Jazzitalia - Patrizio Ligabue- Simone Copellini: 0522-RE
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Patrizio Ligabue- Simone Copellini
0522-RE


1. Mattino
2. Didjeirido bop
3. Ritratto per Digge solo
4. Un digge nel buio
5. Luci notturne
6. Eanroamlics
7. Profumi di tardo autunno
8. Didjumpet
9. Attesa
10. Lapsus
11. Ninna nanna sospesa

Patrizio Ligabue - Didjeridoo, sopratoni vocali
Simone Copellini - tromba, sintetizzatori, basso, percussioni, programmazione, missaggio
Stefano Marmiroli - voce in 4 e 7
Francesco Savazza - piano e sint in 11, piano Rhodes in 8
Stefano Davolio - chitarra in 11




Un giorno un signore distinto e dal nome famoso va al festival dei buskers a Ferrara. Sente suonare un didjeridoo e decide che deve imparare a suonare questo strano tubo di eucalipto. Segue dei corsi (c' è anche una scuola a Torino). Da tempo è anche interessato alle tecniche dei sopratoni vocali e al canto tibetano, anche se nella vita fa tutto meno che il musicista.

Incontra un giovane compaesano che si è appena diplomato in tromba. Parlano, si entusiasmano, decidono di andare in studio. Nasce così questo disco, con uno strano titolo che riproduce il prefisso telefonico e la sigla automobilistica di Reggio Emilia. Perché i due sono di Novellara e di Correggio, luoghi forieri di follia creativa al centro della brumosa bassa reggiana. Area in cui sono nati personaggi come Antonio Ligabue (Anche Luciano a dire il vero..), Cesare Zavattini, Piervittorio Tondelli, Henghel Gualdi. Tutti talenti inquieti.

Al di là di queste curiosità 0522RE è un disco fresco e interessante. Nei momenti migliori, più lenti e meditativi, si respira un aria da disco ECM, che ben si adatta alle malinconie delle plaghe contigue al grande e stanco fiume. Musicalmente il dialogo fra tromba e Didjeridoo riporta alla mente le strane lande sonore disegnate da Colin Walcott, Don Cherry e Nana Vasconcelos nella trilogia di Codona. L' approccio lirico di Copellini alla tromba risente molto, fra l' altro, dell' influenza di Marcus Stockhausen con cui Simone ha studiato. In questi passaggi si avverte davvero "quella certa impenetrabilità del carattere emiliano, …quella bizzarria o lunaticità malinconica e assorta" che permea, secondo Tondelli, l'anima della gente di quelle terre

Altrove, quando il "digge" tace (Ninna nanna sospesa) o è relegato in secondo piano da un elettronica un po' invadente (Didjumpet) l'interesse cala e i risultati sono più convenzionali, anche se piacevoli.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 08/07/2007

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