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Il Marco Fiume Bluespassion
Memorial festival - 2004 -
Aspettando l'estate 2005 per esserci di nuovo, in tanti.
di Teresa Galletti Montera


"Associazione Musicale Marco Fiume" ONLUS
Via S. Nilo, 6 – 87067 ROSSANO (CS) – Tel 333.32.30.195

Quando guardiamo i nostri figli giocare al mare, d'estate, pensiamo al beneficio di vivere in questa terra, povera per tanti versi, ma ricchissima del necessario per crescere nel corpo, in armonia con l'ambiente. Il nutrimento culturale, per molti superfluo, è per altri, una delle mancanze più sentite, causa importante della povertà, qui in Calabria. Siamo entrati nel cuore dell'estate e il tempo non è più misurabile con i soliti parametri, tanto più se gli eventi hanno arricchito la nostra coscienza di consapevolezza nuova, offrendoci di rientrare nei ranghi, fra qualche settimana, diversi da come eravamo. Sono trascorsi giorni ormai dalla conclusione del memorial festival dedicato al musicista Marco Fiume, ma tante emozioni sono ancora lì, ancorate ad un ricordo che si colloca fuori dal tempo consueto.

Non ho conosciuto Marco, anche se abbiamo viaggiato nella stessa auto da Rossano a Bologna. Guidava Maria Giulia, la mamma, e la presenza di Marco si avvertiva solamente per il fruscio emesso dalle cuffiette del Walkman che tenne, per tutto il tempo nelle orecchie. Ricordo d'aver pensato quanto quel rumore, presumibilmente "assordante", avrebbe potuto danneggiare i suoi timpani e il suo cervello di adolescente…

Così non è stato…

In quel viaggio, dopo aver conversato un po' con Maria Giulia mi addormentai. Il ricordo è confuso. Fui a casa loro in un'altra occasione? A Bologna, dove viveva con la madre, non godeva certo dei grandi spazi di Rossano, il panorama ampio, il mare…ma dagli stimoli che in quella città ha trovato è uscito un tornado capace di travolgere e trascinare con sé una moltitudine di mondi…e riportarli qui nella sua terra per una nuova apertura, dentro un'altra dimensione.

La persona che incontro nelle foto della presentazione al festival è molto diversa da quell'adolescente chiuso nel suo mondo "assordante". Le foto mi rimandano ad un uomo espansivo… che non c'è più.

Non c'è bisogno d'essere degli esperti di blues, di jazz o di conoscere l'importanza delle persone che Marco ha portato a Rossano nei tre giorni del festival, per capirne la grandezza. E' bastato esserci, per essere trascinati in una totalità che non conosce il confine della vita e della morte.

La presenza di Marco era palpabile nell'unità del tutto, anche in quelle gocce di pioggia capaci di evocare, con il silenzio improvviso, un NO che ha attraversato l'oceano.

Seppi della morte di Marco al ritorno dalle vacanze pasquali e il mio primo pensiero andò al dolore della madre. Pensai che c'è un solo modo per dare forma al dolore, quando la vita interrotta ha avuto un senso non comune, continuarla.

Jeff Turmes (vocals, sax, guitar)Sono state tre serate di musica, quelle della seconda edizione del Festival "Marco Fiume Blues Passion", che hanno lasciato un vuoto incolmabile in molti di noi che eravamo lì. Le immagini si alternano e s'incrociano all'eco dei suoni nel ricordo, ora, di quelle serate. La retina, ancora impressionata, trasmette ai polpastrelli delle mie mani un'energia insolita, qui, davanti alla tastiera, rendendo sensibile l'atto dello scrivere. Vedo fissa davanti a me l'immagine in movimento di Janiva Magness (vocals)Jeff Turmes e sento lo struggimento del suono uscire dal suo umile sax, espandersi, mentre dai tasti dell'organo di Stevie Utstein l'energia si sprigiona magicamente, per essere parola. La figura in movimento di Janiva Magness, il suo magnetismo scenico, la qualità musicale della band che l'accompagna, contiene a stento lo sprigionarsi della "voce-strumento", che si perde e si dissolve…di fronte, sul mare di Lido S.Angelo, per onorare un uomo nella sua terra.

