I nomadi Manouches sono i
discendenti del ceppo zingaro più antico. Giunti in Europa occidentale tra il
XV e il XVI secolo, dopo un viaggio durato circa un millennio, hanno scelto
come sede di permanenza la Francia, l'Olanda, la Germania e il Belgio. La loro
origine indiana trova conferma nel nome "manus", appartenente al ceppo
linguistico indo-europeo. E' entrato nel linguaggio corrente francese come
manouches che dall'antico Hindi deriva
dal termine "manusa": essere umano.
Un contributo significativo allo sviluppo dello stile musicale Manouche fu apportato negli Anni Trenta dal chitarrista e compositore
Django
Reinhardt, anch'egli manouche. Nel
1934, Django creò con il violinista
Stéphane
Grappelli il Quintetto a corde dell'Hot Club de France.
Nasce un nuovo ed
interessante Jazz Europeo.
(Nella Foto il Quintetto dell'Hot Club di Francia
nel 1937: Stéphane Grappelli, Joseph Reinhardt, Django Reinhardt,
Luis Vola e Pierre Ferret)
Nei successivi vent'anni, Django fu in grado di mostrare i diversi
aspetti del suo smisurato talento. Un virtuoso dello strumento capace di
reinventare radicalmente l'approccio della chitarra nel jazz, un compositore di
capolavori sbalorditivi alla ricerca continua d'ispirazione nelle nuove tendenze,
passando dallo swing al bop, dalla chitarra acustica alla chitarra elettrica.
Ma senza mai perdere di vista le sue radici culturali e le sue particolari
sonorità.
In breve, fu un raro esempio
di intelligenza musicale incontaminata dalle mode e dai tempi. Django morì per
un'emorragia celebrale il
16 Maggio del 1953 all'età di soli 43 anni.
Passiamo alla Germania del
1967
per assistere alla nascita di quello che oggi viene chiamato
Gypsy Jazz o
Swing Manouche attorno all'emblematica figura del violinista Schnuckenak
Reinhardt, con il quale molti musicisti impararono il loro mestiere prima di
formare i propri ensembles.
I musicisti Sinti
scoprirono
Django attraverso i dischi e attraverso la pratica musicale, propria delle loro
famiglie. Amando suonare tra loro e per loro stessi una musica nella quale si
riconoscono, ancora oggi si tramandano di padre in figlio il loro immenso
patrimonio culturale.
Nelle comunità manouche, la
tradizione si trasmette oralmente in occasioni di festa ed incontri familiari dove
la musica occupa sempre un posto preponderante.
Senza dubbio l'invenzione di
questo nuovo folklore risale alla fine degli Anni Sessanta. Il fondamentale
riferimento per il suo sviluppo fu il primo quintetto a corde di Django, quello
formatosi prima della guerra.
I manouche ne impararono il
repertorio e acquisirono padronanza con gli strumenti: due chitarre da
accompagnamento e un contrabbasso per assicurare una imperturbabile sezione
ritmica (da loro chiamata "la pompe" manouche), una chitarra solista, un
virtuoso violino e talvolta una fisarmonica. I chitarristi, fedeli ai propri
maestri, danno priorità alla ricerca del virtuosismo e dello spettacolare.
Il punto di partenza dei
loro studi è rappresentato da un certo numero di composizioni di Django (quali
Nuages,
Minor Swing,
Manoir de Mes Rèves…), dagli standard suonati da Django
prima del 1940 e da alcuni valzer musette (influenza dei fisarmonicisti swing
come Gus Viseur, Tony Muréna o Jo Privat).
Questo fenomeno sia di
natura estetica sia di natura sociologica è stato denominato, forse
impropriamente, Gypsy Jazz: i manouche non aderirono affatto al Jazz, ma allo
stile di Django con il desiderio di affermare la loro appartenenza etnica.
Il Gypsy Jazz o
Swing Manouche possono essere meglio descritti come movimento folcloristico, folklore
vivente aperto a influenze esterne nel quale è possibile ogni sorta di scambio,
abbracciando un ampio spettro di stili pur rimanendo nel proprio contesto
musicale.
Da una buona decina d'anni
l'influenza di Django sembra non diminuire affatto: sono stati organizzati
nuovi festival a lui dedicati in Francia (Django Memorial Festival di Samois
Sur Seine, Gypsy Festival di Angers e Strasburgo), Belgio, Germania (Django
Reinhardt Festival di Augsburg), Svezia (Gypsy Jazz Festival di Thorshalla),
Inghilterra (UK Gypsy Fest), Norvegia (Django Festival in Oslo), Canada, Stati
Uniti (Django Festival di New York al Birdland, North West Django Fest
a
Washington), Islanda (Django Jazz Festival di Akureyri) e Giappone.
Diversi gruppi composti da
zigani o da gadjès (termine zigano per definire la popolazione non zigana)
stanno conferendo un nuovo look alla musica dell'Hot Club, suonandola sui
palchi, registrando in studio, viaggiando e facendo rivivere questa tradizione
e riscontrando un successo popolare sempre crescente.
Renato Barberis &
Manomanouche Trio
Renato Barberis
(Presidente dell'Associazione Jazz Manouche Django Reinhardt di Torino)
Regia e Voce Narrante
La regia e la parte storico-divulgativa degli spettacoli è curata principalmente
da Renato Barberis, voce narrativa e guida nel mondo della musica manouche,
anche relatore e coordinatore delle iniziative didattiche del progetto.
Appassionato da sempre per questo genere musicale, ha avuto modo di farsi
conoscere in collaborazione con il Trio Manomanouche con il quale coopera da
tempo.
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Data pubblicazione: 14/05/2002
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