Intervista ad Al DI MEOLA
Blue Note Milano - 29 maggio 2003
di Vittorio
Pio Si ringraziano per la cortese collaborazione
Giuseppe Marini e Pilar Maria Gioia della Warner Music Italy
Al Di Meola, è uno dei più rispettati chitarristi contemporanei, da sempre abituato a mescolare generi e stili, come quando da adolescente passava dai
Beatles ad Elvis Presley, passando per il suono nero della gloriosa Motown. La prima svolta avvenne quando si trasferì al
Greenwich Village di New York per prendere lezioni di chitarra da Larry Coryell, uno dei capostipiti riconosciuto della cosiddetta fusion. Dopo essere stato tra i migliori allievi della
Berklee di Boston, Di Meola nel 1974 venne arruolato da Chick Corea per formare insieme a
Stanley Clarke e Lenny White i "Return Of Forever" un'esprerienza breve per quanto di seminale importanza. Da lì in poi la sua carriera solistica spiccò il volo con una serie di fortunate registrazioni, parentesi dorate con artisti del calibro di
Paco De Lucia e John McLaughlin e qualche inevitabile passo falso.
Oggi sembra un signore tranquillo e più che mai in pace con se stesso. Da qualche tempo ha formato un gruppo stabile e la sua recente settimana milanese al
Blue Note ha fatto registrare quasi sempre il tutto esaurito. Alla vigilia del suo ultimo concerto lo abbiamo incontrato per qualche domanda nel tranquillo backstage dell'elegante locale posto in Via Borsieri, ci ha risposto con estrema cordialità:
V.P.:
Partiamo ovviamente da
Flesh on Flesh, un lavoro che sembra ancora più variegato dei precedenti con un suono molto immediato e diretto, ne è soddisfatto?
A.D.M.:
Parecchio. Questo è il mio quarto disco per la
Telarc, un etichetta formidabile che mi ha sempre lasciato ampia libertà di scelta. E' nato a Miami, un posto dove mi piace sempre stare quando non sono in giro. L'ho registrato in presa diretta ai mitici
Criteria Studios, un posto che soltanto per la sua storia passata incute suggestione. Ancora di più rispetto al passato il "mood" del disco è pieno di quei riferimenti latini che mi hanno sempre incuriosito. C'è un bell'ambiente
in Florida, una sorta di crocevia obbligato per i ritmi e le suggestioni che
provengono un po' da tutto il centro America, non solo quindi Cuba.
Il
materiale è stato comunque messo a fuoco anche in alcune serate dal vivo
suonate in piccoli club dove avevamo la possibilità di testare quanto avevamo
appena concordato in studio, quasi l'opposto di quanto avviene di solito.
V.P.:
Tra gli ospiti spicca ovviamente il nome di Gonzalo Rubalcaba, dove vi siete incontrati e come mai il suo apporto è stato alle tastiere elettriche invece che al più tradizionale pianoforte?
A.D.M.:
Sono stato così contento di avere questa chance di ospitarlo nel mio disco, perché Gonzalo è semplicemente uno dei più grandi musicisti mai nati: davvero difficile far coesistere tecnica, fantasia, passione e velocità di pensiero in una sola testa, ma lui possiede tutto questo ed ancora di più. Ci eravamo incrociati in qualche festival durante gli anni, poi il mio percussionista
Gumbi Ortiz mi ha fatto ascoltare alcuni suoi lavori elettrici realizzati insieme al suo gruppo
Projecto, materiale davvero incredibile,quindi finalmente l'occasione di suonare insieme in Europa dal vivo, con la promessa di ritrovarsi in studio. L'occasione si è presentata per "Flesh On Flesh"
e ne sono ovviamente molto soddisfatto, ha scelto lui di suonare il piano
Fender e l'ho lasciato fare. Può sembrare strano dal momento che io sono un
musicista di maggiore esperienza e ho avuto altri incontri eccellenti in
carriera, ma per me è stata davvero la realizzazione di un sogno.
V.P.:
Ha trovato dei punti contatto con Stanley Jordan, il cui funambolico estro
fu in qualche modo disciplinato proprio da lei nella produzione del suo debutto discografico per la Blue Note?
A.D.M.:
No, siamo su due livelli differenti. Mi ero quasi dimenticato di quella esperienza che affrontai comunque con molto entusiasmo. Anche Stanley
è un fuoriclasse, però le sue prospettive apparvero fin dall'inizio differenti.
Il suo enorme talento è apparso avvitarsi su se stesso fino ad un progressivo
allontanamento dalle scene. So che di recente è tornato in pista con una serie
di concerti in solitario, sempre e comunque la sua dimensione migliore, sono
sempre dalla sua parte.
V.P.:
"The Infinite Desire", che era il suo debutto per la
Telarc, ha venduto molto bene anche in Italia anche grazie al bel duetto con
Pino Daniele, un brano molto passato anche nei grandi network radiofonici, come ha conosciuto la sua musica?
