2006 autoprodotto - www.jro.it
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Joplin Ragtime Orchestra
Rag, Blues, Hot...
1. 12th Street Rag ( E. Bowman)
2. The Ragtime Dance (S.Joplin)
3. Alabamy Bound (B.DeSylva, B.Green, R.Hendersson)
4. Mood Indigo (D.Ellington, I.Mills, A.Bigard)
5. Dead Man Blues (J.R.Morton)
6. Black Bottom (R.Hendersson, B.DeSylva, L.Brown)
7. Embraceable You (G.Gershwin)
8. Dizzy Fingers (Z. Confrey)
9. Sunflowers Slow Drag ( S.Joplin, S.Hayden)
10. Mandy’s Ragtime Waltz (J.L.Zamecnik)
11. Love for Sale (C.Porter)
12. Limehouse Blues (C.Porter)
13. The Entertainer (S.Joplin)
Antonio Kozina - primo violino (# 4,8,13) Enrico Canalaz - secondo violino (# 4,8,13) Cristina Verità - viola (# 1,8,10,13) Ilaria Girardi- viola (+ 1,10) Elisa Frausin - violoncello (# 8,13) Tamara Tretjak - flauto, ottavino (# 4,7,8) Flavio Davanzo - tromba (+ 3,4,5,6,11,12) Roberto Santagati - tromba (+ 1,2,9,10,13) Erik Zerjal - trombone (# 7,8,9) Sergio Bernetti - trombone (+ 9) Marko Rupel - tuba (# 4,7,8,11) Daniele Furlan- clarinetto (# 7,8) Andrea Zullian - contrabbasso (# 7,8,13) Monica Maiorano - pianoforte (# 7) Livio Laurenti - percussioni ( leader # 7,8,12)
# = all tracks except + = these tracks only
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Livio Laurenti, ideatore del progetto di rilettura di evergreeens
di Joplin, Ellington, Morton, Porter, Gershwin, in ottima compagnia di bravi strumentisti
triestini – dei quali facilmente s'intuisce la formazione classica – ha evidentemente
deciso di ricordare al mondo dei jazzofili e di chiunque ascolti note, qualcosa
che troppo spesso s'ignora, si snobba quasi, si tralascia spesso con senso di sufficienza
o, peggio ancora, si reputa "inattuale", "sorpassato", out, scontato…Grazie
Maestro Laurenti per ricordarci che la Storia ha sempre un significato e
reca in sé ciò che si tende non di rado a dimenticare: le radici, le origini,
senza la consapevolezza delle quali si ha – come ognuno sa – scarso futuro.
Ebbene, nella creatività gentile e acuta della Joplin Ragtime Orchestra
tornano in tutta la loro luminosa storicità esattamente le origini di tanta
musica moderna, il ragtime, il genere che
prese vita dal valzer, dalla polka, dal banjo dei minstrels, dalle
marcette militari, pure e semplici nell'impianto armonico e ritmico (in particolare
il 2/4): mano sinistra a tenere la scansione sui bassi mentre le melodie intrigavano
temi popolari. Scott Joplin ne intese estendere ai limiti le possibilità
espressive; purtroppo il suo magnifico sogno di portar fuori il rag dai saloon
e dai bordelli per farne forma d'arte afro-americana s'infranse contro i limiti
culturali dell'epoca e non ebbe grande seguito, pur saccheggiato da tanti in maniera
astutamente "indifferente".
Le composizioni proposte dalla JRO (quanto di meglio si poteva
scegliere) appaiono animate da una spensierata piacevolezza, lineari e nitide dal
lato armonico, arrangiate in modo solo apparentemente esile, proprio secondo quanto
Joplin stesso indicò.
Tenuto conto di quanto il pianista texano influenzò geniali innovatori
del calibro di Jerry Roll Morton, Fats Waller o Willie "the Lion" Smith, non potremmo
mai parlare di anacronismo riguardo all'omaggio dei Nostri, tanto quanto non lo
fu negli anni '40 e '70 (un ricordo senz'altro caro al pubblico, La stangata,
film di grande successo il cui principale theme altro non è che il brano
che chiude – guarda caso – l'album, "The intertainer"),
posta la massima attenzione alla proposizione del genere in forma orchestrale e
non solo, rendendo assolutamente moderno quel sincopato dal quale, giunta
l'improvvisazione, nacque – come Laurenti ci ricorda nella scelta di queste
13 tracks – il jazz…
Il cd vuol essere la "testimonianza di un'epoca ormai tramontata eppure
ancora così viva e stimolante", afferma il Maestro nelle note di copertina.
E lo è senz'altro. E, poi, come non apprezzare la freschezza, la briosità, l'eccellente
lavoro di gruppo intrapreso dalla band? Nessuna prevenzione, al bando ogni
accademismo: il rag della JRO muove tutto il nostro affetto nella penombra
di quelle origini, comunica in modo irresistibile sense of humour
e, allo stesso tempo, commozione, vitalità, intelligenza esecutiva, nella consapevolezza
(sia permesso almeno il pensarlo) di quanto la musica chiamata "attuale" – rock
compreso – sia debitrice spesso insolvente e non di rado omertosa non solo ai
Joplin, agli Ellington, ai Morton, ai Porter cui i Nostri
fanno opportuno riferimento, ma anche ai tanti anonimi che, come sempre, hanno
fatto la storia, coloro che animarono dovunque le scene ed i pentagrammi dei
primi decenni del Novecento.
Significativa in tal senso la rilettura incontenibilmente in veste di
"gran ritorno" di "Love for Sale", l'indimenticabile
gioiello porteriano orchestrato in maniera tecnicamente impeccabile e, soprattutto,
interpretato secondo coloriture filologicamente autorevoli e – questo è il bello
– eseguito con una semplicità felicemente disarmante.
Varrebbe forse la pena discutere sull'opportunità della proposta? Non
cadrebbe forse a sproposito date e accertate le premesse?
Spazio ai ricordi e buona musica. A presto Maestro Laurenti.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 04/02/2007
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