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Intervista a Jason Palmer
settembre 2012
di Achille Brunazzi
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Jason Palmer è uno dei trombettisti emergenti nel panorama jazzistico
americano. Negli ultimi anni il suo stile e la sua musica hanno varcato la porta
del Wally's Jazz Café di Boston nel quale Palmer è cresciuto artisticamente. Palmer
ci descrive il suo avvicinamento alla musica, il percorso accademico e le relative
influenze musicali:
Qual è stato il tuo primo contatto con
la musica?
Sono cresciuto ascoltando e ballando la musica come molte altre persone. Ho cominciato
a suonare da giovane studente nel North Carolina; la cornetta è stata il mio primo
strumento per poi passare alla Tromba.
Qualcuno nella tua famiglia era vicino
alla musica?
Tutti amano la musica nella mia famiglia, ma sono il solo musicista professionista.
Mio padre suona la chitarra a orecchio ma non ha mai studiato musica: sostiene che
ho ereditato "il suo orecchio musicale".
Perché e in quali circostanze hai scelto
la tromba come strumento?
Dopo aver superato l'esame di solfeggio al V grado, sono stato trasferito al corso
di Tromba per l'anno successivo. Mia madre mi aveva regalato quello che risultò
essere una cornetta che suonai durante il VI, VII e VIII grado.
Qual è la stata, la figura più influente
durante i tuoi studi e perché?
Ho avuto molti validi insegnanti e credo sia ingiusto
scegliere il più importante poiché ognuno di loro è stato fondamentale per aspetti
diversi. La lista – pur non essendo esaustiva – può annoverare tuttavia: Ronnie
Ingle, Laura Francis, Kurt Gill, John McNeil,
Danilo Perez,
Darren Barrett, Jeremy Pelt, Bob Moses, Cecil Mcbee,
Jerry Bergonzi,
George Russell.
Perché hai scelto di studiare musica?
Ritieni che la scuola possa insegnare tutto quanto serve per diventare un grande
artista?
Ho studiato a Boston presso il Conservatorio del New England, tuttavia ho imparato
a essere artista altrove e oltre il contesto accademico. La scuola non può ovviamente
insegnare "l‘essere artisti", ma rappresenta un luogo nel quale i musicisti possono
incontrarsi, creare una comunità e crescere reciprocamente; ritengo questo sia fondamentale
soprattutto negli Stati Uniti, considerando l'assenza di supporto da parte delle
amministrazioni locali e federali e il numero sempre più esiguo di spazi nei quali
i giovani musicisti possano esibirsi. Personalmente ho tratto grande giovamento
sia dalla scuola sia dalla possibilità di suonare regolarmente nei jazz club della
città di Boston: il Wonderbear, il Good Life e soprattutto il Wally's. Esibirsi
al Wally's Café tutti i weekend per oltre un decennio sono stati cruciali nell'acquisizione
degli elementi per sviluppare la mia musica. Aver fatto parte della band di Greg
Osby ha allargato ulteriormente i miei orizzonti musicali secondo schemi non
scolastici.
Qual è l'insegnamento più importante
che hai ricevuto dalla scuola?
Tutto quello che ho imparato a scuola, è stato importante nella mia formazione artistica:
non esiste una scala di valori poiché ogni elemento appreso, è stato funzionale
al precedente. Tutto s'intreccia allo scopo di definire un logico e razionale universo.
Nel tuo ruolo d'insegnante qual è il
messaggio che ti piace trasmettere ai tuoi studenti?
Ritengo che il mio ruolo d'insegnante debba focalizzarsi sul valutare artisticamente
gli studenti e fornire loro gli elementi e strumenti necessari per completare il
loro profilo artistico. Tutto è importante a mio avviso e spero anche per loro.
In particolare cosa vorresti i tuoi
studenti apprendano dai tuoi insegnamenti? Sei un insegnante paziente?
E' una domanda dalle molteplici risposte. Insegno diverse materie alla Berklee:
direzione d'orchestra, improvvisazione, repertoire. In queste classi provo a trasmettere
le nozioni e abilità necessarie per la carriera post-scolastica; questa musica richiede
un apprendimento lungo e costante. Coloro che mi conoscono personalmente sanno della
mia natura molto paziente che naturalmente caratterizza il mio approccio all'insegnamento.