La retina impressionata va a cercare anche altrove un supporto capace di amplificare la visione oltre gli spazi tangibili e, come in una sequenza pop di Andy Warhol vedo, in bianco e nero, spoglia di particolari, un'icona che abita nell'anima. E' l'immagine silenziosa dei musicisti, osservati di profilo, seduti ordinatamente, dentro il pulmino che li allontana dal luogo dell'evento. Il pulmino è lì, ogni sera nello stesso posto e tutti sono pronti per essere portati da qualche parte, non importa dove.

Junior Watson (vocals, guitar)…poi, come non andare con gli occhi a cercare, nelle costruzioni iperrealiste di Edward Hopper, un'immagine capace di evocarne il ricordo, per sopperire alla mancanza di una "materializzazione" personale di quella visione così fortemente interiorizzata?

Chi ha ascoltato e visto Junior Waston, tutt'uno con la sua chitarra, con la band, con il pubblico, può forse immaginarlo chiuso nel piccolo spazio del sedile di un pulmino, come sarebbe uno scolaro modello che ha fatto della disciplina la sua casa? Jake La Botz.JPGE' presentato come: "…uno dei più grandi chitarristi blues dei nostri tempi, una vera leggenda del blues californiano" e basta sentire le prime note uscire dalla sua chitarra per non dubitare delle parole scritte.

Le sequenze seriali del quotidiano, non cancellano i segni di un evento unico, per noi, assetati di grande. I nomi sono tanti, tutti ugualmente generosi e unici: Umberto Porcaro & Roller Coaster, Marco Pandolfi & The Jacknives (per la seconda volta al memorial), Diego Geraci con gli Adel's, Jake la Botz, solo con la sua chitarra…ha presentato in anteprima il suo ultimo album "All Soul and No Money", incantando con la voce…poi la band che Marco aveva costituito e che s'è sciolta alla sua morte, Jeffrey Ross (suona la chitarra di Marco)i "LO-Fi'S", composta da Stevie Utstein all'organo, Donny Gruendler alla batteria, Jeff Turmes al sax…e al posto di Marco, Jeffrey P.Ross che ha suonato mirabilmente con la chitarra di Marco e che nell'ultima serata si è esibito alternandosi sul palco con Junior Waston, chitarra e voce…e…

Nei giorni dell'incredulità, quando ho sperato che Maria Giulia imboccasse la strada della memoria, non avevo molta fiducia Junior Watston & Jeff Turmesche potesse realizzarsi la trasformazione del dolore in partecipazione attiva, poiché non siamo abituati, ed io per prima, a concepire la morte come una molla che può produrre nuova vita, ma non è stato così. Non avevo nemmeno la percezione dello spessore musicale e della stima che Marco si era guadagnato lì, nella patria del blues, con le sue doti, la sua determinazione a non accontentarsi della mediocrità…il suo voler essere dentro. Quello che sta facendo la madre di Marco, ora, promuovendo il memorial festival, è immenso e sono felice di aver avuto torto nel mettere un freno alla mia fiducia, allora.

E' facile cadere nella retorica della madre coraggiosa che sublima il dolore nella dedizione al figlio che non c'è più. Conosco Maria Giulia e posso affermare con sicurezza che non è solamente questo per lei. Senza le sue personali conoscenze e l'amore per la musica non avrebbe potuto realizzare un evento tanto grandioso da lasciare nei visi di molti, alla fine di ogni esibizione, un'espressione di sconcerto. Siamo "orfani" di quell'evento unico, il memorial festival, che Marco Fiume ci ha regalato con la sua morte, facendoci un'iniezione di grandezza che amplifica i sensi.

Con una percezione della vita più ampia e una maggiore umiltà, aspettiamo l'estate del 2005 per esserci di nuovo, in tanti.












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Data pubblicazione: 02/10/2004

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