Luciano Zuccheri
(Spilimbergo, 12 luglio 1911 - 4 giugno
1981) costituì il Quintetto
Ritmico di Milano nel
1941 in piena seconda
guerra mondiale. Negli anni precedenti, dal
1933
aveva fatto parte dell'orchestra di
Piero Strazza e Aldo Poggi, la famosa Orchestra Pieraldo che
suonava alla Taverna Ferrario di Milano.
«Fu il trombettista Giuseppe Alù a farmi entrare con Pieraldo - ricorda
Zuccheri - All'epoca era considerata l'orchestra più prestigiosa, sia per la
bravura dei musicisti che per le alte paghe che i due leaders davano ai loro solisti.
Fu con quell' orchestra che iniziai a suonare la chitarra con il plettro; in precedenza
seguivo la tecnica classica e suonavo con le dita».
Lasciata la Pieraldo Band Zuccheri entrò, sostituendo il chitarrista Armando
Camera, nel gruppo che Kramer dirigeva all'Embassy, sempre a Milano,
col quale ebbe la possibilità di mettersi definitivamente in luce e soprattutto
di incidere dischi importanti (pubblicati su Riviera RJR 002).
La permanenza con Kramer gli valse, nel
1938,
un contratto in esclusiva con La Voce del Padrone con cui iniziò ad incidere
dischi semicommerciali. Quelle incisioni che erano fantasie di motivi in voga in
cui era accompagnato da una sezione ritmica, lo resero popolare ma non evidenziarono
le sue qualità jazzistiche. Fu solo nel
1941
e soprattutto dall'anno successivo
quando iniziò ad incidere, che Zuccheri entrò prepotentemente nel mondo del jazz
italiano rivelandosi solista di grande talento.
Ammiratore incondizionato di Django Reinhardt, decise di formare un
complesso che seguisse l'estetica del Quintette du Hot Club de France i cui
dischi venivano pubblicati regolarmente in Italia. C'erano un violino, tre chitarre,
un contrabbasso più una batteria «che doveva suonare in modo molto leggero
- ricorda ancora Zuccheri - solo per tenere i collegamenti».
Il chitarrista poteva contare soprattutto su alcuni straordinari violinisti
che si alternarono nel corso di quei sette anni che videro attivo il Quintetto
Ritmico di Milano, dal punto di vista discografico. Il primo a far parte del
complesso fu il violinista Sergio Almangano, seguito poi da Gianmario
Guarino, Armando Camera, William Righi (di cui si possono apprezzare
le doti nelle incisioni con la sua Orchestra Nuovo Stile pubblicate su Riviera RJR
003), ancora Gianmario Guarino e, nel dopoguerra, Gino Massa ritornato dalla
Svizzera, non senza aver prima sperimentato, come nel Quintette du Hot Club de France,
un clarinettista, Germano Tellarin.
La Fonit che accettò di buon grado di incidere questo complesso, "costrinse"
Zuccheri ad utilizzare anche dei cantanti. I primi furono Till Cappellaro
e la deliziosa Tina De Mola, poi Natalino Otto, tutti crooners dotati
di swing.
Ciascuno dei vari violinisti che si succedettero nel Quintetto suonava in
modo diverso: Almangano e Camera amavano Joe Venuti, Guarino aveva uno stile
assai personate e soprattutto una tecnica strabiliante, William Righi che era anche
sassofonista e clarinettista, risentiva più degli altri dell'influenza dei musicisti
di colore, e infine Camera e Giovanni Ferrero (che purtroppo incise poco con il
complesso), essendo anche chitarristi, avevano una conoscenza perfetta dell'armonia.
Adriano Mazzoletti
Luciano Zuccheri (anni '50- '60)
foro gentilmente concessa da Giovanni Carena, con Zuccheri nella foto
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COMMENTI | Inserito il 31/1/2011 alle 19.37.56 da "italoweber" Commento: eccezionale oggi no0n più ripetibile. | | Inserito il 6/1/2016 alle 16:31:49 da "giocar1932" Commento: Negli anni 50-60 l'ho conosciuto ed abbiamo fatto amicizia e tutte le volte che veniva dalle mie parti andavo ad ascoltarlo,un grande, ho qualche disco 33 giri che a inciso col sistema hawaiano ,grande grande Luciano ( Ho una foto con lui ad una serata ,non sono in grado di pubblicarla qui purtroppo ma con la mia email forse potete trovarla) Saluti a tutti i fans di Luciano | |
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Data pubblicazione: 06/02/2003
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