Valaida Snow nasce a Chattanooga nel Tennessee, il 2 giugno del
1905, anche se alcune fonti
storiche riportano date controverse, 1903, 1907.
Con
le sue sorelle Alvaida e Lavaida, cresce in un ambiente stimolante
per la sua futura personalità artistica. Sua madre Etta, musicista di professione,
le impartisce lezioni di musica tanto che Valaida imparerà presto a cavarsela con
diversi strumenti: violoncello, basso, violino, banjo, fisarmonica, sassofono e
tromba. Come molti artisti del tempo, l'eclettismo diventerà una caratteristica
peculiare delle sue esibizioni. Impara a cantare, ballare e a suonare la tromba
talmente bene, da meritarsi l'appellativo di "Lady Louis".
Secondo Valaida, suo padre era bianco, e questo potrebbe essere
confermato dal fatto che lei stessa era un'afroamericana dalla pelle molto chiara.
Sembra che sia stato lui, avendo qualche aggancio con lo show-business, ad avviare
Valaida nel mondo dello spettacolo e della rivista. Le prime performances di Valaida
risalgono, infatti, al periodo dell'adolescenza. Insieme alla sorella Alvaida, partecipa
al vaudeville "Snow's Gold Dust Twins."
Nel 1922 è
con la troupe di Will Mastin, anche qui uno spettacolo dal titolo "Holiday
in Dixieland" e sempre nello stesso anno lavora nel famoso cabaret di Harlem
di Barron Wilkins. L'anno successivo sarà nel cast di Mamie Smith.
Nel 1924 è impegnata
nello show "Chocolate Dandies" di Noble Sissle e Eubie Blake,
che sarà in tournée sei mesi prima di debuttare a Broadway. Josephine Baker
e Lena Horne sono nel coro. Sarà l'inizio di un periodo di lavoro intenso
che le servirà come esperienza e che la porterà in Europea e in Oriente. Alternerà
il canto, la tromba e il ballo, accompagnata dalla band.
Quando
ritorna in America è il 1929.
La Grande Depressione aveva portato molta disoccupazione e l'alternativa al sistema
economico era talvolta, nelle grandi città, fornita dai night-clubs gestiti dai
gangsters, che assumevano musicisti e ballerini nei loro locali. Se poi un'artista
oltre che suonare sapeva anche ballare e cantare, era anche più conveniente, perché
più prestazioni venivano pagate al prezzo di una. Chicago le offrirà l'occasione
di lavorare al Sunset Café con Earl Hines con cui inciderà "Maybe
I'm to Blame", poi la vedremo all'Apollo Theatre di Harlem.
Nel 1930 è
di nuovo sul palco della black revue, accanto ad un'altra diva Ethel Waters.
Si tratta di "Rapsody in Black" di Lew Leslie, ma nonostante il cast
importante che includeva anche i famosi ballerini Berry Brothers, il lavoro
non ottiene il successo sperato. Per Valaida sarà un duro colpo, perché verrà temporaneamente
licenziata. Si fa risalire a questo periodo ed a questo episodio, un tentativo di
suicidio, di cui le cronache dei black newspapers parlarono abbondantemente.
Gli anni Trenta saranno decisivi per la sua carriera. Lavora molto in
Inghilterra, dove appare in una versione aggiornata dello show "Blackbirds".
Nel 1936, accompagnata
dai Six Singers, incide sue composizioni, diventate poi tra le sue più famose,
"High Hat", "Trumpet
and Rhythm", "I Want
A Lot Of Love", "Take
Care Of You For Me".
Di ritorno in America, farà qualche apparizione in films holliwoodiani
intorno al 1938, ma
è ancora l'Europa a richiamarla a sé, nonostante i venti di guerra. Arriva a Parigi
nel 1939 e da lì si
dirige in Nord Europa, in Danimarca.
Alla fine degli anni Trenta la guerra è imminente. La sua buon'amica
Josephine Baker l'aveva avvertita di scappare prima possibile, ma per Valaida
è troppo tardi.
