Gone
è l'unico brano originale di Gil Evans per questo disco anche se, in realtà,
si tratta di un divertimento che egli scrive sul tema di Gershwin. Pensiamo che
lo spirito ironico di Evans, avendolo portato a triplicare la velocità d'esecuzione rispetto all'omonimo tema della traccia successiva, gli abbia
fornito il pretesto per accorciare il titolo ad un terzo. La velocità
metronomica di Gone, infatti, è di
208 il quarto mentre del brano che
segue è 72; il titolo della sua composizione è Gone e la traccia successiva è
Gone,
Gone, Gone.
Esempio
1
-
Differenziazione metronomica tra le due tracce
Questo
lavoro sarà molto importante per la vita musicale di Evans, al punto da
diventarne il biglietto da visita; oltre ad averlo registrato più volte lo
eseguiva spesso anche nei suoi concerti. Nelle svariate registrazioni che ci è
capitato di ascoltare, non è mai capitato di sentirne una perfetta dal punto di
vista dell'insieme orchestrale: questa registrazione men che meno. Nella
rimasterizzazione edita dalla Sony è possibile ascoltare anche un altro take,
di gran lunga peggiore del precedente. In pratica,
Gone, è un brano da
apprezzare per i suoi contenuti musicali dimenticandosi il livello esecutivo.
Specialmente nella seconda esposizione tematica e nella ripresa dopo l'assolo
di Miles, potremmo definirla un' esecuzione da foto-finish: dove
clarinetto basso e sax baritono fanno a gara a chi arriva per ultimo. Certo è
una composizione assai difficile per l'epoca, soprattutto considerando i
problemi di cui abbiamo già parlato: troppo difficile per la pratica di lettura
sinfonica che avevano i jazzisti dell'epoca ma, altresì, troppo difficile da
eseguire con orchestrali professionisti che nulla avevano in comune con il
jazz.
In netto contrasto con i due
brani che lo precedono e lo seguono,
Gone, ha un dinamismo ed una
ritmicità molto sentite.
Scritto in tonalità di
Sol
minore, presenta una scrittura prettamente sinfonica, e le sonorità vengono
dosate principalmente utilizzando un numero diverso di esecutori secondo la
dinamica del momento. La stessa concezione formale della partitura ricorda la
scrittura classica della forma sonata.
La prima
parte (batt. 1- 34) () è in
forma tripartita.
Il tema gershwiniano viene
esposto tre volte: la prima su un mezzoforte da un corno, due trombe, tre
tromboni, sax baritono, clarinetto basso e contrabbasso e diviso in due frasi.
La prima dalla tonica alla dominante, la seconda rimane nel tono d'impianto.
Questa musica è un momento di gloria per la batteria di Philly Joe Jones.
Evans, infatti prevede molti interventi in assolo della batteria (per lo più si
tratta di obbligati scritti), uno alla fine di ogni frase con il tema
dell'opera. La seconda proposta del tema vede l'intervento di Miles nella
prima delle due frasi, supportato da un organico ancora più piccolo (i tre
corni, il clarinetto basso, il sax baritono e il contrabbasso), mentre la frase
di risposta vede quasi l'organico completo. La terza ripetizione tematica vede
un organico ancora diverso, simile alla parte iniziale ma senza i tromboni, e
Miles che interviene nella seconda delle due frasi. La parte A termina con un
raccordo che potremmo definire quasi un ponte di Philly Joe Jones.
La parte
B (battuta 35) () è senza dubbio più scorrevole, e toglie la compagine
orchestrale da un palese imbarazzo di lettura ritmica. Viene ben sostenuto dal quattro di
Chambers e di Jones, ed è
interessante la costruzione accordale del tappeto orchestrale che segue Miles
con lo stesso disegno in block chords, ma con dei veri e propri clusters che
all'ascolto risultano gradevoli per via dell'incrocio di parti tra corni e
tromboni. Le dissonanze vengono equamente distribuite tra le due sezioni,
utilizzate prevalentemente a tre parti con una sola dissonanza tra le voci
superiori, creando così un timbro molto suggestivo.
Questo effetto assai
particolare, seppur con organici differenti, sarà uno dei tanti bagagli che
Evans porterà con se fino alle sue ultime produzioni.
Al termine della parte B troviamo
la
ripresa dell'A (), questa volta presentato con una sola esposizione tematica
(la seconda) seguita da una ennesima frase cadenzante che riprende lo spunto tematico
(misure 60 - 64).
Prosegue il brano con un solo della batteria () inframezzato da un due accordi del
pieno orchestrale e coadiuvato nella parte finale dal La bemolle grave della
tuba.
L'
episodio centrale (), vede protagonisti solo Miles e la ritmica che egli aveva
voluto per queste sessioni di registrazione, anche se si tratta di un insolito
trio.
Vedendo analiticamente
Gone come una
composizione in forma sonata,
in questo punto (ottantaduesima battuta) ci troviamo allo sviluppo. Come
sappiamo, lo sviluppo può contenere ed elaborare elementi dell'esposizione, ma
può anche essere un episodio a se stante come in questo caso. Ci troviamo di
fronte ad una struttura Open basata su un unico accordo, dove Gil lascia a
Davis tutto lo spazio che desidera per esprimersi al meglio. Il tutto con una
sola sigla: Gm blues.
Arriviamo così alla ripresa,
molto più breve e con la sola parte A. Contrassegnata in partitura come da
capo al segno poi Coda, interrompe la prima parte dopo la seconda
presentazione del tema passando direttamente a quella che era la frase
cadenzante, dividendola questa volta in due parti facendo spazio ad una
successione accordale ritmicamente diversa dall'esposizione, e terminando dopo
l'ennesimo fill di Philly.
Un altro elemento tipico della
scrittura orchestrale, frequentemente presente nella produzione evansiana, è l'effetto sorpresa per l'ascoltatore.
Se osserviamo la costruzione
fraseologica, noteremo come ogni volta la ritmica venga modificata, in funzione
di un linguaggio molto articolato. Vediamo, a titolo di esempio, il periodo A
(batt. 1 – 35). La prima coppia di frasi ha la stessa struttura ritmica per
entrambe (1 – 10) , la seconda coppia (11 – 22) presenta quelle varianti che
creano l'effetto sorpresa: la prima frase viene contratta di mezza battuta e
la seconda prevede una piccola differenza rispetto al grupo fraseologico
precedente nell'orchestra, ma allunga di due misure il solo della batteria. La
terza coppia di frasi riprende la prima frase della prima coppia e la prima
frase della seconda.
Il concetto di costruzione di
Evans in questo brano, ci ricorda molto la ricerca di una tribalità che lo ha
sempre interessato. In Gone, più che ad un principio antifonale
di concezione afro-americana, sembra quasi di assistere ad una scena di
ritualità pagana.
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Data pubblicazione: 02/12/2001
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