Jazzitalia - Andrea Padova: Landscape in motion
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Stradivarius 57901
Andrea Padova
Landscape in motion


1. Across the border line (to Bruce Springsteen)
2. The woman being away
3. Highways (to Nick Drake)
4. Constance
5. Landscape in motion
6. A jazzman, a friend
7. Empty landscape
8. The dancing tarte
9. Endless landscape
10. The thinker
11. The snow asks the time to stop
12. Some aspects of me
13. Aloneness (to Bill Evans)

Andrea Padova - piano





Con Andrea Padova ci troviamo di fronte ad un artista diventato famoso per i suoi virtuosismi al pianoforte, interpretando i grandi del repertorio classico.

Le precedenti incisioni, ugualmente uscite per la Stradivarius, gli hanno meritato i favori della critica al punto che nel 1998 è stato invitato a esibirsi nel tempio della musica americana, la Carnegie Hall.

Aveva destato interesse fin dall'inizio, ma è esploso nel 1997 grazie alle "fantasie di Bach" e, poi, con la monografia su Ferruccio Busoni, arrivando a competere con i migliori pianisti contemporanei, Schiff e Murray.

Con il cd "Landscape in Motion" Andrea Padova propone brani per pianoforte "solo" e si presenta nella duplice veste di compositore e interprete, sembrando, con ciò, voler ampliare la propria esperienza artistica o rompere con il passato.

Il disco si apre con un brano dedicato a Bruce Springsteen, le atmosfere e i ritmi sono quasi pop e introducono all'ascolto con facilità. Si prosegue con un brano dedicato a Nick Drake, uno dei più interessanti. La traccia in cui si può rinvenire qualche elemento di jazz in più è però il n. 8, dove trova spazio una bella dialettica tra linea di basso (mano sinistra) e melodia (mano destra). Conclude il disco una dedica a Bill Evans.

A un primo ascolto sembra utilizzare armonie e linee melodiche piuttosto prevedibili, ma l'impressione cambia via via che si approfondisce l'ascolto, e lo si apprezza maggiormente.

Da subito nascono spontanei i paragoni con Jarrett, Nyman, Einaudi, Allevi, ecc., ma alla fine si scopre che in realtà le composizioni assomigliano più a temi filmici alla Piovani, e non si tratta di un disco di Jazz. Anche se viviamo in un'epoca in cui il termine jazz ha un significato amplissimo (e si applica ad esempio anche a un Allevi, che riempie i Blue Note del mondo dopo aver inciso con scarso successo per etichette di area pop definendosi un classico contemporaneo), Padova a rigore non può essere definito un pianista jazz, ritmicamente non fa mai uso di quelle pause e di quegli anticipi tipici del linguaggio jazz, né ha swing.

Nel complesso il disco risulta piacevole e Andrea Padova si conferma sicuramente pianista raffinato, virtuoso, di assoluto valore artistico anche se piuttosto distante dal jazz.
Luca Vitali per Jazzitalia













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Data pubblicazione: 08/07/2007

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