"Via dal Mondo", conversazioni e letture
a cura di Valerio Magrelli
"Adonis: questo il mio nome"
12 gennaio 2010 Auditorium Parco della Musica in Roma
di Fabrizio Ciccarelli
Cosimo Cimieri - voce recitante
Fabio Caricchia - chitarra e canto
Roberto Bellatalla - contrabbasso
Luciano Orologi - sax soprano e tenore
Marco Ariano - batteria e percussioni
Alla mia amica Edda
"Un'onda mi ha insegnato
che la luce delle stelle,
che il volto delle nubi
e il lamento della polvere
sono un solo fiore…"
(Uno specchio per Khalida, 1.L'onda, vv. 8-12, trad. di F.M.Corrao)
Nell'ambito dell'ottima rassegna "La Poesia nel mondo" all'Auditorium
Parco della Musica di Roma un evento davvero emozionante e denso di significati
non solo artistici: "Adonis: Ecco il mio nome" per la voce recitante di
Cosimo Cimieri ed un ensemble non solo a supporto dei versi del poeta
siriano quanto autore di un viaggio musicale tra le diverse nazioni che hanno accolto
Ali Ahmad Sa'id nel suo lungo peregrinare.
Adonis (questo lo pseudonimo) è stato uno degli intellettuali più innovativi
e significativi per l'area medio orientale: fin da giovane appartenente al gruppo
Tammuz, nel nome della divinità babilonese della fertilità è stato uno dei
più convinti affermatori della rinascita della cultura araba; egli riteneva necessario
conoscere altre culture, innovare la poesia tradizionale, dare senso moderno sia
al patrimonio della koiné islamica sia a quello della civiltà laica di cui
faceva parte. Nelle sue opere si fanno luce magnifici universi lirici vicini a quelli
di Ungaretti e Rimbaud, rompendo gli schemi usuali della poesia e difendendo la
libertà di pensiero. Per questo motivo fu intellettuale scomodo, nei confronti del
quale insorsero molti sostenitori dell'islam più ortodosso.
Le musiche sono state scritte e arrangiate da
Roberto Bellatalla (contrabbasso) e Fabio Caricchia (voce e
chitarre). Marco Ariano (batteria e Percussioni) e Luciano
Orologi (sax soprano, tenore, clarinetto basso e fiati etnici) hanno completato
il quartetto attraverso un percorso che si è sviluppato in un viaggio tra la Siria,
paese nativo dell'autore (dunque musica araba), e l'America (il jazz con componimenti
originali ed esecuzioni di famosi standards ("When I Fall In Love","My
funny Valentine","My favorite things"," Someday My Prince Will
Come","Beyond the sea").
Il viaggio è proseguito in Francia a Parigi, luogo della fusione tra il valzer
francese e la musica araba. Si è terminato nel Mediterraneo, a Napoli per la precisione,
dove hanno preso vita quattro componimenti di Caricchia, un appassionato
richiamo alla musica popolare connotato da contaminazioni jazzistiche.
La performance di Cimieri, scandita dalla pastosità vocale
e dalla profondità timbrica che ne hanno amplificato il "sapere estetico", ha trovato,
nelle linee melodiche disegnate dal quartetto secondo nuances di raffinata
coloritura impressionistica, il proprio naturale luogo d'esposizione: un'interazione
ardua da raggiungere, un "sentire" tout court orchestrale che ha ricordato
l'essenza dilatata delle dizioni poetiche di Carmelo Bene. Confidiamo che l'evento
abbia ad esser riproposto nella prossima stagione: rara davvero una serata del genere.
Parliamo dell'evento con Fabio Caricchia, di cui intendiamo sottolineare
la fine sensibilità e la vis compositiva da etnomusicologo educata in anni
di studio e perfezionamento.
Musicista e cantante, vive e lavora a Roma dove é nato nel 1960. Inizia l'attività
musicale nel 1977 seguendo gli studi di chitarra classica con il M° Rinaldo Muratori
del conservatorio S. Cecilia di Roma. In seguito, nel 1984, studia Jazz con il M°
Eddy Palermo,
perfezionandosi nelle varie tecniche di armonia e accompagnamento. Collabora con
le cantanti Susanna D'Orio ed Elvira Impagnatiello in formazione acustica per sola
chitarra e voci esibendosi nei jazz club romani. Approfondisce lo studio del canto
seguendo i corsi di educazione della voce, con il M° Fabrizio Barchi del Conservatorio
di Campobasso diventando primo tenore della corale S. Filippo di Roma. Nel 1996
canta le parti vocali delle musiche scritte dal M° Ennio Moricone per la serie televisiva
RAI sulla Bibbia. Successivamente si dedica allo studio e alla ricerca delle forme
musicali arcaiche dell'Italia centro-meridionale diventando un profondo conoscitore
della cultura popolare italiana. Forma il gruppo Autura e nel 1999 realizza il suo
primo lavoro discografico dal titolo "Omaggio a chesta Terra" (ed.
