Jazzitalia - Evan Cristopher: Django à la Créole
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(lejazzetal, 2008)
Evan Cristopher
Django à la Créole


1. Douce Ambience (Django Reinhardt), 5:21
2. Farewell Blues (Schoebel/Mares/Rappolo), 4:08
3. Dinette (Django Reinhardt), 4:13
4. I Know That You Know (Youmans/Caldwell), 5:25
5. Manoir De Mes Rêves (Django Reinhardt), 5 :24
6. Low Cotton (Rex Stewart), 5:47
7. Nuages (Django Reinhardt), 3:59
8. Mélodie Au Crépuscule (Django Reinhardt), 4:55
9. Insensiblement (Paul Misraki), 5:37
10. Tears/Djangology (Django Reinhardt), 5:15

Evan Christopher - Clarinets
Dave Kelbie - Guitar
David Blenkhorn - Guitar
Sebastien Girardot - Double Bass
 





È
un piacere. Al di là di ogni considerazione critica, ascoltare Django à la créole di Evan Christopher è davvero un piacere. Certo, attingere al repertorio e allo stile di Django Reinhardt, il cui mito sembra non conoscere fasi di stanca, è già di per sé una garanzia; eppure, tra le numerose operazioni di questo genere, raramente si trova un omaggio in grado di restituire così intatta la freschezza e la comunicativa della musica del geniale chitarrista gitano, il creatore del gipsy jazz. Come spesso accade in questi casi, non è affatto la fedeltà all'originale il segreto del successo, anzi, intercettare l'anima profonda di un'artista corrisponde piuttosto a rinnovarne l'opera. È quanto ha fatto Evan Christopher, al giorno d'oggi il più apprezzato clarinettista della storica scuola di New Orleans, che per l'occasione si è circondato di quanto di meglio nel genere offre la scena internazionale: l'australiano Dave Blenkhorn e l'inglese Dave Kelbie alle chitarre e il francese Sébastien Girardot al contrabbasso.

È stata una tragica occasione, l'uragano Katrina che nel 2005 ha devastato New Orleans, costringendo Christopher a trasferirsi per un anno a Parigi, a consentirgli di approfondire la musica di Django. Christopher ha fatto pertanto il percorso inverso di Django, che, alla fine degli anni trenta, si è recato negli Stati Uniti a scoprire il blues alla scuola dell'orchestra di Duke Ellington, collaborando con il cornettista Rex Stewart. Ed è proprio a quest'esperienza di contaminazione tra gipsy jazz e blues, intrapresa dallo stesso Django, che Django à la créole direttamente – come testimoniano I know that you know e Low cotton – s'ispira. E nessuno come Christopher, che alla scuola del blues e del dixieland si è formato, poteva farsene miglior interprete. Ma Django à la créole non è soltanto questo; è un omaggio a tutta la musica "creola" in senso lato, quella musica nata dalla contaminazione di culture, di stili e generi diversi. E allora Dinette è un cha-cha, nel classico reinhardtiano Nuages risuonano echi caraibici e Melodie au crépescule è addirittura un samba. Mentre la versione sincopata di Douche ambience è così originale da sfuggire a ogni tentativo di classificazione, meglio lasciarsi semplicemente ammaliare dal suono sinuoso del clarinetto di Christopher.

Django à la créole sta destando un grande interesse da entrambe le sponde dell'Atlantico, sarebbe davvero un peccato che qui da noi passasse inosservato.

Dario Gentili per Jazzitalia

 





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Data pubblicazione: 15/11/2008

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