Il jazz fece la sua apparizione nei primi anni del
Novecento, ma aveva
una preistoria già secolare: i suoi diretti antecedenti si possono infatti
rintracciare nel folklore musicale dei neri nel Sud degli Stati Uniti della
seconda metà del XIX secolo e i suoi presupposti nei primitivi canti che i
braccianti neri intonavano nelle piantagioni nei tempi lontani della schiavitù.
Tipici del periodo precedente la nascita del jazz sono i canti collettivi (work
songs) che aiutavano gli uomini di colore nelle fatiche quotidiane, scandendo il
ritmo dei loro lavori e che, spesso, erano caratterizzati dalla forma
responsoriale (alternanza di frasi solistiche e risposte corali) che influenzò
non poco la musica nera. I canti divennero via via più articolati e complessi,
trasformandosi in spirituals
e
jubilees
(di argomento religioso) e in
ballads
e
blues
(di carattere profano). Sarà proprio il blues, canto in cui è rispecchiata
la squallida esistenza del nero ai margini della società e nel quale si fusero
sempre più motivi melodici e ritmi di chiara origine africana, a svolgere un
ruolo rilevante nella nascita e nella crescita del jazz.
Il jazz comincia ad essere un movimento
artistico autonomo dal momento in cui, intorno al 1900, i blues vocali divennero
anche strumentali e furono inseriti nel repertorio delle fanfare di New Orleans
(città nella quale il jazz nasce e muove i primi passi) assieme a spirituals e
pezzi di ragtime. Determinante per la definizione del linguaggio del primo jazz
fu, tuttavia, l'adozione da parte dei neri degli strumenti musicali lasciati un
po' dovunque, nel Sud, dagli eserciti che avevano combattuto la Guerra di
Secessione: cornette, trombe, clarinetti, tromboni, bassi-tuba
e tamburi.
Grazie
ai bassi costi di questi strumenti si costituirono numerose fanfare (brass
bands) che divennero, nei primi anni del Novecento, uno dei più tipici elementi
di colore della città di New Orleans. Le più apprezzate erano la Excelsior
Band (di George Baquet,
clarinetto, New Orleans 1883 - 14 gennaio 1949), la Tuxedo Band
(di Oscar "Papa" Celestin, Napoleanville, 1 gennaio 1884
- 15 dicembre 1954), la Imperial
Orchestra (attiva dal 1901 al 1908)
(di Manuel Perez, cornetta, New Orleans 28 dicembre 1873 - 1946), la Superior
Band e le diverse Reliance Brass Bands
(1885 circa)
(di "Papa" Jack Laine, New Orleans, 21 settembre 1873 - 1
giugno 1966).
In queste bands e nelle orchestrine che suonavano nel
secondo decennio del Novecento nelle sale da ballo e nei cabarets di New Orleans
militavano i pionieri della musica jazz, tra i quali i cornettisti Charles
"Buddy" Bolden (cornetta, New Orleans, 6 settembre 1877 - 4
novembre 1931),
Freddie "King" Keppard (cornetta, New Orleans, 27 febbraio 1890 -
21 dicembre 1933), Joe "King" Oliver (cornetta, New Orleans, 11 maggio
1885, 10 aprile 1938), i clarinettisti Alphonse Picou (New Orleans, 18
ottobre 1880 - 4 febbraio 1961) e Sidney
Bechet (New Orleans, 14 aprile 1897 - 14 aprile 1959), il pianista Ferdinand
"Jelly Roll" Morton (nato Ferdinand Lamothe, New Orleans,
20 ottobre 1890 - 10 luglio 1941), il trombonista Edward "Kid" Ory
(La Place, 25 dicembre 1886 - 23 gennaio 1973), il batterista "Papa"
Jack Laine
(New Orleans, 21 settembre 1873 - 1
giugno 1966).
Buddy Bolden's Blues
(Titolo
probabile) (via RedHot Jazz)
Lo strumento
prediletto a livello melodico fu il clarinetto i cui esecutori svilupparono
rapidamente una tecnica esecutiva di alto livello solistico.
I componenti delle brass bands e delle
orchestrine dell'epoca suonavano quasi tutti ad orecchio e spesso, quando si
stancavano di eseguire le loro parti sempre allo stesso modo, le variavano più o
meno radicalmente, improvvisando secondo l'estro del momento sulle armonie del
tema prescelto: si sviluppò così l'improvvisazione che rimarrà una prerogativa essenziale del jazz e che contribuirà allo
sviluppo della tecnica strumentale.
