Carlo Boccadoro
Jazz! Come comporre una discoteca
di base
2005
310 pagine
Einaudi
ISBN: 880617911X
Prezzo Intero: 12,50 €
Jazz! di Carlo
Boccadoro è una delle opere divulgative più riuscite. Si può far conoscere il
jazz in tanti modi delineandone le origini da un punto di vista storico-culturale,
analizzandone gli stili attraverso aspetti tecnici, raccontando la vita di uno o
più grandi artisti e altro ancora. Tutto ciò è sicuramente di grande utilità ma
potrebbe rivelarsi non efficace come (unico) modo per divulgare il jazz fino a far
sì che diventi una nuova passione per chi non ce l'aveva o si trasformi in una musica
molto più conosciuta per chi invece aveva già avuto la fortuna di apprezzarla. A
volte capita di aver voglia di acquistare un buon disco di jazz ma non si sa da
dove cominciare, e allora magari si chiama l'amico che ne capisce un po' di più
e che, limitatamente alla propria competenza, suggerisce questo o quel disco. Il
libro di Boccadoro è l'amico di turno, una sorta di esperto a disposizione
tutte le volte che si desideri ascoltare del jazz, tutte le volte che si abbia voglia
di sentir parlare di musica jazz. Non c'è una particolare consecutio, pertanto
il libro non va letto necessariamente dall'inizio alla fine. E' sufficiente pensare
al massimo a qualche strumento in particolare che si desideri ascoltare, dopo di
che si può aprire una pagina a caso e si avrà l'opportunità di leggere in qualche
minuto, utili e pertinenti consigli da parte di chi, è evidente, ha già ascoltato
quanto suggerisce ed è ampiamente in grado di raccontarlo con sapienza, competenza
e, soprattutto, riuscendo sempre a trasmettere l'entusiasmo e l'approccio che si
deve avere nell'ascolto. Non sono neanche lesinate le critiche, come nel caso di
Dave Brubeck,
Wynton Marsalis, ma c'è da dire che, a parte i gusti personali, si
possono considerare pertinenti anche quelle, e in ogni caso va apprezzata l'onestà
dell'autore nell'aver inserito anche chi magari non gradisce molto ma, evidentemente,
ha o ha avuto un ruolo importante nella musica afro-americana.
Non è vero quindi che Jazz! è un libro per soli neofiti, assolutamente,
vi sono moltissimi consigli che appassionati di lungo corso, come chi scrive, non
possono fare a meno di appuntarsi per poi immergersi in negozi e siti web alla ricerca
di quell'album o anche di un artista magari sottovalutato o non ben approfondito.
Quel che colpisce, è come Boccadoro sia riuscito benissimo a sintetizzare
in una sola pagina cenni biografici, contesti storici, elementi stilistici, riferimenti
ad altre incisioni oltre quella principalmente consigliata, il tutto senza eccessivo
utilizzo di terminologie tecniche o concetti di difficile comprensione. Al termine
di ogni pagina, si potrà anche avvertire l'esigenza di approfondire l'artista, il
periodo, lo stile… per questo c'è sempre tempo e c'è a quel punto una vasta letteratura
disponibile che, fortunatamente, è anche firmata da eccellenti autori italiani (in
qualche caso citati da Boccadoro stesso, come Zenni in occasione di
Mingus). Sfatiamo quindi la convinzione che il jazz è necessariamente una
musica colta, ostica, fidiamoci di chi lo conosce, ci fornisce preziosi consigli
e seguiamo l'istinto primordiale dell'ascoltatore: l'emozione e il piacere in senso
lato che si può provare nell'ascoltare musica.
Circa la scelta operata dall'autore sugli artisti e le incisioni considerate,
ogni commento è superfluo. Ovviamente avrebbe potuto inserire tantissimi altri musicisti,
altrettante incisioni, alcuni degli artisti inseriti avrebbero potuto tranquillamente
aspettare qualche edizione prima di far capolino, ma è anche vero che ogni libro
ha un suo spazio che va rispettato e che costringe, appunto, a delle scelte. Viceversa,
sarebbe diventato un libro eccessivo, poco alla portata di chiunque, per certi versi
tedioso. Molto intelligente, invece, l'aver preferito comunque ricoprire tutti gli
ambiti della musica jazz dalle origini fino ai giorni nostri preferendo anche alcuni
artisti contemporanei al posto di forse più blasonati colleghi storici. Questo consente
di divulgare anche il linguaggio odierno del jazz che va assimilato senza pensare
che sia necessariamente un punto di arrivo soltanto dopo aver ascoltato tutto il
pregresso. In molti casi è così, taluni artisti contemporanei "scimmiottano" dei
giganti del passato che è giusto far conoscere, ma in qualche altro caso parlare
di Uri Caine,
Ralph Towner, Don Byron,
Terence Blanchard,
Metheny, Scofield, Haden, Douglas, Holland,
Han Bennink, Steps Ahead, Joe Zawinul e tanti altri
è indice di aver quanto meno provato a mantenere un equilibrio tra passato e presente.
E' difficile quanto pretenzioso dire se vi sia riuscito o meno, bisognerebbe provare
a scrivere un libro analogo per poterlo dire e se si pensa che un consiglio emerge
anche dopo l'ascolto di ciò che non si ritiene di raccomandare, allora si
può intuire quanto materiale debba essere stato analizzato prima di giungere alla
paginetta dedicata ad ogni incisione. Poi, c'è anche da rilevare come i titoli
suggeriti siano tutti abbastanza reperibili sul mercato e a volte sembra anche questo
un ulteriore parametro decisionale a fronte di titoli magari anche più importanti
ma oggi introvabili (e comunque sempre menzionati nel testo).
In ultimo, non vi sono artisti italiani, se non citati come l'armonicista
Borsari, Paolo Conte ("bastonato" in favore di Mose
Allison), Di Castri, Fresu,
Maria Pia De
Vito,
Bruno Martino,
Glauco Venier. E' una scelta anche questa, e tutto sommato può avere
un suo fondamento se si pensa alla non completa disponibilità sul mercato dei lavori
italiani tranne per coloro che oramai incidono con le major pertanto una
qualsiasi selezione avrebbe gioco-forza portato ad uno sbilanciamento verso chi
ha avuto la possibilità di incidere per etichette ben organizzate dal punto di vista
distributivo, altrimenti sarebbero rimasti tutti suggerimenti caduti nel vuoto poiché
non acquistabili. Si sa, in questa musica, molto spesso, il vino buono è nella botte
piccola e...non sa di tappo!
Marco Losavio per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 21/05/2006
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