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Valaida Snow (1903-1956)
 
(trombettista, cantante, ballerina)
testo e disegni di Brunella Marinelli
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Valaida Snow nasce a Chattanooga nel Tennessee, il 2 giugno del 1905, anche se alcune fonti storiche riportano date controverse, 1903, 1907.

Con le sue sorelle Alvaida e Lavaida, cresce in un ambiente stimolante per la sua futura personalità artistica. Sua madre Etta, musicista di professione, le impartisce lezioni di musica tanto che Valaida imparerà presto a cavarsela con diversi strumenti: violoncello, basso, violino, banjo, fisarmonica, sassofono e tromba. Come molti artisti del tempo, l'eclettismo diventerà una caratteristica peculiare delle sue esibizioni. Impara a cantare, ballare e a suonare la tromba talmente bene, da meritarsi l'appellativo di "Lady Louis".

Secondo Valaida, suo padre era bianco, e questo potrebbe essere confermato dal fatto che lei stessa era un'afroamericana dalla pelle molto chiara. Sembra che sia stato lui, avendo qualche aggancio con lo show-business, ad avviare Valaida nel mondo dello spettacolo e della rivista. Le prime performances di Valaida risalgono, infatti, al periodo dell'adolescenza. Insieme alla sorella Alvaida, partecipa al vaudeville "Snow's Gold Dust Twins."

Nel 1922 è con la troupe di Will Mastin, anche qui uno spettacolo dal titolo "Holiday in Dixieland" e sempre nello stesso anno lavora nel famoso cabaret di Harlem di Barron Wilkins. L'anno successivo sarà nel cast di Mamie Smith. Nel 1924 è impegnata nello show "Chocolate Dandies" di Noble Sissle e Eubie Blake, che sarà in tournée sei mesi prima di debuttare a Broadway. Josephine Baker e Lena Horne sono nel coro. Sarà l'inizio di un periodo di lavoro intenso che le servirà come esperienza e che la porterà in Europea e in Oriente. Alternerà il canto, la tromba e il ballo, accompagnata dalla band.

Quando ritorna in America è il 1929. La Grande Depressione aveva portato molta disoccupazione e l'alternativa al sistema economico era talvolta, nelle grandi città, fornita dai night-clubs gestiti dai gangsters, che assumevano musicisti e ballerini nei loro locali. Se poi un'artista oltre che suonare sapeva anche ballare e cantare, era anche più conveniente, perché più prestazioni venivano pagate al prezzo di una. Chicago le offrirà l'occasione di lavorare al Sunset Café con Earl Hines con cui inciderà "Maybe I'm to Blame", poi la vedremo all'Apollo Theatre di Harlem.

Nel 1930 è di nuovo sul palco della black revue, accanto ad un'altra diva Ethel Waters. Si tratta di "Rapsody in Black" di Lew Leslie, ma nonostante il cast importante che includeva anche i famosi ballerini Berry Brothers, il lavoro non ottiene il successo sperato. Per Valaida sarà un duro colpo, perché verrà temporaneamente licenziata. Si fa risalire a questo periodo ed a questo episodio, un tentativo di suicidio, di cui le cronache dei black newspapers parlarono abbondantemente.

Gli anni Trenta saranno decisivi per la sua carriera. Lavora molto in Inghilterra, dove appare in una versione aggiornata dello show "Blackbirds". Nel 1936, accompagnata dai Six Singers, incide sue composizioni, diventate poi tra le sue più famose, "High Hat", "Trumpet and Rhythm", "I Want A Lot Of Love", "Take Care Of You For Me".

Di ritorno in America, farà qualche apparizione in films holliwoodiani intorno al 1938, ma è ancora l'Europa a richiamarla a sé, nonostante i venti di guerra. Arriva a Parigi nel 1939 e da lì si dirige in Nord Europa, in Danimarca.

Alla fine degli anni Trenta la guerra è imminente. La sua buon'amica Josephine Baker l'aveva avvertita di scappare prima possibile, ma per Valaida è troppo tardi.

