"An evening with Dave Brubeck"
giovedì 16 ottobre 2003 ore 21.00
Teatro Lyrick, Santa Maria degli Angeli
di
Carla Armogida
Dave Brubeck Quartet
Dave Brubeck, piano
Bobby Millitello,
sassofono alto/flauto
Michael Moore,
contrabbasso
Randy Jones,
batteria
50 anni di jazz sulle mani. Mani sottili, bianche, delicate. Mani che hanno vissuto un'epoca di cambiamenti, sperimentazioni e distorsioni, rimanendo comunque autentiche e fedeli a se stesse.
Dalla 5° fila del Lyrick di Assisi, dove il 16 Ottobre 2003 si è tenuto il concerto del
Dave Brubeck Quartet organizzato da Umbria Jazz, riesco a vederle benissimo quelle mani…che danzano leggere sui tasti bianchi del pianoforte. La formazione è la stessa che si esibirà il
29 Ottobre
al Santa Cecilia di Roma: Randy Jones alla batteria, Micheal Moore
al basso, Bobby Militello al sax alto e flauto, e, ovviamente, Brubeck
al piano.
La scena è elegante e scintillante grazie al riflesso delle luci sugli strumenti che sembrano brillare di gioia. Mister Brubeck è sorridente e misurato, saluta il pubblico e comincia a suonare
On the Sunny Side of The Street, resa popolare da Louis Armostrong; il jazz del quartetto è raffinato, immediato e imprevedibilmente prevedibile, figlio di un decennio di grande emancipazione musicale quale fu quello degli anni '50, in cui i musicisti esplorarono le diverse possibilità ritmiche offerte dal blues, dal ragtime e dalle improvvisazioni delle band di New Orleans.
La performance segue con
Love is Just Around The Corner
e Don't Forget Me: dolce, nostalgica e sottile nella sua palpabilità sonora. In effetti si respira un po' di malinconia negli sguardi e nei suoni del "quartetto di gentlemen", ma la cosa non crea disagio nello spettatore, anzi, lo rende parte della storia, di quella storia in cui nacque il bebop bianco, subito ribattezzato "cool jazz", consacrato dalle orchestre bianche di
Woody Herman e Stan Kenton e da solisti come Mulligan, Konitz
e il nostro Dave. Il pubblico è entusiasta, i ritmi si fanno più incalzanti; irrefrenabili i virtuosismi di
On a Slow Boat To China;
Militello calca la scena con sicurezza e simpatia osmotica, e si affianca senza pretese al ricordo di Paul Desmond nella versione della leggendaria
Tike Five, che colpisce inaspettatamente un pubblico in delirio. Gli occhi si chiudono, i piedi iniziano a tenere il tempo, la testa dondola e il ritmo che sale come un fiume in piena…Jones
è frenetico, straborda e prolunga all'infinito il gusto del passato: 6':33'' di pura fisicità sonora!
A 83 anni Brubeck continua a portare in giro il suo jazz con determinazione e tanta allegria che si percepisce nelle risate che scoppiano all'improvviso sul palco tra i musicisti e che finiscono con il coinvolgere anche la platea. Una platea variegata, fatta di estimatori e di principianti, adulti e giovani, tutti diversi e tutti uguali davanti a quel signore dagli occhi sottili, i grandi occhiali dalla montatura pesante e il sorriso sincero, che ha suonato con
Dizzy Gillespie, Stan Getz, Charlie Parker e Leonard Bernstein.
Divertente Show Me The Way To Go Home, da
ballare…così come ha detto un ragazzo greco venuto da Firenze per l'evento, che mi era seduto di fianco "Dobbiamo muoverci assolutamente!", e urlava, strepitava…ed anche io sinceramente mi sono lasciata andare ad un incoraggiamento da stadio.
Carlo Pagnotta, nel semibuio della sala, batteva le mani e sorrideva. Ecco, se dovessi riassumere la serata con un aggettivo userei sicuramente "Sorridente".
Alla fine dell'esibizione c'è stata una standing ovation incontenibile che li ha spinti a regalarci l'ultimo, grande, pezzo:
Take The "A" Train
di
Ellington.
Si è conclusa così questa deliziosa serata che, nostalgicamente, potrò comunque riassaggiare attraverso
Park Avenue South, il loro ultimo
live at Starbucks Series, che ripresenta lo stesso
repertorio e la stessa atmosfera dell'esibizione umbra.
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Data pubblicazione: 19/10/2003
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