"il manifesto"), che viene accolto con successo dalla critica italiana e viene presentato
in Belgio e Danimarca. E' un lavoro dove si esaltano le capacità improvvisative
dei singoli all'interno delle melodie popolari, questa fusione contraddistingue
il gruppo come uno dei più innovativi nel campo della sperimentazione. Approfondisce
lo studio dell'armonia e delle varie tecniche di composizione realizzando musiche
e sonorizzazioni per artisti che operano nel campo dell'arte contemporanea. Partecipa
alla Biennale di Venezia edizione 2003 con l'artista Marina Paris. Si occupa con
notevole successo della diffusione della cultura popolare nelle scuole realizzando
incontri, corsi e concerti con l'attiva partecipazione dei bambini. Collabora attivamente
con musicisti jazz della scena romana; Marco Ariano, Luciano Orologi, Angelo Olivieri,
Paolo Innarella, Lutte Berg, Ermanno Dodaro, Roberto Bellatalla.
Alessandro
Girotto, Stefano Cesare, Tania Arcieri.
Com'è avvenuto l'incontro con Cosimo Cimieri e con la poesia
di Adonis?
È stato un incontro quasi casuale, ero andato a vedere e sentire una presentazione
di Orazio a Licenza, vicino Roma, dove appunto l'attore Cosimo Cinieri
interpretava alcuni suoi testi accompagnato per l'occasione al contrabbasso da
Roberto Bellatalla, musicista che collabora al mio progetto musicale.
Durante la pausa pranzo ci siamo scambiati alcune opinioni sull'interazione tra
musica e poesia e Cosimo e Irma mi dissero:
"Costante dei nostri Concerti di Poesia è il mix tra musica colta e popolare.
I nostri non sono concerti concepiti per stare su di un altare. Scendono in piazza,
si sporcano le mani con i suoni, le sonorità, le urla di tutti i giorni. Si nutrono
di suggestioni metropolitane. Versi e musica così assemblati sanno di carne, di
sangue. Del resto, dagli anni '60 in poi non
si ‘vive' senza musica. La sua presenza è invadente, a volte ossessiva. Si entra
in macchina e si accende lo stereo, si fa jogging ascoltando l'ipod; shopping in
un centro commerciale? dal parrucchiere? Idem con patate. Viviamo come in un film,
immersi in una colonna sonora. La musica, però, nei nostri concerti non è mai di
accompagnamento, avendo un proprio percorso parallelo che interagisce o in contrappunto
col testo o per rinforzare concettualmente qualcosa, oppure, in assolo, vivendo
di vita propria"
Dopo qualche giorno ci è pervenuta l'offerta di musicare alcune poesie di Adonis
e di presentare lo spettacolo all'Auditorium di Roma. Il primo impatto è
stato leggere il copione e scoprire: 'Ali Ahmad Sa'id Esber, pseudonimo
appunto Adonis, il più grande poeta arabo vivente. Quando ho letto la seguente
presentazione:
"Adonis è nomade, da sempre in viaggio: l'erranza è la dimensione del suo spirito
teso verso una ricerca inesauribile. Il Concerto è un viaggio suddiviso in 6 stazioni:
Damasco, Andalusia, New York, Beirut, Parigi e Napoli dove si snodano i temi a lui
cari: la rinascita della poesia araba, l'esilio, il dialogo ininterrotto con l'Altro,
il disprezzo per la tecnocrazia e la logica del mercato, l'amata Beirut martoriata
dalle guerre civili, la poesia e l'utopia di condividere con l'Occidente valori
comuni nel rispetto della propria diversità."
ho avuto immediatamente sentore del lavoro musicale che si potesse snodare attraverso
questo viaggio. E dunque è iniziata la scrittura dei brani, alcuni abbastanza di
getto.....
Musica e poesia, convivenza naturale…
...sì, sono fermamente convinto che tutte le forme d'arte debbano e possono convivere
insieme nel rispetto di ognuna, ma naturalmente non è facile si corre il rischio
di esagerare nel fondere le due cose (come nel nostro caso appunto), si deve entrare
per entrambi, poeta e musicisti, nel mondo dell'altro e capire con umiltà e rispetto
come e dove intervenire, fraseggiare a volte con piccoli frammenti, curare le dinamiche...infatti
anche se la poesia ha per sua natura un andamento musicale, la difficoltà sta proprio
nell'interagire tra il testo e la musica senza sopraffare ne l'uno ne l'altra...
Parliamo delle tue composizioni a commento della recitazione.