Sarà
in Europa che vivrà l'esperienza più dolorosa della sua vita. Ritornando in Danimarca
dopo un tour in Svezia, viene presa prigioniera dalle forze naziste che occupavano
il paese. E' internata in un campo di concentramento dove rimane, quasi due anni.
L'accusa sembrava fosse detenzione di stupefacenti e furto. Con l'aiuto di amici
influenti, grazie ad uno scambio di prigionieri, viene liberata e ritorna in America
nel '42. Cercò di rimettere
in ordine la sua vita, ma non fu più la stessa. Nei primi anni
'50 registrò qualche pezzo
(Tell me how long the train has
been gone, When a woman
loves a man, Porgy,
The more I know about love).
La scrittrice afroamericana Candace Allen, che ha ricostruito in
un romanzo la vita di Valaida, ammette di aver trovato poche notizie sulla
vita dell'artista. Non si sa niente della sua infanzia. E' per questo che il libro
non può essere considerato una biografia vera e propria, nonostante il lungo lavoro
di ricerca che c'è sotto. E' la stessa Allen ad ammettere: "C'erano enormi vuoti
nella storia della sua vita. Come storica o biografa non potevo inventare un'infanzia
per Valaida o correggere le sue lettere dal carcere. Potevo farlo solo come scrittrice
di romanzi".
Se Josephine Baker aveva scioccato l'Europa con la sua trasgressione
e libertà, Valaida aveva fatto lo stesso in America. Vestiva in modo eccentrico,
portava abiti colorati, lussuosi, viaggiava nella sua Mercedes Benz color orchidea,
portando con sé la sua scimmietta, che vestiva allo tesso modo dello chauffeur.
Visse una vita intensa, ma come spesso accade ai grandi, non mancarono
alti e bassi. Nei difficili anni trenta il nome di Valaida era spesso nelle cronache
dei giornali che si occupavano della gente di colore.
E' sempre Candace Allen che dice nel suo romanzo: "Valaida viveva
alla grande, facendo tendenza con carisma, energia ed uno stile inimitabile".
La
sua vita sentimentale fu dolorosa. Aveva già un matrimonio alle spalle, quando incontrò
il giovanissimo ballerino molto conosciuto ai suoi tempi Ananias Berry (dei
Berry Brothers). Lei più che trentenne, lui non ancora ventenne, si sposarono. Saranno
i genitori di lui ad accusarla pubblicamente, tanto da farle affrontare il tribunale
sotto l'accusa di bigamia. Riuscirà ad evitare la prigione, ma sarà giudicata colpevole.
Le cronache del tempo segnalano anche episodi d'abuso di alcohol e stupefacenti,
ma scrivono di lei anche come la più glamorous star nera di quegli anni.
In un articolo in Storyville, Derek Neville la ritrae come eccezionale
donna d'affari ed una grande personalità artistica: "Aveva una voce meravigliosa
ed era una grande trombettista; sembrava una ragazzina, ma il suono che faceva venir
fuori dalla tromba era fantastico, aveva lo stesso stile di Armstrong".
Paradossalmente il suo eclettismo poté ostacolare l'affermarsi di un unico
talento, se si considera cosa la pianista Mary Lou Williams disse di lei:
"Prendeva quei Do alti, proprio come
Louis Armstrong.
Sarebbe stata una grande trombettista se avesse abbandonato il canto (e di conseguenza
anche il ballo) e se si fosse concentrata sulla tromba".
Nell'ultimo periodo della sua vita, ritornata in America dopo l'esperienza
tragica della prigionia, appare di nuovo in alcune riviste musicali, quelle stesse
che segnarono il suo esordio. Si stabilisce a New York con il suo nuovo marito,
il produttore Earle Edwards.
La sua ultima performance sarà al Palace Theatre di New York, dove il
30 maggio del 1956 morirà in seguito ad una
emorragia cerebrale, nel camerino del teatro.
Orchids in Snow: The Life and Music
of Valaida Snow.
The Independent on line 16th January 2004: Candice Allen, Dance to the music of
fame.
Valaida Snow: Stranger than Fiction.
Valaida Snow- An article by Barry McCanna.
Women in Jazz..
Valaida Snow: The Real Queen of Jazz..