Intervista a Claudio PASSILONGO
di Agnese Palumbo
Dopo l'esecuzione di un abstract presentato il 27 marzo, in occasione della serata di beneficenza dedicata ad Amref, la produzione si prepara ad intraprendere una lunga serie di serate, che porteranno lo spettacolo in giro per la Campania prima e nel resto d'Italia nei prossimi mesi.
Grande protagonista è l'amore: indeciso, romantico, inquieto.
Un monologo a due voci scritto e diretto da Massimo Piccolo che danza sulle note jazz del compositore
Claudio Passilongo.
A.P.:
Luna di seta è un recital dunque recitazione e musica. Lei da compositore come ha vissuto l'accostamento di un monologo alla sua musica?
C.P.:
Il testo mi ha fornito l'occasione per rielaborare alcune idee musicali cambiandone però la funzione. Mi spiego: in origine le musiche delle canzoni godevano di una certa autonomia, quando sono entrate in contatto con il monologo è sorta la necessità di creare un tessuto musicale che facesse da sfondo, che collaborasse a creare una precisa atmosfera.
Vi è stata allora da parte mia l'intenzione ovvia di subordinare al testo la partitura, mantenendo al contempo una precisa coerenza stilistica e strutturale.
L'estrapolazione di alcune cellule tematiche e ritmiche poi, e il ripresentarsi in vesti più o meno rielaborate delle armonie utilizzate nelle canzoni, hanno fornito il trait d'union per l'intera opera. Continuità e variazione, questa la chiave di tutto.
A.P.: Come nasce la scelta di raccontarsi in jazz? Cosa si esprime in questo modo che non potrebbe essere espresso in altra musica?
C.P.: Il novecento è per antonomasia il secolo della velocità, dei ritmi frenetici della società industriale ed il jazz ne è una tipica espressione. Da compositore tendo a prestare ascolto a tutte le influenze musicali, sentendomi visceralmente legato alle situazioni del secolo scorso e alle sue forme talvolta nichiliste, sebbene non condivida alcune scelte artistiche e metodologiche di una particolare scuola di composizione colta.
Ritengo che il jazz sia stata e sia tuttora una forma d'arte che dona ai suoi amanti un valore in più: è una musica intimamente legata al "mood", all'estemporaneità, e per questo è particolarmente adatta per evocare sentimenti ed atmosfere. Niente, quindi, era più indicato del jazz per esprimere le passioni e le emozioni di un'opera teatrale come Luna di Seta..
A.P.: Il tipo di jazz da lei composto non può essere definito "puro". Che tipo di contaminazioni sono presenti?
C.P.:Ritengo che l'ibridazione sia sempre stata, o quasi, una fonte alla quale attingere per suscitare interesse estetico. È così nella letteratura, nelle arti visive, in tutte le forme artistiche di tutti i periodi storici. Sovrapporre elementi provenienti da tradizioni culturali diverse con l'intento di ottenere un sound particolare, dalle origini solo parzialmente identificabili, è stato uno dei miei obiettivi. Un esempio: le parti violinistiche. Queste, avrebbero poco in comune con i ritmi sincopati del piano, riecheggiano infatti la malinconia del tardo classicismo ma la varietà dinamica e timbrica dell'orchestrazione mi è servito per accentuare le situazioni sceniche.
Mi sento comunque in dovere di aggiungere che ho posto la massima attenzione affinché il tutto non si configurasse come un pastiche. Non credo negli accostamenti stilistici mi intriga piuttosto l'idea di una mescolanza di "generi" che determini un pensiero unico, una forma precisa.
A.P.: Il jazz nasce in origine dall'improvvisazione. Se dovesse descrivermi la sua idea di improvvisazione?
C.P.:Non sono propriamente un jazzista. Vivo l'esperienza della composizione come un viaggio tout-court nell'universo sonoro e ne amo l'eterogeneità. Forse ho una predilezione particolare nei confronti della sensibilità di Berg e dell'intelligenza di Ligeti, e nelle loro prassi creative; mi sento in un certo senso meno americano dei jazzmen.
Eppure credo che il Jazz e quindi l'improvvisazione, abbiano posto la musica - mi riferisco soprattutto alla musica tonale- sotto una luce nuova, offrendo una panoramica di prospettive dalle quali scrutare per scoprire e riscoprire note, idee e funzioni armoniche che forse, dopo l'avvento delle tematiche e dei principi creativi del secolo scorso, avrebbero potuto logorarsi inesorabilmente. Sono inoltre convinto che tutta la musica pensata e costruita al momento regali quel "hic et nunc" proprio dell'era pre-tecnologica.
La prima si terrà
il 6 giugno 2003 a Casalnuovo di Napoli presso il Magic
Vision. Per informazioni telefonare allo 081/ 8030270 sito web:
www.massimopiccolo.it |
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Data pubblicazione: 25/05/2003
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