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But Not For Me: un magnifico solo del grande Chet!
di Ambrogio De Palma
jazzistadannato@hotmail.com

Vorrei proporre in questa sezione, oltre al lavoro sul Porgy di Evans e Davis e ad altri progetti in cantiere, alcune trascrizioni di assoli di un musicista senza dubbio conosciuto e apprezzato da tutti, ma da pochi ricordato proprio per il suo modo singolare di esprimersi. Chissà, forse perché il suo percorso musicale era così diverso e così lontano da tutti gli altri (pur vantando collaborazioni con tutti i più famosi jazzisti), Chet Baker - il poeta maledetto del jazz - pare quasi caduto nel dimenticatoio popolare.

La caratteristica di Baker che da sempre mi attrae è il filo che lega indissolubilmente il canto al suo strumento. Improvvisazioni con la tromba che molto assomigliano a quelle della voce della grande Ella e interpretazioni e improvvisazioni vocali che paiono eseguite con la tromba.

Un breve ma significativo esempio di questa sua particolarità lo troviamo nel primo dei brani che ho trascritto per il sito. Si tratta di una composizione di George e Ira Gershwin: But Not For Me. Una registrazione del 1954, di quando tanto maledetto ancora non lo era. Chet suona in quartetto con Russ Freeman al piano, Carson Smith al contrabbasso e Bob Neel alla batteria.

But Not For Me è contenuto nel disco della Pacific Jazz
CHET BAKER SINGS, ristampato alcuni anni fa a cura del Blue Note Magazine. Un breve assolo, un unico chorus di una semplicità inaudita che ognuno di noi può tranquillamente scegliere di cantare o suonare a proprio piacimento. I fortunati possessori del disco del concerto che tenne a Bologna poco dopo le sue vicende giudiziarie in Toscana, ricorderanno che proprio in questo brano Chet improvvisa vocalmente un perfetto stile bop strumentale e, paradossalmente, subito dopo con la sua tromba canta il resto dell'improvvisazione.

Forse alcuni si chiederanno se un solo così semplice meriti di essere inserito in un disco, o addirittura di trovare un povero fesso che si prenda la briga di trascriverlo. Beh, a mio avviso la bellezza di queste note stanno proprio nella loro semplicità. La semplicità della quasi totale lontananza dal virtuosismo inteso come esecuzione di miriadi di note, la continua ricerca di melodie all'interno della melodia fanno di Chet Baker "il grande Chet".

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Data pubblicazione: 01/02/2003





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