La tradizione flautistica del Latin jazz è probabilmente una delle
più solide e corpose della musica contemporanea. Il set degli ottoni è da sempre
il momento propulsivo del sound del Caribe, consolidato da una tenace
preparazione tecnica che, come nel caso di Carlos Jimenez, ha consentito
a molti di divenire solisti capaci tanto di scrivere quanto di arrangiare secondo
vari stili, offrendo intensi cromatismi e contaminazioni dense di pathos.
Tipica del fraseggio dello strumentista newyorkese
è l'evocazione di paesaggi sonori per certi versi appartenenti ad un repertorio
irripetibile, ad un patrimonio culturale classico reso attuale da un groove
nitido e ricco di impulsi vitali, fisicamente concentrato in interventi che
si pongono al di là delle mode, secondo un flusso ed un timbro del tutto personali,
credibili per il sotteso senso di rinnovamento di formule fin troppo ascoltate.
Il suo incedere sfumato da molte coloriture vibranti non sembra destinato
a restare nell'ombra, dal momento che si lega saldamente ad un'immaginazione poetica
ben distinta e di ampio respiro: è una scelta accurata e opportunamente sostenuta
da una ritmica di ottima scuola, operante nell'area della ricerca sonora indicata
dalle sue stesse variegate composizioni.
I morbidi intrecci melodici prodotti dal flauto di Jimenez sottendono
una capacità interpretativa fortemente avvolgente, immersa in atmosfere seducenti
di tradizione blue venate di smooth e funky ("Yours For
Sure", "Bluedo", "No te apures"), come nella miglior tradizione del Latin
jazz.
L'album offre del flautista un'immagine di musicista sensibile, raffinato,
mai eccessivo nella tecnica, amante di arrangiamenti lineari e ben equilibrati,
tessuti fra ritmicità poliedriche ed un estro improvvisativo tipicamente jazzistico,
in cui l'elemento sensibile non di rado diviene passionale, caldo, energico e, allo
stesso tempo, piacevolmente sensuale, lasciando talvolta intuire angolature notturne
e sentimentali ("Thoughts", Pensieri, il titolo…) che in modo tanto garbato quanto
evidente conducono Jimenez a mai dimenticare le proprie collaborazioni con
Dave Valentin e Hilton Ruiz.
Smussata ogni asprezza del dialogo, l'incedere sinuoso dell' impeto emotivo
riconduce alle suggestive sfumature di un linguaggio artistico vivo di forza interiore
e passioni suadenti, pacato e inquieto come il cielo del Caribe.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 1.682 volte
Data pubblicazione: 15/03/2009
|
|