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Heads Up 2009
Walter Beasley
Free Your Mind


1. Steady as She Goes
2. Love Calls
3. Oh Yeah
4. Message to Mark
5. Shirlitta
6. Free Your Mind
7. DukeZillia
8. Just Breathe
9. Barack's Groove
10. 10.She Can't Help It
11. Miss Minnie

Walter Beasley - sassofoni (1-9, 11), voce (2, 7)
Tony Watson Jr. - sassofoni (1, 3, 5, 6, 8)
Randall Bowland - chitarra elettrica (1, 3, 5, 6, 8)
James K. Lloyd - tastiere e programming (1, 3, 5, 6, 8)
Lynne Fiddmont - voce e background vocals (2)
Jeff Lockhart - chitarra (2)
Webster Roach - basso (2)
David Cole - drum programming (2)
Walter Barnes - basso (3)
Derek Cannon - tromba (4)
Craig Shaw - basso (4)
Phil Davis - tastiere (4, 7, 10, 11), drum programming (7, 10, 11)
John Roberts - batteria (4, 7, 10, 11), coro e percussioni (7)
Raymond Mckinley - basso (7)
Rafael Pereira - percussioni (7)
Mark Strowbridge - chitarra (9)
Sam Sims - basso (10)
Rick Watford - chitarra (11)
Sean Michael Ray - basso (11)



Il "professor" Walter Beasley (è docente del Berklee College of Music) giunge al suo quindicesimo disco (ivi compreso il live del 2003), terzo licenziato con la label Heads Up. Conferma la sua cifra stilistica che si attesta nell'emisfero smooth-jazz: un clima rilassato, sobrio – forse in eccesso – con una particolare attenzione alla cura dei suoni. Il sassofonista californiano si muove su registri similari, senza grandi variazioni di pitch, accennando dei clichè improvvisativi e, soprattutto, lasciando la scena ai suoi numerosi e variegati compagni di viaggio. I suoni artefatti del drum programming fanno scivolare le note verso un R&B che diventa più commerciale quando Beasley abbandona le ance per intonare la sua discreta voce (Love Calls). Il mid-tempo regna sovrano, anche in brani più fast, con intonazioni percussive latin (DukeZillia) o lontanamente africane (Barack's Groove, tributo al presidente Obama, dove il "groove" si perde strada facendo). L'unica traccia che ha un brand più jazz (per scelte ritmiche e per il buon solo di Derek Cannon alla tromba) è Message To Mark ma, anche in questo caso, il processo evolutivo del brano conduce la coclea verso echi fusion metheniani, stereotipati.

Un lavoro che scivola via con facilità, senza aggiungere né sottrarre nulla.

Alceste Ayroldi per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 11/10/2009

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