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Billy Preston (1946)
di Alberto Marsico
albertomarsico@libero.it

"Billy Preston?"
"Ma…quello del concerto sul tetto con i Beatles?"
"Il cantante della Motown degli anni '80?"

Il motivo per il quale voglio parlarvi di questo straordinario organista (nonché meraviglioso cantante) non è riferito alla sua produzione discografica pop, peraltro vasta e interessantissima, ma bensì al suo uso pirotecnico dell'Hammond. Ben pochi hanno saputo tirar fuori da questo strumento una così caleidoscopica varietà di suoni, variando  i drawbar settings continuamente, usando il Leslie con una maestria irraggiungibile e creando sempre nuove alchimie sonore.

Come si sa, le possibili combinazioni sonore generabili combinando i nove drawbars ammontano a svariati milioni, ma la maggioranza degli organisti si limita ad usarne una ventina, quelle più popolari.

C'è un altro modo di usare i drawbars, che è quello di cambiarne continuamente le combinazioni durante l'esecuzione del pezzo. Ovviamente questo richiede una mano libera, perché se l'organista ad esempio esegue le linee di basso con la mano sinistra e suona accordi o parti solistiche con la mano destra non può mettere mano ai drawbars con molta facilità durante l'esecuzione.

Questa tecnica di continuo cambiamento timbrico quindi è tipica degli organisti che eseguono le linee di basso con la pedaliera e che avendo una mano libera possono cambiare continuamente suono.

Ciò deriva dall'uso ecclesiastico dell'organo: nella musica liturgica (parlo di J. S. Bach, ad esempio), gli organisti eseguono linee di basso con i piedi, usanza  che si è ovviamente spostata anche sull'Hammond, essendo questo strumento nato per sostituire gli organi a canne nelle chiese moderne che non ne possedevano uno. Gli Hammond furono quindi introdotti anche nelle chiese battiste, dove gli organisti adattarono la tecnica "classica" (quindi usando la pedaliera) alla musica della tradizione nera, il gospel.

Da qui la lunghissima schiera di eccellenti e molto spesso non conosciuti organisti gospel (di cui Billy Preston agli inizi fu un esponente) che utilizzavano la pedaliera per eseguire linee di basso e che avendo le due mani a disposizione erano in grado di cambiare a piacimento la timbrica dell'Hammond, seguendo l'ispirazione del momento.

Billy Preston fu un "enfant prodige": all'età di dieci anni è già sul palco con Mahalia Jackson. Nel 1956 fa il suo esordio cinematografico nel film "St. Louis Blues", dove interpreta la parte di W.C.Handy bambino.

La foto a fianco lo ritrae nel 1957 durante l'incisione del suo primo disco di gospel songs e spirituals, dove suonava con vigore e classe cristallina Hammond e pianoforte.

Nel 1963 incide con Sam Cooke numerosi album di ballads e standards in compagnia di grandi musicisti, come Barney Kessel.

Nel 1969 avviene il suo lancio nella musica pop, con la collaborazione con i Beatles nell'album "Let it Be", dove riesce anche a ritagliarsi qualche breve spazio solistico ("Get Back" e "Don't Let Me Down") e con la collaborazione con molti musicisti dell'area Soul e Rhythm & Blues come Ray Charles, King Curtis, Donny Hathaway e Bernard "Pretty" Purdie.

La sua consacrazione nel gotha della musica pop avviene con numerosi "singles" di successo: "That's The Way God Planned It", "You Are so Beautiful" e "Going 'Round in Circles". 
Lavora anche con i Rolling Stones, Barbra Streisand, Aretha Franklin e Carole King.

Anche in queste incisioni Preston continua a deliziarci con il suo uso istrionico, a volte pacchiano, ma sempre "colourful" dell'organo Hammond.

I primi due MP3 sono tratti dalla sua prima incisione discografica effettuata nel 1957, quando Billy Preston aveva solo undici anni.

Billy Preston Fast
Billy Preston Slow

L'ultimo MP3 è un breve frammento tratto dalla canzone "I'm Really Gonna Miss You" (), del 1977, nel quale il Nostro ci dimostra che dopo tanti anni passati a suonare le più disparate tastiere e tastierine, non si era certo dimenticato di come si suonasse L'Hammond…

NOTAZIONI TECNICHE
C
oncentriamoci sui primi due MP3: sono due gospel songs delle quali ignoro il titolo, ma sono estremamente interessanti, perché nella prima si può notare l'estrema agilità e grinta dell'organista di Houston nell'affrontare un'esecuzione con il solo accompagnamento di batteria.

Notare come il Leslie sia attivato molto frequentemente passando dalla posizione di fermo a quella di fast. Velocissimo sui pedali, fornisce un poderoso sostegno a tutta l'esecuzione.

La seconda, che qualcuno forse un po' affrettatamente definirebbe "natalizia", mostra in tutto il suo splendore quel caleidoscopio timbrico di cui parlavo prima: Preston cambia continuamente "in corsa" i drawbar settings e ciò, unito ancora una volta ad un uso spregiudicato del Leslie, ci dà una dimensione della conoscenza profonda dello strumento che questo favoloso organista aveva (ad undici anni…!).

Insisto su questo punto perché vorrei far capire a chi mi sta leggendo che l'Hammond non è uno strumento che va suonato usando i soliti triti e ritriti "presets", ma bensì è uno strumento che offre infinite possibilità timbriche.

Basta solo impegnarsi e passare un po' di tempo a provare nuove soluzioni  spostando e rispostando i drawbars fino a trovare sonorità nuove. Non abbiate paura di fare questo…Scoprirete sicuramente nuovi orizzonti: suonare l'Hammond sempre usando i medesimi suoni significa usarlo alla stessa stregua di una qualsiasi tastiera, in cui trovate i soliti presets tristi e monotoni.

L'Hammond è molto di  più, e se ci passerete un po' di tempo concentrandovi sulla ricerca di nuovi timbri ne ricaverete grandissime soddisfazioni.

Ma per fare ciò non è necessario suonare i bassi sulla pedaliera per avere le mani libere come faceva il Nostro: il mio è semplicemente un invito a considerare il fatto che per rendere veramente vario il vostro sound dovete mettere mano ai drawbars e provare ad usare anche in concerto nuove combinazioni timbriche. Billy Preston è soltanto un pretesto, come spero capirete…

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Data pubblicazione: 13/09/2001





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