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Joe Henderson
Inner Urge

1. Inner Urge (Henderson) 12:00 
2. Isotope (Henderson) 9:10 
3. El Barrio (Henderson) 7:10 
4. You Know I Care (Duke Pearson) 7:15 
5. Night and Day (Cole Porter) 7:00

Joe Henderson -
tenor sax 
McCoy Tyner -
piano 
Bob Cranshaw -
bass 
Elvin Jones -
drums 

November 30, 1964
#84189 (C) Blue Note

Più che una recensione, vorrei fare di questo breve commento la mia dedica personale ad un grande musicista scomparso, parlando di uno dei suoi dischi da me preferiti. 
Di Henderson si possono dire tante parole di elogio circa la sua arte di grandissimo sassofonista, uno dei maggiori del jazz moderno e, ancora oggi uno dei punti di riferimento assoluti del sassofonismo contemporaneo. 

Henderson è stato per anni molto sottovalutato rispetto ai suoi reali meriti, sostanzialmente perché ebbe la sfortuna di capitare in un periodo ricchissimo di proposte e di grandi musicisti (i primi anni '60) in cui brillavano le stelle di un John Coltrane o di un Miles Davis, o di un Charles Mingus, solo per fare degli esempi. Per fare un paragone ciclistico un po' scherzoso, ma anche significativo, Henderson ha avuto un po' l'ingrato ruolo che ebbe Gimondi nell'epoca di Merckx, avendo la malasorte di vedersi trascurate vere e proprie gemme artistiche come il presente
Inner Urge, solo perché in quel prolifico 1964 erano state pubblicate tantissime opere d'arte, come ad esempio A love supreme di Coltrane, My Funny Valentine di Davis, Mingus at Monterey, o The Great Concert of Charles Mingus, Now's the time e The standards Sonny Rollins

In realtà oggi possiamo tranquillamente affermare che opere come queste, ed altre ancora del periodo, non hanno nulla da invidiare per portata storica e spessore artistico a quelle già citate. L'indicazione di A love supreme non è casuale, in quanto Henderson in questo disco registrato nello stesso anno, invece di appiattirsi inevitabilmente sulle idee coltraniane al culmine evolutivo e, pur proponendo anch'egli un "jazz modale", riesce in quell'ambito formale e stilistico, ossia nella formula del Quartetto così come concepita da Coltrane, a dare il suo notevole e personale contributo artistico. Non a caso la sezione ritmica scelta e voluta per la registrazione è costituita per due terzi proprio da due componenti di quella mitica formazione (McCoy Tyner e Elvin Jones). 

La caratteristica peculiare dell'Henderson solista che voglio mettere maggiormente in luce, rispetto ad altre, è quella di saper affrontare l'improvvisazione in quei termini ritmici e di giusta scelta degli accenti, propri dei grandissimi del jazz come, ad esempio, Louis Armstrong, Sonny Rollins e (talvolta) Keith Jarrett

Questa cosa si può notare in particolare in brani come "
Isotope", un bellissimo blues di moderna concezione, o nel classico "Night and day", ma anche un po' in tutti gli altri brani. I titoli sono uno più bello dell'altro e non c'è che l'imbarazzo della scelta. Colpisce anche il sobrio approccio latino-spagnolo di "El Barrio", che richiama l'Olé di coltraniana memoria, anche qui in modo però sempre personale. 

Infine merita una menzione la bellissima interpretazione della ballata del talentuoso compositore Duke Pearson, dal titolo "
You know I care". 

Addio caro vecchio Joe, sarai sempre nei nostri cuori e soprattutto nelle nostre orecchie... 

Riccardo Facchi

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Data pubblicazione: 04/07/2001





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