Bess, You is my woman now è
la seconda traccia di questo capolavoro discografico. Evans e Davis
non seguono
il filo cronologico della trama dell'opera, piuttosto pensano ad un loro filo
conduttore. Nell'arrangiamento di questo brano, Gil esprime tutto il lirismo
delle intenzioni di Gershwin e, mantenendone l'impostazione sinfonica,
aggiunge con profonda maestria quei caratteri e quelle inflessioni jazz che lo
rendono una pagina assai struggente.
Evans raccoglie tutti gli elementi
della versione originale, mescolandoli, ma salvando molto dell'impianto
formale degli spunti tematici.
Il brano inizia con un'introduzione basata sullo stesso incipit tematico di quella gershwiniana. Il
carattere jazz è dato dalla ritmica: il double time feel della batteria
e il disegno ritmico del contrabbasso su pedale di dominante. A questo si
contrappone un voicing dei corni a parti strette con la dissonanza tra le voci
superiori. Il flauto raddoppia il disegno del sax alto e i due flauti contralti
quello del primo corno, con una dilatazione alla quinta battuta dove l' intera
orchestra esegue degli accordi con una sonorità forte ma allo stesso tempo
morbida, ritornando successivamente al limbo timbrico iniziale.
fig. 1
–
Prime 5 battute dell'introduzione
Ripropone il tutto alla decima
misura, questa volta presentando la fondamentale al basso e passando ad un 5/4
dove utilizza l'inciso tematico finale come raccordo modulante per andare al
tema vero e proprio dell'aria. Ancora una volta, questo breve solo del tuba
viene raddoppiato all' unisono dal contrabbasso.
Il tema, mutato ritmicamente,
viene sorretto da contrabbasso e batteria unitamente a brevi interventi
accordali dell'orchestra, con bellissimi effetti offerti dalle trombe in harmon
e dall'alternanza di suoni
chiusi e suoni aperti dei corni.
Semplicemente geniale e delizioso il senso di movimento che Gil dona alla
seconda frase di Porgy, dimezzandone i valori e fiorendo con stilemi tipicamente
jazz. Vediamone le due versioni a confronto.
fig. 2
– Il
tema originale e la versione di Evans a confronto
Il medesimo espediente, questa
volta nella parte dell'orchestra, Evans lo utilizza proponendo la seconda
volta il tema e creando un impasto assai vicino alla sezione di sassofoni in
unisono, destinando la stessa parte sia al sax alto che ai tre corni.
fig. 3
–
Disegno tematico dell'orchestra
Una frase dell'orchestra assai
ricca di pathos, ci conduce modulando al tema nella tonalità di Re maggiore,
espressa in modo similare all'equivalente che troviamo al numero 98 della
partitura di Gershwin.
Qui, il background, si
trasforma dapprima in sincopato e subito dopo in terzine; per poi mutuarsi in
un controcanto dei flauti in unisono col sax di Adderley nell'ultima
proposizione della frase.
Un episodio particolare, un
breve frammento di otto misure in 3/4, dove Evans propone il tema dell'introduzione dilatandone i valori; il ritorno nel tempo ordinario fa proporre
il tema dall'orchestra, come fosse un piccolo special in fa diesis ma
su pedale di dominante, intermezzandolo con la tromba di Miles che introduce la
parte tematica finale poi ripresa dai corni e, successivamente, da due
tromboni, tuba e contrabbasso, e ancora ripetuta da Davis nell' ultima sezione
del brano.
Quest'ultima parte è la coda
al movimento dove, dopo la corona, aggiunge tre battute date ai tromboni, che
più che un finale vero e proprio, sono un punto di raccordo per portarsi al
brano successivo. Come a voler ribadire ulteriormente un suo percorso ideale
che giustifichi la scelta di alcune song anzichè altre.
fig. 4
–
Coda del brano
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Data pubblicazione: 07/10/2001
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