Sarà in Europa che vivrà l'esperienza più dolorosa della sua vita. Ritornando in Danimarca dopo un tour in Svezia, viene presa prigioniera dalle forze naziste che occupavano il paese. E' internata in un campo di concentramento dove rimane, quasi due anni. L'accusa sembrava fosse detenzione di stupefacenti e furto. Con l'aiuto di amici influenti, grazie ad uno scambio di prigionieri, viene liberata e ritorna in America nel '42. Cercò di rimettere in ordine la sua vita, ma non fu più la stessa. Nei primi anni '50 registrò qualche pezzo (Tell me how long the train has been gone, When a woman loves a man, Porgy, The more I know about love).

La scrittrice afroamericana Candace Allen, che ha ricostruito in un romanzo la vita di Valaida, ammette di aver trovato poche notizie sulla vita dell'artista. Non si sa niente della sua infanzia. E' per questo che il libro non può essere considerato una biografia vera e propria, nonostante il lungo lavoro di ricerca che c'è sotto. E' la stessa Allen ad ammettere: "C'erano enormi vuoti nella storia della sua vita. Come storica o biografa non potevo inventare un'infanzia per Valaida o correggere le sue lettere dal carcere. Potevo farlo solo come scrittrice di romanzi".

Se Josephine Baker aveva scioccato l'Europa con la sua trasgressione e libertà, Valaida aveva fatto lo stesso in America. Vestiva in modo eccentrico, portava abiti colorati, lussuosi, viaggiava nella sua Mercedes Benz color orchidea, portando con sé la sua scimmietta, che vestiva allo tesso modo dello chauffeur.

Visse una vita intensa, ma come spesso accade ai grandi, non mancarono alti e bassi. Nei difficili anni trenta il nome di Valaida era spesso nelle cronache dei giornali che si occupavano della gente di colore.

E' sempre Candace Allen che dice nel suo romanzo: "Valaida viveva alla grande, facendo tendenza con carisma, energia ed uno stile inimitabile".

La sua vita sentimentale fu dolorosa. Aveva già un matrimonio alle spalle, quando incontrò il giovanissimo ballerino molto conosciuto ai suoi tempi Ananias Berry (dei Berry Brothers). Lei più che trentenne, lui non ancora ventenne, si sposarono. Saranno i genitori di lui ad accusarla pubblicamente, tanto da farle affrontare il tribunale sotto l'accusa di bigamia. Riuscirà ad evitare la prigione, ma sarà giudicata colpevole. Le cronache del tempo segnalano anche episodi d'abuso di alcohol e stupefacenti, ma scrivono di lei anche come la più glamorous star nera di quegli anni. In un articolo in Storyville, Derek Neville la ritrae come eccezionale donna d'affari ed una grande personalità artistica: "Aveva una voce meravigliosa ed era una grande trombettista; sembrava una ragazzina, ma il suono che faceva venir fuori dalla tromba era fantastico, aveva lo stesso stile di Armstrong".

Paradossalmente il suo eclettismo poté ostacolare l'affermarsi di un unico talento, se si considera cosa la pianista Mary Lou Williams disse di lei: "Prendeva quei Do alti, proprio come Louis Armstrong. Sarebbe stata una grande trombettista se avesse abbandonato il canto (e di conseguenza anche il ballo) e se si fosse concentrata sulla tromba".

Nell'ultimo periodo della sua vita, ritornata in America dopo l'esperienza tragica della prigionia, appare di nuovo in alcune riviste musicali, quelle stesse che segnarono il suo esordio. Si stabilisce a New York con il suo nuovo marito, il produttore Earle Edwards.

La sua ultima performance sarà al Palace Theatre di New York, dove il 30 maggio del 1956 morirà in seguito ad una emorragia cerebrale, nel camerino del teatro.

Orchids in Snow: The Life and Music of Valaida Snow.
The Independent on line 16th January 2004: Candice Allen, Dance to the music of fame.
Valaida Snow: Stranger than Fiction.
Valaida Snow- An article by Barry McCanna.
Women in Jazz..
Valaida Snow: The Real Queen of Jazz..

Valaida Snow at the height of her popularity, performing in Zürich, Switzerland in 1937, with the Derek Neville Band. Courtesy of Hans Spreng.













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Data pubblicazione: 12/03/2006

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