Leggendo le poesie di Adonis ho colto tutti quei sentimenti che spesso percorrono
la mia anima e che poi traduco in musica.......non è stato facile soprattutto perchè
dovevamo affrontare quattro generi musicali diversi...Le sue immagini poetiche necessitavano
d'altro e quindi piano piano è sbocciato un contrappunto continuo, un ricamo, un
entrare ed uscire dai versi, così come la luce del sole filtra dalle griglie dei
cortili assolati. Un arabesco. Un lavoro nato non a tavolino, ma sortito concertando
insieme.......il primo impatto è stato con la musica araba (inizio spettacolo) quindi
dovevamo ricreare quell'atmosfera magica del mondo arabo, fatto di ritmi dispari
e melodie con scale a quarti di tono. Insieme a Roberto Bellatalla
abbiamo pensato e scritto due temi con la consapevolezza di suonarli non con strumenti
tradizionali, ma con i nostri strumenti reali; batteria, chitarra semiacustica,
contrabbasso e clarinetto basso.....il risultato è stato un suono magico tra l'arabo
e il jazz. Per la parte di New York si è pensato ad uno standards come "New York
New York" e lo abbiamo fatto interagire con il testo e con vari richiami
dal free jazz, al blues, al grande J. Hendrix con una sua citazione........per
Parigi abbiamo usato due temi "A Paris" e "Beyond the sea"
suonato in trio (chitarra, batteria e contrabbasso) fondendoli con dei passaggi
di musica araba tra percussioni e flauti.....sul tema dell'amore si è pensato ad
alcuni standards come "When i fall in love","My Funny Valentine",
"Someday My Prince Will Come" ed un semplice ma efficacissimo blues di
Charlie Mingus ("Haitian fight song"), con l'esposizione del tema
e alcuni interventi d'improvvisazione sempre nel rispetto del testo........la parte
dedicata a Napoli e al Mediterraneo ha visto eseguire quattro mie composizioni;
"Omaggio alle figliole", "Sannicandro", "Ahi cumme avimm' 'a fa"
e "Corna corna". Si è spaziato dalla tammurriata, alla tarantella
ossessiva, alla tarantella di Montemarano per finire con la pizzica,
il tutto con un mio contorno vocale e con il "nostro" modo di suonare e intendere
la musica popolare, cioè l'incontro con il jazz e l'improvvisazione.
Quali consideri i tuoi musicisti di riferimento?
Beh, ho sempre ascoltato con attenzione tutti i generi musicali, sono cresciuto
con il rock degli anni '70 e quindi dai Deep Purple ai King Crimson,
agli Yes ed ai Led Zeppelin, la West Coast americana. "Woodstock"
il mio primo video musicale preferito! Poi l'incontro con il jazz e tra i chitarristi
che mi hanno particolarmente colpito e influenzato, Django Reinhardt,
Wes Montgomery e la bellezza di Joe Pass in duo con
Ella Fitzgerald, naturalmente degli attuali considero
Pat Metheny
un punto di riferimento assoluto! Ma vorrei citare il mio maestro
Eddy Palermo,
un grande chitarrista italiano, dal quale ho appreso soprattutto la difficile arte
dell'accompagnamento e dell'armonia. Per quanto riguarda la vocalità, sono stato
sempre attento alla musica brasiliana e partendo da Joao Gilberto,
uno dei più grandi accompagnatori di bossa nova, per passare ai nuovi compositori
come Milton Nascimento, Djavan, alla voce calda di
Caetano
Veloso, Gilberto Gil.
Inoltre grande influenza hanno avuto in me i gruppi di musica italiana degli
anni '70, gli Area, James Senese-Napoli Centrale, Il Canzoniere
del Lazio, insomma tutti quelli della sperimentazione....
A proposito delle tue numerose rivisitazioni della tradizione
dell'Italia meridionale, perché questa scelta ed in che misura pensi si debbano
ricordare le "radici"?
E' importante conoscere la nostra tradizione, le nostre radici, spesso suoniamo
il blues quello più intenso nero, americano quello dei tre accordi! Nella
nostra musica popolare ci sono canti antichi che sono ugualmente "blues"
ed andrebbero trattati con rispetto senza intenti filologici come spesso accade
qui da noi! Tutto ciò che riguarda la tradizione popolare è interpretato troppo
facilmente, tutto il grande lavoro che è stato fatto da Diego Carpitella
insieme ad Ernesto De Martino, ad esempio, negli anni '50 nel Salento sembra
essere però ancora sconosciuto.....la pizzica, la tammurriata, la
tarantella, si improvvisano, ma solo dopo una conoscenza approfondita sia
culturale che musicale.....
Cosa senti di attuale in questo?
E' la grande energia l'attualità, così come lo era 50 o 60 anni fa, cambiano i tempi,
ma i bisogni rimangono gli stessi cantare, suonare, danzare, improvvisare le proprie
diversità, i propri bisogni repressi, in una sola parola liberarsi dalle ossessioni
quotidiane e sperimentare avendo cura di conoscere profondamente ciò che si fa...oggi
si può suonare un samba, un fast jazz, uno slow, una pizzica con la stessa intensità,
con lo stesso piacere, l'importante è sempre e comunque l'energia e la passione
che ci metti dentro, oltre che allo studio continuo...
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il progetto è quello di realizzare un secondo CD dal probabile titolo
"Improvvisata popolare" (il primo è uscito nel
1999 "Omaggio a chesta Terra", ed. il manifesto) completamente
live e con la presenza e l'apporto di molti musicisti dell'area jazz romana.
A me piace fondamentalmente suonare insieme, quindi l'impatto live è quello che
più mi si addice. Riesco a "dialogare" benissimo con gli altri musicisti e soprattutto
ci divertiamo!Poi continuerò le mie collaborazioni con le forme d'arte più varie:
è una strada molto complicata, ma intrigante...
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Data pubblicazione: 10/05/2010
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