Fino al
1917 il jazz rimase
praticamente confinato a New Orleans, nonostante qualche musicista come Jelly
Roll Morton si fosse già spinto prima della guerra in California, a Chicago, a
New York e in altre città. I campioni di jazz si erano moltiplicati e, accanto
ai pionieri, si affermò una seconda generazione di musicisti tra i quali la
parte del protagonista principale sarebbe toccata, per oltre vent'anni, a Louis
"Satchmo" Armstrong (New Orleans, 1 agosto 1901 - 6 luglio 1971)
che, dopo aver imparato a suonare la cornetta in un riformatorio, fu
subito conteso dalle migliori orchestre della città fino a diventare uno dei
solisti di tromba più innovativi di tutta la storia del jazz. A New Orleans,
però, la situazione per i musicisti divenne improvvisamente più difficile: le
innumerevoli risse, il crescente numero di delitti spinsero la Segreteria della
Marina degli Stati Uniti a ordinare, nel novembre del 1917, la chiusura
immediata e lo sgombero di tutte le case di piacere e di gran parte dei locali
pubblici. I musicisti che come Oliver e Sidney Bechet erano già partiti alla
volta delle grandi metropoli del Nord fecero sapere ai colleghi che a Chicago la
loro musica piaceva a molti e così la maggior parte dei musicisti di New
Orleans, con il lavoro che scarseggiava, lasciò nel giro di qualche anno la
città per trasferirsi nel Nord.
N
el
1922 King Oliver, che stava ottenendo uno
strepitoso successo con la sua Creole Jazz Band, chiamò a Chicago Louis
Armstrong con il quale, l'anno
successivo, incise i primi dischi. Si può dire che allora sia cominciato il
secondo periodo della storia del jazz, quello di
Chicago, città dove i numerosi gangster presenti sul
territorio contribuirono al proliferare dei locali notturni. A giudizio di molti
fu questa l'epoca d'oro della nuova musica americana.
Nella città dell'Illinois, infatti, si ritrovarono
nei primi anni Venti tutti i migliori musicisti di jazz venuti dal Sud e si
cominciarono ad incidere quei dischi che sarebbero diventati classici esempi
dello «stile New Orleans». Tra questi si segnalano i dischi delle varie
formazioni di Oliver, quelli dei New Orleans Rhythm Kings, le incisioni dei
gruppi riuniti in studio d'incisione da Jelly Roll Morton sotto il nome di Red
Hot Peppers e, soprattutto, quelli degli
Hot Five e
Hot Seven di Louis
Armstrong. Intanto, grazie all'opportunità di ascoltare i solisti di colore che
dominavano nei locali notturni del South Side di Chicago negli anni del
proibizionismo, un gruppo abbastanza numeroso di bianchi aveva cominciato ad
avvicinarsi a quella musica. Tra i musicisti bianchi residenti a Chicago si
affermò in particolare il clarinettista Benny Goodman
(clarinetto, nato Benjamin David, Chicago, 30 maggio 1909 - 20 giugno 1986). Sempre a Chicago si
distinsero i pianisti di boogie-woogie ed il trombettista Leon "Bix" Beiderbecke
(Davenport, 10 marzo 1903 - 6 agosto 1931).
Oltre a Chicago, che rimane la città
più importante del jazz negli anni Venti, New York divenne contemporaneamente un
centro di grande importanza per la nuova musica afro-americana grazie
all'attività pionieristica del nero James
Reese "Jim" Europe (Mobile, Alabama, 22 febbraio 1881) che diresse grandi orchestre di
ragtime e lanciò il fox-trot. Qualche anno più tardi nella comunità nera
newyorkese, si affermarono alcuni pianisti tra i quali James Price Johnson (New
Brunswick, New Jersey,
1 febbraio 1894 - 17 novembre 1955),
Willie "The Lion" Smith (Goshen, New York, 25 novembre 1897 -
18 aprile 1973) e il giovane Thomas "Fatz" Waller (New York,
21 maggio 1904 - 15 dicembre 1943) che si distinsero come esponenti di un particolare stile,
lo stride piano, in cui si
conciliarono il ragtime venuto dal Missouri e il blues, caratterizzato dal
poderoso, martellante accompagnamento della mano sinistra impegnata a suonare
alternativamente i bassi, note di solito isolate, e gli accordi.