Il mio principale scopo come insegnante è sempre stato quello di intuire quando
riporre maggiori attese su uno studente e conseguentemente stimolarlo affinché possa
sviluppare il suo talento naturale.
Hai mai suonato in gioventù in una situazione
gospel?
No.
Quali sono state le prime registrazioni
jazz che ha catturato la tua attenzione?
A Love Supreme di
John Coltrane, My Funny Valentine + 4 and More di
Miles Davis.
Quale trombettista jazz hai maggiormente
ammirato?
Ho ammirato tutti i trombettisti che hanno suonato con cuore, passione e grande
integrità morale. Chiunque: da Pops a Bill Dixon.
Qual è la tua opinione dei jazzisti
della nuova generazione: pensi differiscano rispetto ai giganti del passato e perché?
Non possiedo elementi sufficienti per fare paragoni. Questo è uno dei principali
problemi del nostro settore: concentrarsi eccessivamente sulle differenze generazionali.
Dovremmo creare un network allo scopo di condividere le conoscenze per essere migliori
musicisti.
Wynton
Marsalis ha creato un filone scolastico e artistico oltre ad avere lanciato
molti trombettisti: ritieni che il loro stile – fraseggio e sound – si assomigli
troppo l'uno con l'altro? Negli anni dai Quaranta ai Settanta si poteva quasi immediatamente
riconoscere il trombettista dal suo sound: perché questo accade molto più di rado
nei tempi moderni?
Alcuni sostengono questa teoria, tuttavia non sono d'accordo. Ho scritto
sul tema sul mio blog (click)
Quanto è importante esercitarsi ogni giorno anche per un
trombettista professionista? Potresti descrivere il tuo programma quotidiano? Quali
esercizi potresti raccomandare per novizi e professionisti?
Esercitarsi è estremamente importante per i trombettisti: la tromba
è uno strumento che richiede un impegno metodico e costante. Mi esercito più che
posso. Seguo il metodo di Carmine Caruso. Consiglierei ai cosiddetti principianti
di creare – unitamente al proprio insegnante – un sound e una tecnica corrette così
come delle abitudini di studio consolidate, al contrario per i professionisti sviluppare
ulteriormente le proprie abilità.
Alcuni musicisti come Booker Little
e Woody Shaw non sono stati adeguatamente apprezzati, potresti dirci
perché?
Ci sono molte ragioni per le quali artisti di questo calibro non hanno ottenuto
i riconoscimenti dovuti. Voci più autorevoli ne hanno spiegati adeguatamente i motivi.
Tuttavia direi questo: quanto hanno lasciato questi artisti rappresenta una grande
evoluzione della musica jazz ed è servito da grande ispirazione per chi è arrivato
dopo.
Che cosa pensi di Woody Shaw?
Perché il suo stile era così "speciale"?
Woody Shaw è stato un grandissimo virtuoso della tromba e non posso che confermare
quanto sostenuto in passato. Shaw era capace di suonare quello che altri non riuscivano
neppure a pensare…
Sei diventato bandleadear in età relativamente
giovane con l'album "Songbook" del 2008; quanto difficile può essere ottenere la
totale libertà artistica dalle case discografiche?
Il proprietario dell'etichetta Avya Musica, il quale ha pubblicato il mio primo
album, mi aveva proposto una collaborazione nel lontano 2005. Prima di essere assunto
da loro sono stato bandleader per cinque anni suonando tutti i weekend al Wally's
Café di Boston.
Come bandleader cosa ti aspetti dai
tuoi compagni di ventura?
Essere curiosi, ascoltare molto gli altri e suonare con grande spontaneità e passione.
Alcuni critici ti hanno definito un
trombettista post-bop: ti riconosci in questa definizione?
No, tuttavia credo che siano usate certe etichette in assenza di terminologie migliori...
Ci dici qualcosa del tuo ultimo progetto:
"Here Today"?
"Here Today" è stato pubblicato a settembre e può essere trovato online e
in alcuni negozi specializzati. Sul mio sito vi sono ulteriori informazioni (www.jasonpalmermusic.com)
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Data pubblicazione: 11/11/2012
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