Intervista a Giuseppe MILICI 23 settembre 2002
di
Antonio Terzo
Virtuoso jazzista che con la sua
sensibile armonica si è imposto all'attenzione del pubblico e ha guadagnato gli
apprezzamenti della critica, Giuseppe Milici è il tipico musicista che,
per la grande versatilità della sua verve interpretativa ed improvvisativa,
se fosse nato oltreoceano sarebbe stato corteggiato da grandi major
discografiche, avrebbe collaborato con autorevoli musicisti, inciso decine di
colonne sonore, suonato in grandi orchestre e, magari, anche noi distratti
italioti lo avremmo richiesto in teatri e rassegne per applaudirne le
indiscutibili doti.
Invece, come molti, anche lui
subisce la disattenzione di un mondo, quello musicale e discografico, che oggi
più che mai è sempre più business e sempre meno musica. Tuttavia lui non si
lamenta, ed anzi la sua umiltà di persona, prima ancora che di artista, lo
porta, al contrario, a sentirsi fortunato per le felici opportunità che
indubbiamente il suo percorso artistico finora gli ha riservato.
Ed in effetti, Milici vanta una
intensa attività radiotelevisiva, prestigiose collaborazioni musicali sia nel
pop (Dirotta su Cuba, Gino Paoli, Morandi, etc.,) che nel
panorama jazzistico internazionale (mitico il suo incontro con Toots
Thielemans), una discreta attività compositiva nonché importanti interpretazioni
di sigle televisive (ma anche musiche per il teatro), cui ha prestato
l'inconfondibile suono della sua armonica. Sempre troppo poco, se poi è
costretto a cercare lontano delle label discografiche che ne
distribuiscano i lavori in tutto il mondo.
Riusciamo ad incontrarlo dopo un
suo godibilissimo concerto, "Jazz on funky", in cui ancora una volta offre il
meglio della sua espressione tra musica pop, con una I say a little prayer
dell'immancabile Bacharach, musica d'autore con Per le antiche scale,
omaggio a Morricone e, ovviamente, jazz, con una intima versione di The
shadow of your smiles, molto delicata, su cui Milici trova ampi margini per
aerei fraseggi che spaziano per tutta l'estensione del suo strumento.
Antonio
Terzo: Aiutaci a ripercorrere magari a grandi linee le tappe della tua
brillante carriera. Artisticamente essa nasce e si sviluppa grazie
all'intervento di importanti mentori: Enzo Randisi, che ti ha scoperto,
e Pippo Baudo, che ti ha dato l'opportunità di consacrarti al grande pubblico
come dotato armonicista e raffinato interprete.
Giuseppe Milici: Certo, devo molto ad Enzo Randisi,
il quale mi ha dato la possibilità di suonare con tanti musicisti di rilievo, Romano
Mussolini, Lino Patruno. Poi c'è stato anche Ignazio Garsia, che con
il Brass Group mi ha offerto ulteriori opportunità. Successivamente la RAI,
grazie a Baudo.
A.T.:
Da
allora le tue partecipazioni in Radio e Tv nonché ad importanti manifestazioni
("Partita del Cuore" nel '98, Telethon) sono sempre più frequenti.
G.M.:
Sì, proprio Baudo è un grandissimo professionista,
propone molti artisti provenienti dalla Sicilia, è vero. Ma non per mero
campanilismo: come professionista, infatti, vuole che le cose siano fatte bene,
professionalmente appunto. Io ho offerto molto sotto quest'aspetto, ci siamo
trovati bene quando mi ha chiamato e così mi ha ricontattato in seguito molte
altre volte.
A.T.:
Le
sigle televisive, come per l'Avvocato Porta… Insomma dove c'è bisogno di un
sound d'armonica, è te che chiamano.
G.M.:
Quella sigla lì l'ho suonata grazie a
Mario Azzolini, altro personaggio cui devo tanto. In effetti, molto spesso si tende a
chiamare musicisti da fuori, più vicini al luogo dell'esibizione. Se non
suonassi l'armonica probabilmente dovrei trasferirmi altrove, perché anche per
la RAI chiamare me piuttosto che un altro è più complesso, c'è il viaggio.
Penso di essere forse l'unico nel Sud d'Italia.
A.T.:
Ancora, l'emozione di suonare a fianco di quello che si può
definire un mito, per tutti gli amanti del jazz, ma soprattutto per te che come
lui sei armonicista: Toots Thielemans, nel '97.
G.M.:
Anche quello grazie a Garsia. Inizialmente s'era
stabilito di suonare un solo pezzo. Dopo il primo, lui stesso ha voluto che
suonassi anche gli altri due con lui, e per me è stato ed è tuttora motivo
d'orgoglio. Pensa che la foto con Toots la tengo appesa nello studio,
molte altre cose, anche importanti, le ho tolte perché mi deprimo a guardarle,
ma la foto con Toots sta lì.
