Un conte e un baronetto nell'imperfetto
mondo del Jazz
di Franco Bergoglio
Da qualche mese chi ama leggere di (e sul) jazz ha a disposizione una
nuova e gradita risorsa. La casa editrice
Excelsior 1881
di Milano, con proditoria noncuranza, sta sfornando titoli su titoli. Si è presentata
al pubblico calando sul tappeto un vero e proprio asso con il libro/evento:
L'arte imperfetta. Il jazz e la cultura contemporanea
di Ted Gioia, un critico maiuscolo che maneggia concetti filosofici, estetici
e sociologici per restituirci un quadro dove il jazz è finalmente e giustamente
incorniciato tra i momenti artistici del secolo.
L'artista che mira alla perfezione in tutto, in
nulla la raggiungerà, ammonisce un celebre aforisma del pittore romantico Delacroix
e sicuramente il jazz non ha mai mirato alla perfezione -almeno quella formale-
ed e' sempre stato romantico, come rileva peraltro Ted Gioia.
Più che il titolo di un libro l'arte imperfetta è una idea programmatica,
una chiave di lettura: uscito una ventina d'anni fa, va riconosciuto alle edizioni
Excelsior il coraggio di aver voluto tradurre quest'opera di valore assoluto per
la critica jazz.
Cos'è il jazz? Domanda semplice che potrebbe attrarre risposte facili
ma banali o all'opposto aprire una voragine. L'arte imperfetta. E quali sono i motivi
di questa imperfezione che sparge fascino ormai da anni? Ce li spiega Ted Gioia,
un critico innovativo che ha affrontato il jazz da una angolazione del tutto personale
e ha detto qualcosa di nuovo.
Suddiviso in sette brevi saggi, da Armstrong al mito del primitivismo,
dal neoclassicismo nel jazz alla forma canzone, Gioia costruisce la sua estetica
dell'imperfezione lontano dai luoghi comuni e con un occhio al mondo intorno all'arte,
alle innovazioni, alla riproducibilità tecnica.
Ma se il jazz vive di precarie e spesso geniali imperfezioni altrettanto
potremo dire dei suoi protagonisti e delle loro vite tra i quali spicca a buon diritto
l'autobiografia del pianista George Shearing. Il
tocco di Sir George, di recentissima pubblicazione, narra attraverso
la voce dello stesso protagonista, nato a Londra nel 1919, cieco dalla nascita,
le vicende del jazz prima inglese e poi americano del secondo dopoguerra. Autore
di Lullaby of Birdland, da subito uno dei brani che fanno la storia del jazz
e della dolcissima ballata September in the rain Shearing possedeva quella
caratteristica che nel jazz è fondamentale: una voce strumentale assolutamente propria,
inconfondibile. Spesso al servizio delle cantanti più prestigiose. Un racconto pacato
dove le difficoltà e i successi vengono rivissuti dalla voce narrante con stile
sobriamente british. Non per nulla la regina d'Inghilterra l'ha nominato
baronetto…
Da un nobile di titolo ad uno di cognome chiudiamo la rassegna sui libri
Excelsior con il delicatissimo taccuino di ricordi di Giorgio Conte. Fratello
di Paolo e suo sodale come musicista e compositore i due assieme hanno regalato
alla musica italiana alcune delle sue pagine più particolari e tra i testi più raffinati.
Sfogliar verze, come suggerisce il titolo del
libro, presenta una serie di racconti brevi e brevissimi che volano via leggeri
proprio come se le pagine che li compongono fossero delle tenere foglioline.
L'estate ligure degli anni Cinquanta e Sessanta, Asti e le sue sagre mangerecce
e i personaggi della provincia, qualche aneddoto di vita on the road tratto
dal bagaglio del musicista errante, qualche ricordo dei primi tentativi col jazz
con sullo sfondo i personaggi della bohème jazzistica italiana: tanto entusiasmo
e capacità così così. Ma partono e qualcuno è arrivato per davvero. Il jazz: una
musica che nella tavolozza di colori di Giorgio Conte non è mai mancata e
-come mostrano i suoi ultimi concerti immersi in atmosfere manouche- torna e prende
addirittura il sopravvento sulla forma canzone. Sono racconti volati via,
brevi assoli, fatti non di note ma di parole che una sull'altra incantano. Tutto
quanto: il jazz, Asti, la vita da bar, la golosità per il cibo, un bozzetto esilarante
del reuccio Claudio Villa, qualche cartolina amarcord festival-sanremese,
il pranzo domenicale della borghese famiglia Conte sembra trascolorare, teneramente
sminuzzato da questa ironia lieve, con una patina di prudenza, un commosso distacco,
un freno a mano tirato sulle parole forse dovuto alla ritrosa souplesse sabauda
o forse alla pura capacità di equilibrio della sua scrittura.
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Data pubblicazione: 01/11/2008
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