La chiave di lettura musicale del disco di Valerio Baggio è racchiusa
e ben spiegata nelle ricche note di copertina a firma del musicologo Luca Bragalini
e, in particolare, nella chiosa: "Tanto tempo fa il Fato decretò che per gli
inglesi, francesi, tedeschi, polacchi, ungheresi, russi e persino per i vietnamiti
il verbo "giocare" dovesse equivalere alla parola "suonare". Forse a Baggio è parso
un torto che a noi italiani (un tempo eccelsi negli "scherzi, nelle "bagatelle",
nei "capricci" e nei "divertimenti") non fosse toccata la stessa sorte".
Il pianista bergamasco gioca con le note e con il pianoforte. Gioca e
fa giocare i suoi sodali dalla spiccata personalità: Alberto Savoldelli al
contrabbasso e Herbert Bussini alla batteria. Il celiare è una sorta di specializzazione
per il Nostro, visto che dal 1999, complice
Bussini, realizza musiche destinate ai bambini che frequentano i centri ricreativi
lombardi. Tale "aria di festa" si respira anche in "Aperte Virgolette", dove
centri sonori apparentemente differenti si mescolano dando luogo ad impasti simpaticamente
consueti. Cremlino, prima traccia del disco, ha gli accenti latini dalle armonie
ondeggianti che schiudono a costrutti così variegati e ricchi di citazioni (Caravan,
tra tutte) da spiazzare. Accarezza il minimalismo classico contemporaneo, quello
più cantabile (Anelli). Strizza, con evidenza, l'occhio a Petrucciani (Bossettina)
ed alla quiete prevedibile di Jamal (Il volo). Gioca con le fughe su pavimenti
latini anche in Speedy Gonzales e con i passaggi armonici d'atmosfera nordeuropea
in Dal treno, con ogni probabilità il brano più riuscito per originalità
ed agilità esecutiva.
Un lavoro spensierato, senza addizioni o sottrazioni.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 14/03/2010
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