Intervista a Nicola Arigliano
Magliano Sabina (RI), 25 Gennaio 2007
di Sabrina Falzone
Nicola Arigliano ci apre le porte della sua villa a Magliano Sabina, una
cittadina immersa nel verde della provincia di Rieti, dove ancora si respira un'aria
buona di campagna.
Sabrina Falzone: Maestro, puoi svelarci il tuo
segreto per rimanere eternamente giovani?
Nicola Arigliano: Non esiste un segreto in particolare,
ma piuttosto lo stile di vita, uno stile semplice, lontano dagli eccessi e dalle
cose difficili e complicate. Sveglia all'alba, bere un paio di bicchieri d'acqua
a digiuno, una spremuta di limone senza zucchero ed una colazione varia a base di
frutta fresca, con qualche pezzetto di cioccolata, un po' di pane e alla fine un
buon caffè d'orzo, ma tutto in quantità minima, senza mai esagerare.
S.F.:
Quali alimenti comprende la tua dieta quotidiana?
N.A.: Comprende tutti gli alimenti, dai carboidrati, che ritengo essenziali
per la dieta, al pesce, (soprattutto il baccalà), dal petto di tacchino e di pollo
alle verdure di tutti i tipi che, però, non vanno cotte eccessivamente, perché,
si ricordi, con la cottura eccessiva tutte le migliori sostanze vengono buttate
via. La sera, invece, un bel piatto di riso che contiene l'amido, necessario al
nostro organismo.
S.F.: Come è nato il tuo amore per la musica
prima come musicista e poi come cantante?
N.A.: Mia madre (ndr. Cosima Maggio) mi ha trasmesso la passione
per la musica. Lei suonava la chitarra ed era molto brava. Mi ricordo che quando
ero piccolo al paese (ndr Squinzano, cittadina in provincia di Lecce), almeno
una volta alla settimana, si radunavano nello spiazzo comune della casa, dove abitavamo,
alcuni musicisti che venivano appositamente per suonare e cantare. Mia madre faceva
anch'ella parte di questo gruppo ed era una gioia ascoltarla e sentirla suonare.
Non lo dimenticherò mai, anche perché ero molto legato a lei, che mi parlava in
tono così suadente della musica e delle sensazioni che le scaturivano. Io ho iniziato
a suonare il clarinetto, per passare poi al sax, al contrabbasso ed alla batteria.
Passavo pomeriggi interi a studiare ed ascoltare musica americana, soprattutto i
grandi cantanti swing. Pensa che quando abitavo a Milano, poichè ero in una casa
con altri condomini, per non dare fastidio, quando mi esercitavo con il clarinetto,
mi chiudevo dentro l'armadio. Lì suonavo per ore ed ore. In questo modo potevo tranquillamente
studiare senza dare alcun fastidio agli altri.
S.F.: Per quale motivo sei scappato a Milano
all'età di 9 anni?
N.A.: Arrivavano al mio paese i miei concittadini che erano stati a lavorare
a Milano e dicevano "Milan, l'è gran Milan!". Così una notte ho preso di
nascosto i soldi a mia madre e sono andato a vedere questa "gran" Milano. Poi ho
vissuto molti anni in questa città, in via Mameli. All'inizio è stata dura perché
non avevo riferimenti, ma piano piano mi sono inserito, ho incominciato a conoscere
altri musicisti che mi hanno dato le giuste direttive ed il resto é venuto da sé.
S.F.: E' risaputo che da bambino eri balbuziente.
In che modo hai superato questa difficoltà, diventando addirittura un cantante?
N.A.: E' vero. I miei coetanei - anzi a dire la verità un po' tutti, compresi
i miei fratelli - mi prendevano in giro per questo difetto. Ero timido, impacciato,
soffrivo particolarmente questa condizione quasi di inferiorità rispetto agli altri
ed allora ho trovato la forza di reagire. Volevo far vedere a tutti di cosa fossi
capace e proprio a Milano andai da un logopedista che mi consigliò cosa fare per
superare questo problema. Dovevo leggere ad alta voce, guardarmi allo specchio e,
forse non ci crederete, ma mi consigliò di mettere in bocca dei piccoli sassolini
mentre parlavo, in quel caso non potevo balbettare altrimenti avrei ingoiato quello
che tenevo in bocca. Devo dire che è stata la mia salvezza, non finirò mai di ringraziare
quel medico, del quale non ricordo neanche il nome! Così un giorno ho preso dei
libri ed ho cominciato a leggere i testi ad alta voce davanti allo specchio. Leggevo,
leggevo, leggevo. Sempre davanti allo specchio. Insistendo ogni giorno con questo
tipo di esercizio, sono completamente "guarito" dalla balbuzie. Ancora oggi, padroni
di non crederci, quando sto in casa, leggo ad alta voce e sono fiero di farlo!
S.F.: Nella tua vita c'è una donna in particolare
che hai amato più di ogni altra?
N.A.: Ho incontrato e frequentato molte donne,
però non mi è mai piaciuto legarmi in modo definitivo ad alcuna, non ne ho mai sentito
il bisogno, ma ad una sono stato particolarmente legato, le volevo molto bene e
stavo bene insieme con lei, tanto che per un bel periodo abbiamo convissuto in maniera
splendida. Il suo nome è Jenny (ndr. una cantante americana recentemente scomparsa.
Per motivi di privacy non è stato riportato il cognome). In seguito abbiamo
deciso di stare, come io uso sempre dire, "ognuno a casa sua"!
S.F.: Qual è lo strumento musicale che più ti
affascina?
