Le recenti produzioni della
DDE recording, possono considerarsi di ottimo livello artistico come
Waterflight del Marco Piccioni Quartet e, facendo un salto di un paio di
mesi (Agosto '05), il primo album di Calixto
Oviedo nei panni di solista:
Calixto's Way. Considerato
dai più come il creatore del nuovo sound cubano oggi chiamato "Timba",
Calixto Oviedo è uno dei più importanti rappresentanti nel mondo batteristico
del Latin Jazz assieme ad Horacio "El Negro" Hernandez.
Calixto Oviedo, durante i suoi ventitreanni di militanza nel mondo professionistico
della musica, ha avuto la fortuna di lavorare con artisti di fama internazionale
come Luis Conte, Ray Barreto e Josè-Luis "changuito" Quintana. Il suo recente progetto,
intitolato "Calixto's Way", forse rappresenta al meglio la grandezza di questo
artista definito nelle nota di copertina da Peter Suwalski come l'Elvin Jones
di Cuba. Endorser della Meinl, Calixto produce in collaborazione con gli
amici Mena e Mike Generale questo viaggio nella musica cubana, ispirato
alla moglie Lily, presente in alcune tracce come voice e alla quale è dedicato
l'omonimo brano, un vero compendio di musica cubana con le percussioni eseguite
per gran parte dallo stesso Calixto, un pregevole accompagnamento al piano del nostro
Enrico Caruso, presente in tutte le tracce, e un'indimenticabile tromba suonata
da Mena…Sembra di essere trasportati per un attimo in una festa sudamericana.
La track list inizia però, come dice il titolo stesso, con un buon pezzo
in pieno stile latin funk. Qui, il Puchi come viene soprannominato
il polistrumentista Mena, esordisce fissando già lo schema compositivo e
di improvvisazione di qualità che accompagnerà tutto l'album essendo il principale
arrangiatore e autore dei pezzi. Tra gli altri collaboratori, molti dei suoi colleghi
di sempre tra cui va sicuramente segnalata la presenza del nostro conterraneo
Allifranchini (sax tenore e flauto), autore di
Gio & Fede, un pezzo dai
connotati tribali. nel quale il nostro si pone in evidenza. Il pezzo gira
intorno al suo strumento che colora del resto tutto il disco insieme al già citato
Enrico Caruso. Dulcis in fundo, un piccolo cammeo di Max Baruffaldi
(basso).
Vi è in tutto l'labum una grande coralità della band ma viene comunque offerta
la possibilità ai singoli di mettersi in luce proprio ad evidenziare la professionalità
in questo campo dei numerosi artisti che vi hanno partecipato. L'ultimo pezzo a
chiusura dell'album racchiude l'anima percussiva della band sotto un piacevole ostinato
del nostro pianista Caruso. Tutto ruota intorno alle ritmiche di Oviedo,
costruite con il buon lavoro del bassista Cespedes.
Il primo lavoro da solista di Oviedo si può definire sostanzialmente
ottimo e, oltre a confermare le già note abilità tecnico-musicali di questo personaggio,
si distingue per la complicità che si viene a creare con il resto della band.
Alex Gibelli per Jazzitalia