Dunya Records - Felmay - ISBN
21-750-8081-2
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Antonello Paliotti
La Montagna Fredda
1. 'A rotta (Visoes e Sonhos Napolitanos) (A. Paliotti)
2. Pizzica Tarantina (tradizionale)
3. Quanno Maje (A. Paliotti)
4. Tarantella Calabrese (tradizionale)
5. Cicuzza (tradizionale)
6. Manco t'abbasta (A. Paliotti)
7. Santa Lucia (tradizionale)
8. Tu m'haje prummiso (tratto dal Canto delle lavandare del Vomero) (tradizionale)
9. 'A muntagna fredda (tradizionale)
10. La canzone di Zeza (tradizionale)
11. Sabella (Eduardo Caliendo)
12. Sto colascione (A. Paliotti)
13. Tarantella Luciana (tradizionale)
14. Emigrante (R. Viviani)
15. Me diste 'appuntamento e si' mancata (tradizionale)
Antonello Paliotti –
chitarra,
chitarra battente,
mandolino,
mandola,
percussioni
Leonardo Massa –
violoncello
(1,6,8)
Raffaele Filaci -
percussioni
Roberto Schiano -
trombone (10)
Maddalena Abbate -
castagnette
'e Zezi di Pomigliano –
tammorra,
putipù e scetavaisse
Valdo Nastri – chitarra acustica
(12)
Gianni Lamagna –
voce (3,12,14)
Brunella Selo –
voce (7)
Luciano Catapano –
voce (3,12)
Antimonio Esposito –voce (detto
'O stocc) (1)
Mike Van der Vijver –
voce (10)
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Lo spirito popolare viaggia tra terra e cielo
Massimiliano Cerreto per
Jazzitalia
Ci sono luoghi che hanno un intrinseco potere evocativo. E' il caso del Monte Somma (in Campania) che, per molti secoli, è stato considerato dai napoletani, e più in generale dalle genti del Sud che lo appellavano ‘a montagna fredda, una sorta di proiezione fisica delle paure e delle angosce popolari.
E "La montagna fredda", l'ultimo disco firmato dal chitarrista e compositore
Antonello Paliotti, è dedicato proprio alla dimensione più inconscia e nascosta dell'universo popolare. Considerato, e a ragione, l'erede naturale del M°Roberto De Simone
di cui è stato allievo, Antonello Paliotti, con "La montagna fredda", continua quindi quell'opera di rilettura del repertorio tradizionale che è testimoniata anche dal precedente "Tarantella Storta" (Felmay). E lo fa con uno stile che non è mai oleografico e con quel talento esecutivo ed originalità compositiva che caratterizza tutte le sue opere.
In Antonello Paliotti c'è, infatti, una profonda consapevolezza dell'odierna realtà della musica popolare. «La vera musica popolare – ha raccontato a chi scrive Antonello Paliotti - è elaborata da una collettività; nasce dal popolo ed è destinata al popolo. Forse, oggi, soltanto ‘e Zezi di Pomigliano D'Arco lavorano così. La mia è musica "colta" nel senso che è pensata da un compositore per degli esecutori. In realtà, ogni tentativo di codificazione della musica popolare, da quelli di Gaspare Sanz a Cottrau cui mi sono maggiormente ispirato in "La montagna fredda", pur permettendo che tale cultura possa essere tramandata, costituisce anche il tradimento del significato stesso di musica popolare».
Eppure, a chi potrebbe pensare che "La montagna fredda" sia un disco d'elite, riservato cioè ad una ristretta cerchia di cultori della materia, è sufficiente rispondere con le parole che lo stesso Paliotti, non senza ironia, usa per introdurre il suo precedente "Tarantella Storta": «La tarantella è una danza tipica del meridione d'Italia di cui tutti abbiamo qualcosa da dire di più o meno impreciso». Ed è per questa ragione che "La montagna fredda", aldilà del suo innegabile valore culturale, essendo in grado di offrire emozioni senza tempo, è invece l'album ideale per chi vuole (e sa) ancora ascoltare le voci di dentro.
Pur suonando in modo virtuosistico diversi strumenti, dalla chitarra acustica a quella battente, dal mandolino alla mandola sino alle percussioni, Antonello Paliotti è, infatti, un abilissimo narratore. Come non emozionarsi quindi ascoltando l'appena sussurrata