N.A.: Ci sono strumenti che emettono un suono più gradevole. Uno di questi
è la fisarmonica ed è per questo che qualche anno fa' ho deciso di cambiare formazione
musicale.
S.F.:
Attualmente, con il tuo quintetto di recente formazione stai inaugurando
una nuova stagione concertistica in Italia e all'estero. Puoi parlarci del tuo nuovo
gruppo?
N.A.: La band è nata dalla mia idea di sostituire il pianoforte con la fisarmonica,
strumento che, come ho già detto, amo moltissimo per l'armonia che riesce ad esprimere
a partire dal nome stesso. Trovo che questo strumento sia sempre stato sottovalutato
nella storia della musica. Nell'estate del 2005
chiesi ad Umberto Trinca, fisarmonicista dallo swing molto raffinato, di
fondare e dirigere una nuova band. Presto detto, dopo neanche un mese tutto era
pronto, Umberto aveva già trascritto tutto il repertorio sulla base delle mie tonalità
e reclutato gli elementi necessari. Considero il Maestro Trinca il mio punto di
riferimento per costruire sempre nuovi progetti. Colgo l'occasione per ringraziarlo
di tutto quello che ha fatto anche a costo di grossi sacrifici, ma i risultati ottenuti
ci hanno ripagati entrambi della tenacia che abbiamo dimostrato.
S.F.: Come è nata la tua amicizia con il fisarmonicista
Umberto Trinca?
N.A.: L'amicizia è nata più di dieci anni fa in modo molto semplice. Pensa
che è iniziata con il "Peperoncino", in quanto Umberto organizzò una festa
a base, appunto, di peperoncino e m'invitò al convivio. Lì ci siamo conosciuti ed
abbiamo incominciato a frequentarci anche professionalmente, infatti l'ho invitato
come musicista alla registrazione di alcuni miei dischi.
Oggi
ci stimiamo e ci vogliano bene, è attualmente la persona a cui sono più legato,
in quanto ha dimostrato, nel tempo, di essermi molto vicino in maniera disinteressata,
correndo sempre in mio aiuto nei momenti di bisogno. Questa, permettimi di chiamarla
"vera amicizia".
S.F.: Secondo te, perché ai tuoi concerti assiste
sempre una maggioranza di pubblico giovanile?
N.A.: Io non faccio nulla per accattivarmi questo o quel tipo di pubblico,
penso di essere una persona molto semplice, per cui il pubblico giovanile percepisce
questo aspetto e forse mi ama per la mia spontaneità e sincerità verso tutti. Detesto
le ipocrisie, le falsità e cerco di trasmettere questi valori anche quando sto sul
palcoscenico. Forse è questo che i giovani apprezzano di più in me!
S.F.: Quando non fai spettacoli, come trascorri
il tempo libero?
N.A.: Leggo. Mi piace leggere, ad alta voce! Amo soprattutto i classici.
Inoltre, faccio lunghe passeggiate in campagna, raramente guardo la televisione.
A volte suono il pianoforte, in particolare mi piace suonare Bach, che ritengo
essere il fondatore e padre di tutta la musica: le sue armonie, i suoi fraseggi
musicali sono l'aspetto più completo dei fondamenti musicali. Tutti dovrebbero,
quando iniziano, studiare Bach per poi passare a quello che ognuno preferisce, ma
dobbiamo ricordarci che, quando ci sono le fondamenta giuste, possiamo costruire
sopra anche un palazzo, altrimenti crolla tutto.
S.F.: Ci sono dei cantanti che ti piacciono particolarmente?
N.A.: Detesto i cantanti perché non danno importanza al testo, ma alla loro
voce. Il testo è più importante del canto! Le parole hanno una loro vita ed un'espressività
maggiore. I cantanti, per mio gusto, cantano "troppo". Per questo, tra le altre
cose, preferisco non ascoltare la radio. Ogni tanto sento che nel canto spezzano
le frasi, senza dare loro il giusto significato e questo non va bene, oltre che
soffrire loro, fanno soffrire anche chi ascolta e soprattutto chi ha scritto il
testo! Ho avuto modo di conoscere Nat King Cole, grande musicista e cantante
e mi piace di tanto in tanto ascoltarlo. Tra le cantanti femminili, preferisco
Anita O'Day, bravissima cantante swing! Comunque per cantare bisogna
studiare e possibilmente studiare anche musica. Ritengo che colui che ha studiato
per diventare musicista abbia più capacità canore. Per il resto, alcuni cantanti
farebbero bene a cambiare mestiere!
S.F.: Ti capita mai di cantare dei brani quando
sei solo?
N.A.: Difficilmente canto da solo; ritengo, invece, che per i cantanti sia
necessario avere un pubblico al quale trasmettere le proprie emozioni e sensazioni,
senza pubblico non ha senso cantare!
S.F.: Vuoi parlarci dei tuoi progetti in cantiere?
N.A.: Al momento stiamo lavorando alla registrazione di un nuovo disco
con la stessa casa discografica degli anni precedenti; Umberto Trinca si
sta dedicando alla stesura ed agli arrangiamenti dei brani. Vorrei realizzare una
sorta di antologia dei brani che più mi piacciono e che cantavo quando ero un po'
più giovane (cinque o sei anni fa!)
L'ironia è la caratteristica che contraddistingue la vita di Nicola
Arigliano, ne scandisce i successi, esaltando uno spirito che dialoga "ad alta
voce" davanti allo specchio, nella vita e sul palcoscenico.
Si ringrazia il Maestro per la gentile concessione dell'intervista e per
la disponibilità manifestata.
Sito Ufficiale:
www.nicolaarigliano.info
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Data pubblicazione: 26/05/2007
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