A New York, tra
l'altro, nasce il jazz orchestrale per merito anzitutto di James Fletcher Henderson
(Cuthbert, Georgia, 18 dicembre 1897 - 28 dicembre 1952) e
del suo primo arrangiatore, Donald "Don" Redman (Piedmont,
West Virginia, 29 luglio 1900 - 30 novembre 1964), i quali nel 1924
cominciarono a mettere
a punto un primo modello di orchestrazione-esecuzione jazzistica per grande
formazione. Gli elementi dell'orchestra non erano più di dieci nelle prime
compagini di Henderson, ma andarono gradualmente aumentando sino a comprendere 5
trombe, 5 tromboni, 5 sassofoni e ritmica, realizzando la classica
big-band.
Nelle orchestre di Fletcher Henderson, con cui nel 1925
militò anche Louis
Armstrong, mossero i primi passi molti musicisti che ebbero in futuro un ruolo
importante nella definizione del linguaggio del jazz come il trombettista,
clarinettista, alto sassofonista, pianista Bennett Lester "Benny"
Carter (New York, 8 agosto 1907), strumentista versatile e ottimo compositore e Coleman Hawkins
(Sait Joseph, Missouri, 21 novembre 1904 - New York, 19 maggio 1969), uno dei
primi suonatori di sax tenore, strumento del quale esplorò a fondo risorse e
possibilità tecniche. Tutte le compagini orchestrali che nacquero in quel
periodo furono in qualche modo debitrici di Henderson, ma il musicista che più
degli altri sviluppò le possibilità espressive della big band fu Duke Ellington
(Washington, 19 aprile 1899, New York, 24 maggio 1974) che colse i primi successi, dal 1927 in poi, al
Cotton Club, il più elegante
cabaret di Harlem frequentato dalla buona
società bianca.
Ellington, pianista, direttore e compositore dallo
straordinario talento, arricchì il repertorio jazzistico di temi di grande
bellezza, nonché di parecchie composizioni di largo respiro in forma soprattutto
di suites, conferendo alla sua formazione nei
cinquant'anni di ininterrotta attività, uno stile inconfondibile e sempre alla
ricerca di innovazioni. Con Ellington il jazz assunse un carattere più
spettacolare di quello che negli stessi anni si poteva ascoltare a
Chicago.
Quella che può essere considerata
l'epoca eroica del jazz si concluse bruscamente, alla fine del 1929, con la
grande crisi economica che ridusse in miseria anzitutto la popolazione nera (e
quindi gran parte del pubblico del jazz) e che fece sentire subito i suoi
effetti sul mondo dello spettacolo. Pochi mesi furono sufficienti a far perdere
il lavoro alla maggioranza dei musicisti e, durante gli anni Trenta, l'autentico
jazz si poteva ascoltare essenzialmente in qualche grande locale newyorkese
(come il Savoy, New York, Lenox Street, e il Roseland,
New York, 52nd Street) e nei cabaret grandi e piccoli del quartiere nero
di Kansas City, nel Missouri, città nelle quale la vita notturna era più
prosperosa che mai essendo protetta dalla amministrazione corrotta facente capo
a Tom Pendergast (1872 - 1945),
un affarista senza scrupoli. A Kansas City prese forma uno stile di jazz con
caratteristiche peculiari, influenzato dal blues ed esaltato da musicisti
quali William
"Count" Basie (Red Bank, New Jersey, 21 agosto 1904 - Hollywood,
26 aprile 1984) e il giovane tenorsassofonista
Lester
Young (Woodville, Mississippi, 27 agosto 1909 - New York, 15 marzo 1959), destinato a un futuro da protagonista.
Con la crisi del
1929 Chicago perse
praticamente ogni importanza nella storia del jazz: quasi tutti i musicisti che
avevano animato la vita notturna dovettero lasciare la città per cercare fortuna
altrove. Riuscirono a cavarsela meglio alcuni musicisti bianchi cui era più
agevole l'accesso agli studi di registrazione e radiofonici, tra i quali il
clarinettista Benny Goodman, il trombonista Tommy Dorsey (Shenandoah,
Pennsylvania, 19 novembre 1905 - Greenwich Connecticut, 26 novembre 1956) e suo fratello
Jimmy (Shenandoah,
Pennsylvania, 29 febbraio 1904 - 12 giugno 1957),
clarinettista e altosassofonista, il trombonista Alton Glenn Miller (Clarinda,
Iowa, 1 marzo 1904 - 15 dicembre 1944), tutti attivi a
New York nei primi anni Trenta.
