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Diagonal Jazz 2004
Catanzaro, 24 ottobre - 14 novembre 2004
di Andrea Caliò

Per il decimo anno consecutivo Catanzaro ospita il Diagonal Jazz, manifestazione musicale che nelle sue ultime edizioni ha cominciato a proporre alcune delle voci nuove e meno tradizionali del jazz, spingendosi spesso nella vera e propria esplorazione delle produzioni d'avanguardia. Dei quattro appuntamenti quest'anno in scaletta presentiamo qui il resoconto dei due concerti centrali della edizione 2004.

Due settimane dopo l'esibizione d'apertura della Dino Saluzzi Family, di fronte a pochi intimi (non più di 40 spettatori) il 7 novembre presso il complesso monumentale di San Giovanni di Catanzaro, Erik Friedlander è stato il protagonista della seconda serata in programma.

Il musicista statunitense, noto per il suo eclettismo, si è esibito per circa un'ora, proponendo una serie di brani per violoncello solo.

Malgrado la non entusiasmante affluenza di pubblico Erik Friedlander non si è risparmiato, sorprendendo il pubblico con una performance dalla forte impronta ritmica e sonora. Eccezionale la sua capacità di estrarre dal suo violoncello effetti sonori originalissimi senza alcun ausilio elettronico, e di applicare tecniche strumentali prese in prestito da chitarra e basso.

Il pubblico ha potuto apprezzare alcune delle sue composizioni, tratte dall'ultimo progetto come solista, Maldoror, fra cui citiamo I am filthy, Here comes the mad woman e O stern mathematics, tutti brani ispirati appunto dalla lettura di "Le Chants de Maldoror", fondamentale opera letteraria del Surrealismo francese.

Ma durante la serata il violoncellista di New York ha attinto da generi musicali fra i più diversi, eseguendo pezzi di John Zorn come dei Pink Floid, di Santana come di Jobim, senza dimenticare le riproposizioni di Come sunday, di Ellington e la dolphyana Serene.

Grande musicalità, illuminanti sprazzi free e un controllo magistrale dello strumento: Erik Friedlander ha dimostrato come la musica d'avanguardia possa essere in realtà estremamente accessibile e addirittura immediatamente bella.

Il 14 novembre è stata la volta di Michael Blake, sassofonista canadese ma da tempo residente a New York, culla del jazz mondiale, già noto ai più come membro dei Lounge Lizards di John Lurie. L'artista di Montreal, che con la tappa di Catanzaro ha concluso il suo tour in Italia, è stato accompagnato da tre giovani e talentuosi musicisti danesi (Kresten Osgood alla batteria, Soren Kjaergaard al pianoforte, Jonas Westergaard al contrabbasso), assieme ai quali ha inciso in questo stesso anno il cd Blake Tartare, che ha ricevuto grande consenso da parte della stampa specializzata.

Nel corso della serata, i presenti al San Giovanni hanno potuto ascoltare una musica meticcia, fantasiosa, ricca di colore e inventiva, nondimeno emozionante. Il quartetto si è lasciato trascinare dal suo sassofonista in interessanti esplorazioni melodiche e sonore e se da un lato alcuni momenti musicali della serata sono sembrati eccessivamente lunghi e hanno forse lievemente disorientato il pubblico, alla prima esperienza con una musica ricca di così tante sfaccettature, è comunque innegabile che Michael Blake e i suoi abbiano lasciato una felice impronta a Catanzaro, dimostrandosi anche persone affabili e disponibili al termine del concerto. In scaletta si sono alternati brani dalle atmosfere trasognate, magiche, a volte caratterizzati da un incedere volutamente incerto e timido, a momenti musicali dalla trascinante carica ritmica, schiettamente blues o fortemente intrisi di rock.

Del resto, molto convincente è apparsa la sezione ritmica: Osgood è un batterista bravissimo nel muoversi all'interno delle singole battute, capace all'occorrenza di "accarezzare" con le spazzole o mani nude piatti e tamburo, ma pronto a sprigionare tutta la sua energia in cavalcate di grande potenza o a sperimentare nuove possibilità timbriche, strofinando le bacchette sui piatti per ottenere suoni che sembrano frutto dell'elettronica; Westergaard al contrabbasso è sembrato affidabile e dotato di grande gusto musicale, molto bravo anche con l'archetto.

Perfettamente integrato col resto del gruppo anche il pianista Soren Kjaergaard, dotato di grande estro e creatività: si è mosso con disinvoltura su tutta la tastiera, sfiorandola, percotendola, regalando bei momenti melodici, o cimentandosi in assoli arditi ma non per questo meno apprezzati dal pubblico, incuriosito anche dalla sua capacità di estrarre nuovi suoni dal pianoforte, armeggiando con la mano sinistra, o con una bottiglia (!), sulle corde del suo strumento.

Ma il leader indiscusso del quartetto è risultato senza dubbio Michael Blake, che si è alternato al sax tenore e soprano, sempre dimostrando di possedere uno splendido suono dal caratteristico "soffio" e una prodigiosa tecnica (ancor più evidente al soprano, strumento notoriamente ostico). Blake parla nel sax, non disdegna i growl e varie altre tecniche con cui ha colorato, a volte con simpatia, le sue performance, risultando abilissimo nel tenere i suoi assolo per numerosissimi chorus senza perdere lucidità e sensibilità.

La rassegna 2004 si è poi chiusa il 21 novembre col progetto New Challenge, che ha visto il bravo contrabbassista italiano Gianluca Renzi al fianco dello statunitense Gene Jackson alla batteria e del venezuelano Ed Simon al pianoforte.

Alcune parole vanno infine spese sulla manifestazione nel suo complesso: anche quest'anno purtroppo il Diagonal Jazz si è dovuto scontrare con scarse affluenze di pubblico, malgrado la proposta estremamente interessante del cartellone 2004, e il timore è che questo possa essere il suo ultimo anno di programmazione. La speranza è invece che Catanzaro possa riospitare nel 2005 questa rassegna: gli appassionati di jazz e della musica in generale rimangono grati agli organizzatori di andare controcorrente in una realtà cittadina troppo spesso miope a qualsiasi iniziativa musicale di valore.












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Data pubblicazione: 02/01/2005

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