A.T.:
Suonate la stessa
armonica?
G.M.:
Lui ha suonato sempre
questa, una Chromonica 270. Adesso ne suona una fabbricata con il suo
nome, ma praticamente è la stessa. Quando ci siamo incontrati mi ha chiesto che
armonica suonassi. Dopo avergliela mostrata, mi dice: "Non suoni la mia
armonica?" Gli ho risposto: "Tu hai suonato questa per quarant'anni!"
A.T.:
Al tuo attivo diverse
collaborazioni con vari noti artisti, Dirotta su Cuba (Dentro ad ogni
attimo, '97), Gino Paoli (Per una Storia, 2000), Gigi D'Alessio
(Il cammino dell'età, 2001).
G.M.:
Rossano [Gentili, dei
Dirotta su Cuba, n.d.r.] è una persona splendida, non solo come artista ma
anche dal punto di vista umano. Con D'Alessio ci siamo incontrati a Taratatà,
dovevamo suonare tre brani, ma due non li avevo mai sentiti e così cercai di
farmi dare delle indicazioni. E Gigi rispose: "Fa' chille che vvuoi: se
abbiamo chiamato te è perché ci fidiamo!"
A.T.:
Insomma, una carriera ricca di diverse esperienze. Eppure per
la musica in generale si dice non sia un bel momento; se poi parliamo di jazz,
genere eternamente negletto, allora la situazione sembrerebbe essere anche
peggiore… Tuttavia, la varietà del tuo repertorio attesta la tua versatilità di
esecutore e la padronanza dello strumento. E' questo il tuo punto di forza?
G.M.:
Che la musica sia in crisi purtroppo è un fatto
indiscutibile. C'è tanta musica, e tanta buona musica, così per riuscire si
deve dimostrare di essere più bravi degli altri. In Italia poi mancano i
produttori…
A.T.:
Numerosi i tuoi concerti, quasi sempre "a tema": Bacharach, tuo grande amore, l'anno scorso i temi di grandi
films. Jazz, innanzitutto ma non solo, stasera per esempio anche funky.
G.M.:
Mi fa piacere che ciò venga notato. Penso sia bene
offrire al pubblico sempre qualcosa di diverso, in modo da interessarlo a
venire ai concerti. Certo, alcuni brani diventano "classici" del repertorio di
un artista, e si suonano in qualsiasi contesto. Anche stasera ho suonato Bacharach,
che amo molto.
A.T.:
Come mai questa sera ti sei fatto accompagnare dal piano
elettrico Rhodes?
G.M.:
E' frutto di una scelta molto precisa. Semplicemente amo il suono
di questo strumento, sono un nostalgico degli anni '70. Poi amo le scommesse:
quando ho cominciato suonando Bacharach,
molti dicevano che non interessava a nessuno, invece… Con il piano elettrico è
lo stesso, molti sostengono che non piaccia, ma alla fine è un suono immediato,
proprio perché parte del nostro passato, arriva subito.
A.T.:
Non poteva neppure mancare l'esperienza con grandi orchestre:
qual è la dimensione che preferisci, quella del tuo quartetto di sempre, o
quella con un grande organico?
G.M.:
Armonica ed orchestra d'archi. Magari con piano
Fender ed una sezione ritmica molto leggera. Ho lavorato con un'orchestra
romana in questa formazione e mi ha dato tanta soddisfazione. Non è sempre
facile trovare questo tipo di situazione.
A.T.:
Parallelamente a tutto ciò, anche una rilevante produzione
discografica a tuo nome. Stai preparando qualcosa?
G.M.:
In effetti sono un po'
fermo. Le città per pubblicare a livello internazionale sono solo tre nel
mondo: Los Angeles, New York e Londra. Specie per un disco strumentale, per
evitare che si trovi una copia a Roma, un paio a Milano, e tutto il resto a
Palermo dove sono più conosciuto. Sono solo queste città che ti offrono chances,
perché hanno delle distribuzioni internazionali. Comunque ho contattato dei
produttori brasiliani e adesso vedremo.
A.T.: E invece, cosa ci
anticipi sulle tue future apparizioni per il grande pubblico?
G.M.:
Partirà da gennaio una fiction su Rai2, "Tutti i
sogni del mondo", con Romina Power e Alessia Mancini: lì c'è tanta armonica, e quell'armonica è la mia! Le musiche sono di Maurizio Abeni.
Antonio Terzo
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Data pubblicazione: 26/12/2002
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