Paradossalmente, mentre il jazz
attraversava negli Stati Uniti il suo momento di massima difficoltà, in Europa
qualcuno cominciò ad interessarsi a questa musica seriamente, pubblicando libri
sull'argomento e importando un sempre maggiore numero di dischi che fecero
conoscere al pubblico del Vecchio Continente i solisti e le grandi orchestre
d'oltreoceano. Da questo momento l'Europa comincerà ad accogliere e apprezzare
il jazz che troverà, negli anni successivi, credito ed esecutori in una nuova
terra.
Negli Stati Uniti bisogna attendere gli
anni successivi al 1935 per dare nuova vita al jazz, momento in cui una grande
orchestra costituita e diretta da Benny Goodman ottenne una strepitoso successo,
grazie anche agli arrangiamenti di Fletcher Henderson. Clarinettista di
eccezionali capacità tecniche, brillante caporchestra e profondo conoscitore dei
gusti del pubblico, Goodman divenne in breve un idolo per la gioventù americana
la quale non chiedeva altro che una musica eccitante e divertente per
dimenticare gli anni della crisi. Sull'esempio dell'orchestra di Goodman altre
compagini del genere si costituirono: era ormai cominciata l'era dello swing
e
del jazz commerciale. Parallelamente all'attività della sua orchestra Goodman
esaltò altri piccoli complessi come il trio, il quartetto, il sestetto, nei
quali figurarono solisti di classe quali il pianista Teddy Wilson (Austin,
Texas, 24 novembre 1912 - New Britain, Connecticut, 31 luglio 1986), il batterista
Gene Krupa (Chicago, Illinois, 15 gennaio 1909 - Yonkers, New York, 16
ottobre 1973), il vibrafonista Lionel Hampton (Louisville, Kentucky, 20
aprile 1909) e il chitarrista Charlie Christian (Bonham, Texas,
29 luglio 1916 - New York, 2 marzo 1942).
Oltre alle già citate orchestre di Ellington e Goodman si affermarono presto le
grandi formazioni di Tommy e di Jimmy Dorsey, di Jimmie Lunceford (sax alto, flauto,
Fulton, Missouri, 6 giugno 1902 - Seaside, Oregon 12 luglio 1947), di
Chick
Webb (batteria, Baltimora, Maryland, 10 febbraio 1902 - 16 giugno 1939) , di Artie Shaw
(Arthur Arshawsky, 1910) e quella di Count Basie arrivata al Nord da Kansas City nel
1936. In realtà durante l'era dello swing ci furono scritture e applausi un po'
per tutti: furono riscoperti i pianisti di boogie-woogie, furono apprezzati per
il loro giusto valore musicisti attivi da tempo come Fats Waller e Art Tatum
(Toledo, Ohio, 13 ottobre 1909 - Los Angeles, California, 5 novembre 1956) e
venne riesumato il jazz tradizionale di New Orleans e Chicago, ribattezzato dixieland
e proposto anche in versione
orchestrale. Fu il momento dei primi grandi successi anche per le cantanti di
colore Billie Holiday (Philadelphia, Pennsylvania 7 aprile 1915 - New
York, 17 luglio 1959) e Ella Fitzgerald (Newpoert News, Virginia 25
aprile 1917 - Los Angeles, California, 15 giugno 1996).
La grande popolarità del jazz in quel
periodo ebbe, però, anche qualche effetto negativo: per rendere facile l'ascolto
al grande pubblico, molti capiorchestra bianchi ricorsero a scritture di facile
effetto, standardizzarono gli arrangiamenti e le improvvisazioni dei solisti.
Questi effetti negativi si accentuarono durante gli anni della Seconda Guerra
Mondiale che videro il successo delle compagini di Harry James (Albany,
Georgia, 15 marzo 1916 - Las Vegas, Nevada, 5 luglio 1983), Lionel Hampton
e, soprattutto, di quella di Glenn Miller, che contribuì a tenere alto il morale
delle truppe esibendosi con la sua orchestra dell'Aeronautica sui vari fronti
del conflitto.
Eravamo ormai alle porte della grande
«rivoluzione» del Be-bop.
Inserisci un commento
©
2001 Jazzitalia.net - Antonio Fraioli - Red Hot Jazz - Tutti i diritti riservati
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 40.132 volte
Data pubblicazione: 15/09/2001
|
|