INTERVISTA SU GUITAR CLUB Giugno 1988

Chi ha conosciuto e ascoltato la musica di questo veterano della chitarra non può dimenticarlo facilmente. L'ho incontrato in un momento di relax e natura mente abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

GUITAR CLUB: Ci puoi parlare un attimo di te e riassumerci brevemente le tappe della tua carriera?
SERGIO COPPOTELLI: Certamente. Sono romano ed ho esordito negli anni '50 destando, a detta dei critici, un certo interesse nel campo chitarristico italiano. Ho partecipato nel '56 al 1° Festival di Jazz di Roma accanto a Nunzio Rotondo e poi, come sai, la professione mi ha portato anche lontano dal jazz arricchendomi però di tante esperienze che si riflettono oggi nella mia musica. Ricordo per esempio le serate nei night con Bruno Martino o le esperienze fatte con famosi direttori quali N. Rota, R. Morricone, A. Travajoli, R. Ortolani. In seguito ho vinto il concorso per il posto di lo chitarrista dell'orchestra della RAI di Roma che mi ha permesso di affinare sempre più la mia tecnica e di reincontrare il mio primo amore: il jazz. Al riguardo posso citare i concerti tenuti al Teatro dell'Opera di Roma accanto a musicisti di fama mondiale quali George Russel, Lee Konitz, Archie Sheep, Gil Evans, Tony Scott e altri durante i quali ho potuto verificare le mie capacità tecnico-espressive dando vita perciò ad un mio organico attivo ormai da parecchi anni. Con questa formazione ho partecipato al Festival Europeo di Ivrea, ho registrato una trasmissione per la RAI, ho tenuto centinaia di concerti e ho registrato un album. Collaborano a questo gruppo Stefano Sabatini, Massimo Moriconi, Gianpaolo Ascoese, Furio di Castri, Maurizio Giammarco e altri. Non vorrei dimenticare, infine, che ho avuto il piacere di suonare assieme a Barney Kassel, Herb Hellis, e ultimamente, a Jim Hall che è stato mio ospite e con il quale ci siamo divertiti suonando sulle armonie della mia ballad "Summer Dream" che fa parte del mio album Everithings Music.


Formazione del Quintetto di Sergio Coppotelli con la vocalist
Joy Garrison Special Guest:
Giancarlo Maurino al Sax Tenore e soprano
Stefano Sabatini al Piano
Stefano Cantarano al Basso
Carlo Bordini alla Batteria

G.C.: Ci sono stati dei chitarristi che ti hanno influenzato?
S.C.: Il chitarrista che amo di più è sicuramente Charlie Christian che ritengo ancora "il genio", anzi penso che sia assolutamente indispensabile, per chi voglia suonare del jazz, l'ascolto e lo studio di tutti i suoi soli. Poi, naturalmente, vengono gli altri grandi: O. Moore, B. Kessel, W. Montgomery, J. Hall.

G.C.: Cosa pensi della fusion e dei giovani chitarristi italiani?
S.C.: In Italia ci sono indubbiamente dei giovani di talento che hanno risolto soprattutto i problemi tecnici della chitarra e suonano del vero jazz o della musica tipo la fusion; però devo dire che in molti casi traspare il fatto di aver soprasseduto ad interi periodi storici. Potrei citare, tra i giovani, i validi Sandro Gibellini a Milano, Eddi Palermo, Umberto Fiorentino a Roma e altri ancora.

G.C.: Un particolare che attira l'attenzione del pubblico nei tuoi confronti è l'accuratezza dei tuoi arrangiamenti e delle tue armonizzazioni. Cosa ci puoi dire al riguardo?
S.C.: E chiaro che la chitarra si può suonare in mille maniere diverse. Questo mio modo di suonare è senz'altro il succo di tutte le cognizioni acquisite durante la mia carriera perciò, prima di tutto, lunga esperienza senza dimenticare che è anche il frutto di una esigenza maturata sia attraverso gli studi classici, dai quali ho attinto un tipo di cultura, Sia attraverso il mondo negro/americano. Il tutto poi integrato e filtrato attraverso la mia visione del jazz.

G.C.: Molti dei tuoi allievi sono ora dei professionisti. Come vedi la situazione dell'insegnamento? Ti piace insegnare?
S.C.: A dire la verità ho scoperto per caso una cosa che fino a pochi anni fa ritenevo da parte mia impossibile: l'amore per l'insegnamento. Posso dire di essermi costruito una didattica che ha già dato la possibilità a vari giovani appassionati di emergere in campo sia professionale che artistico. Ho numerose richieste al riguardo che non posso soddisfare tutte perciò ne consegue una selezione. Le scuole sorte così numerose sono senz'altro di grande aiuto alla diffusione della musica in generale perciò i giovani d'oggi sono, da un lato, avvantaggiati e dall'altro frastornati dalla enorme quantità di materiale didattico a loro disposizione.

G.C.: Che strumento possiedi?
S.C.: Per l'incisione del disco ho usato una Epiphone Zephir del 1955 alla quale sono molto affezionato; poi ho una Gibson L5 degli anni '70 che uso generalmente nei concerti. Amplificatore Fender Twin valvolare e raramente qualche effetto (tengo al suono pulito della chitarra). Pletti super-heavy, corde con scalatura 0.11 0.13 0.20 0.30 0.40 0.50.

G.C.: Un'ultima domanda. Che consiglio daresti a dei giovani chitarristi?
S.C.: Uno solo. Amare profondamente la chitarra perchè è uno strumento che può dare molto ma per ottenerlo richiede tantissimo e una vita non basta mai.
PAOLO TRAVAGNIN

 


[Chiudi] [Stampa]
Questa pagina è stata visitata 3.137 volte
Data ultima modifica: 16/12/2007





Bookmark and Share
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.