevoli serate. Salii sulle mura deciso ad attraversare per intero i Rampari di Belfiore.

Come previsto, camminando lassù, dentro la notte, sfiorai Giorgio Bassani e incontrai la sua Micol, in bicicletta, vestita, nonostante il freddo, di gonna e camicetta di cotonina, e i calzini bianchi.

F
elice, di nuovo in compagnia soltanto del Fojonco che faceva lo spriritosanto sulla mia testa, nella nebbia sempre più fitta, tornai verso il Torrione. Fu allora che incontrai un altro fantasma notturno, fatto solo di voce e di musica. Cantava Voce 'e notte, eppure non lo sentii estraneo a questo luogo, quasi le mura separassero due città nascoste: da una parte la città di Ferrara, con le sue case e le sue torri, dall'altra, oltre il fosso di circonvallazione e via Gramicia, la città di Napoli, con le sue case e il suo mare.

Il Fojonco, incantato dalla musica, si posò sul Torrione. Anch'io rimasi fermo, per ascoltare meglio. Riconobbi Malafemmena e Munastero 'e Santa Chiara e poi un assolo di pianoforte degno di Renato Carosone. I musicisti che accompagnavano la voce maschile solista interpretavano le canzoni napoletane classiche aggiungendo qualcosa che accorciava le distanze tra Ferrara e Napoli, così come aveva fatto la nebbia. Era la magia del jazz che gemellava fantasie e modi nati dai blues e dagli spirituals a melodie e ritmi mediterranei altrettanto popolari. Solo nelle vicinanze del Torrione e in compagnia del Fojonco poteva succedere un sortilegio come questo, figlio dell'amore per il jazz.

D
a una finestrella, fenesta ca lucive, usciva luce rosata e la voce, ora allegra, che cantava Tu vuo' fa' l'americano. Nella penombra notai che il Fojonco batteva il tempo con le tre zampe. Poi, felice, prese il volo.

Lasciate le mura, scoprii che anche dalla porta del Torrione filtravano luce e musica. Non erano fantasmi i musicisti e gli amici nottambuli che mi accolsero e mi accompagnarono dentro questo Blue Napoli.

 

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Data pubblicazione: 07/06/2003





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