Nella Recherche Marcel Proust scrisse:
«Odiate la cattiva musica, non disprezzatela. Siccome si canta e si suona molto più appassionatamente della buona, a poco a poco essa si è riempita del sogno e delle lacrime degli uomini. Per questo vi sia rispettabile. Il suo posto, nullo nella storia dell’arte, è immenso nella storia sentimentale della società».
Quante volte il jazz ha preso una melodia sentimentale di Broadway -magari volgare e grondante luoghi comuni- e l'ha trasformata in poesia?
O un pezzo di pop anni Ottanta di Cindy Lauper e l'ha trasformatop in una dolente rapsodia per sordina (Miles Davis)?.
Quanto il rock ha saputo esprimere con pochi amplificatissimi accordi l'essenza di un'epoca?
Quanto il free ha espresso la rabbia del ghetto e il funk la sua vitalità?
Domande retoriche che potrebbero moltiplicarsi coi generi (e gli esempi), mostrando il profondo incidere della musica nella società.
Il cattivo gusto di certa musica è inversamente proporzionale all'effetto che dispiega nel mondo. Ma anche il buon gusto estremo e la raffinatezza concettuale di certa musica d'avanguardia si fa ascoltare solo da chi la produce risultando inversamente proporzionale al pubblico...
I concetti di alta e bassa cultura novecenteschi vengono meno quando la fisicità di Hendrix subisce la tagliente ma voluttuosa razionalità dell'esecuzione per quartetto d'archi.
Se volete togliervi il gusto, ecco il Kronos Quartet in Purple Haze http://www.youtube.com/watch?v=UP7rjppeRA0
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