Con l'album " From Bilbao to Bombay",
Edoardo Bignozzi ci propone, con una serie di piccole eccezioni, un album di
"solo-guitar" per il quale è difficile trovare analogie almeno all'interno del
panorama musicale italiano.
L'album si presenta come una sorta di viaggio immaginario che abbraccia l'intero pianeta e che il musicista ha voluto iniziare da Bilbao e finire a Bombay. Pur preservando un suo autentico stile,
Bignozzi spazia tra atmosfere molto diverse tra loro che fanno pensare a quest'album come ad uno di quelli prodotti nel filone più recente della "world music". Ma è solo un'impressione in quanto tutto l'album è stilisticamente omogeneo e non cede a facili e, tuttavia, forzate contaminazioni sonore dove, ad esempio, un bongo suona insieme con un'arpa celtica.
L'album è tutto incentrato sulle sonorità elementari (ma si fa per dire) di una chitarra classica. Esordisce con " Dumbarton park" dove lo strumento
solista esegue uno schema melodico molto piacevole che viene ripetuto
dall'inizio alla fine e su cui, nella parte centrale, viene realizzato un assolo
con una chitarra molto morbida il cui suono è realizzato con una serie di
effetti.
La seconda traccia (" Alessandra") ha un sapore più malinconico a metà tra
tradizione spagnola e napoletana. Ricorda, a tratti, una di quelle magnifiche
ballate tipiche delle esibizioni dal vivo del migliore Pino Daniele. Gli arpeggi
si susseguono delicati e si sovrappongono tra di loro cullandoci dolcemente.
Nella terza traccia, " Penarrubia", esordiscono le percussioni affidate ai musicisti
che accompagnano Bignozzi nella realizzazione di quest'opera. Il tono è di nuovo
allegro ed il tempo abbastanza sostenuto. Bignozzi esegue ciclicamente il tema
principale a cui applica delle variazioni.
" Beyond the door" è la quarta traccia.
Bignozzi si diverte pizzicando gli armonici e producendo dei suoni strani con sintetizzatori e chitarre con effetti. Con "Valse de la Mort"
Bignozzi ci propone un melanconico 3/4 solamente arpeggiato con la sua bellissima chitarra classica. La traccia successiva, "Teenage", è nuovamente basata su uno schema melodico ciclico cui
Bignozzi applica di volta in volta delle
varianti.
Con " Tenderly" e "But Beautiful"
Bignozzi si esibisce in due standard
magnificamente rivisitati per essere adattati alla chitarra classica. Il suo
tocco e leggero e piacevole e non fa assolutamente rimpiangere le corrispondenti
versioni eseguite al pianoforte.
" Sandor" è una traccia in cui la struttura
ritmica è molto incalzante grazie anche alle percussioni che qui ricompaiono.
Gli arpeggi di Bignozzi sono veloci e precisi. La chitarra ha un suono pulito e
cristallino grazie anche all'insistere sulla parte alta della tastiera.
" Theme from Star Trek" ci
lascia un po' perplessi. Sembra quasi uno scherzo del musicista.
Ed ecco sopraggiungere la title-track. L'esordio è affidato ad una sonorità spagnoleggiante sui cui si inseriscono via via delle percussioni. Mentre i secondi trascorrono sul nostro lettore cd, Bignozzi improvvisa sulla tastiera della chitarra evocando in noi immagini di polverose corride.
" Notturno" propone una bellissima
ballata eseguita in un tono minore per accentuare l'atmosfera melanconica e, per
l'appunto, notturna.
" Afraid to Dance" è un brano scritto da un chitarrista canadese:
Don Ross. L'esecuzione di Bignozzi è esemplare. In pratica si tratta di un blues molto complesso in cui vengono messe in evidenza le doti tecniche di
Bignozzi. Su una base melodica si inseriscono
continui assoli eseguiti utilizzando molto gli armonici della chitarra.
L'ultima traccia è " And so on" che conclude degnamente l'album. Si tratta, anche in
questo caso, di una dolce e melanconica canzone eseguita egregiamente.
Tutto l'album è caratterizzato da un'esecuzione che mette in evidenza l'elevatissima esperienza tecnica del musicista: trattandosi di un album solo di chitarra, era legittimo aspettarsi piccole imperfezioni tecniche nell'esecuzione prima tra tutte quel fastidioso sfregamento delle corde da parte delle dita che si muovono su di esse. Tutto ciò non c'è nell'album di
Bignozzi e per quanto mi sia sforzato di captare queste imperfezioni sono riuscito a percepirle una ed una sola volta. Complimenti!
Alessandro Marongiu
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Data pubblicazione: 31/10/2003
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