A.D.M.:
Pino è un musicista di grande talento, capace sempre di andare al cuore della melodia. Sapevo di una sua precedente collaborazione con
Wayne Shorter (il disco era Bella 'mbriana n.d.r) e l'ho incontrato proprio tramite
Rachel Z., una tastierista formidabile a lungo con Wayne che quest'anno ha suonato dal vivo anche con
Peter Gabriel. All'epoca suonava con me in studio. Anche Rachel ha
origini italiane e viene spesso qui, sapevo della loro collaborazione e tutto è
avvenuto in maniera molto semplice e spontanea, come del resto dovrebbe sempre
essere. So che quel pezzo è passato anche molto in radio portando così il disco
a sfiorare le diecimila copie, un risultato soddisfacente per cui mi piacerebbe
fare qualcos'altro con lui, speriamo bene.
V.P.:
Qualche anno fa ha registrato un disco dedicato interamente alle musiche di
Astor Piazzolla e spesso inizia i suoi concerti con qualcuno dei suoi brani, pensa che il suo valore sia stato riconosciuto pienamente?
A.D.M.:
Nonostante quello che può sembrare la musica di Piazzolla è tremendamente sottostimata. Forse non qui in Europa e particolarmente in Italia, viste le comuni origini latine ma negli Stati Uniti lo è di certo. Io ho passato buona parte della mia adolescenza a Little Italy, dove lui ha invece trascorso gli ultimi anni della sua vita e così diventammo buoni amici. Lui stesso aveva mi aveva proposto di realizzare un disco insieme e sarebbe stato davvero l'ultimo impegno fissato, prima dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Con molta umiltà cerco di preservarne l'eredità suonando la sua musica con molta energia e passione, l'accordion
è stato anche il mio primo strumento anche se lo suonavo davvero male.
V.P.:
Lei sembra così tranquillo e distaccato, quasi un buon padre di famiglia a cui è capitato "anche" di essere un musicista di successo. Spesso lo stile di vita in questo ambito sembra pericoloso per le numerose tentazioni che propone, distogliendo molti musicisti di talento da quello che dovrebbe essere il loro vero obiettivo. Come ha agito perché tutto questo funzionasse senza altre implicazioni per lei?
A.D.M.:
Forse dall'esterno può sembrare ma non è proprio così. Quando suoni per più di
200 giorni all'anno in un posto diverso come si riesce a ipotizzare una vita
normale?
Gli affetti, la famiglia, quanto hai di più caro finisce
inevitabilmente con soffrirne. Adesso siamo finalmente a Milano per cinque
giorni di seguito, ma proveniamo da un tour abbastanza duro di altre cinque
settimane in giro per l'Europa, poi tornerò a casa per dieci giorni, prima di
ricominciare per un altro mese buono. Intendiamoci suonare ed essere accolti
bene dovunque vai rimane sempre un privilegio assoluto, però bisogna avere
davvero un carattere forte per continuare a farlo negli anni.
V.P.:
Da qualche parte si mormora che il suo prossimo progetto potrebbe essere un disco molto più soffice, quasi pop...è vero?
A.D.M.:
E' una cosa alla quale sto lavorando da un po' di tempo e potrebbe essere vero, non lo nascondo. Mi piacerebbe fare un disco di di
rhythm and blues con delle cantanti, ma non ho ancora trovato esattamente ciò che ho in mente, la maggior parte dei nuovi personaggi in quell'area come
Shakira e Ricky Martin non hanno ovviamente il mio gradimento, trovo molto più interessanti molti dei passati lavori di
Gloria Estefan, che però aveva in Kiki Santander un fantastico
produttore.
V.P.:
Nessuna possibilità invece per una ricomposizione dei Return Of Forever
o del magnifico triumvirato con De Lucia e McLaughlin?
A.D.M.:
Chick sembra ora in una fase così diversa della sua carriera da sembrare improponibile. Non è più tempo di sperimentazioni e anche l'ambiente in generale è assai diverso. Con Paco e John ci siamo ritrovati qualche anno fa per una piccola reunion
che ha portato a un disco e successivo tour che abbiamo affrontato con il
necessario feeling, poi ognuno è stato assorbito dalle sue cose e non se ne è
più parlato, io ci spero sempre, chissà magari la prossima volta torniamo
insieme qui al Blue Note…
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COMMENTI | Inserito il 4/9/2008 alle 13.58.26 da "isotta72" Commento: Sono andata per caso al recente concerto di Al Di Meola a Sorrento ed ho scoperto una passione. Potrei essre informata circa la sua carriera. Considerato che sono un'imbranata con internet, mi consigliate un link per ascoltare la sua musica (in particolar modo per le sue collaborazioni con p. Daniele e Andrea Parodi) prima di decidere per l'acquisto. Altri nomi di jazzisti con lo stesso stile? saluti. Lina Mascolo | |
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Data pubblicazione: 13/06/2003
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