Intervista a José Luis "Changuito"
Quintana quando la musica diventa
storia 30 luglio 2002
di
Antonio Terzo
Forse a molti il nome
potrebbe non dire nulla, ma José Luis "Changuito" Quintana per grandezza
è paragonabile, nel suo genere, a quei grandi musicisti che, autodidatti, hanno
saputo imprimere un nuovo corso alla musica del proprio tempo. E come quei
musicisti, Changuito possiede anche una grande umiltà.
Mostro sacro della musica
cubana e dello stile latin-jazz, vincitore di due Grammy Awards e maestro di
molti artisti internazionali, la sua rielaborazione di un antico ritmo della
musica cubana, il son, lo ha condotto a creare il songo, il
merensongo, nonché altri generi oggi molto utilizzati dagli esecutori di
musica caraibica. I suoi incontri con autorevoli musicisti di mezzo mondo (Chucho
Valdèz, Tito Puente, Jack DeJohnette, Billy Cobham), grazie alla sua musica ed
alla sua esperienza, sono più di semplici collaborazioni, divenendo fucine di
creatività ritmiche, armoniche e melodiche. Il fascino di quest'uomo, di quest'artista,
consiste nell'incarnare la tradizione più genuina della musica della sua terra,
per consegnarla ai posteri "rinverdita" attraverso le sue originali innovazioni.
Ho l'opportunità di
intervistare Changuito grazie alla Panastudio, il giorno dopo la sua esibizione
come guest star al concerto dei Kysha25 a Palermo, durante il
quale ha concesso agli astanti la magia del suo stile: una tecnica percussiva
molto particolare, nella quale piccoli movimenti delle mani, quasi
impercettibili, producono un incessante ritmo che da accompagnamento si
trasforma poco a poco in articolato pattern, con tutta la vivacità e la
musicalità tipica della musica caraibica.
ANTONIO
TERZO: Le sue biografie riportano che lei è stato introdotto
alla musica da suo padre, Pedro, a 5 anni; ha ricevuto il primo bongo in
regalo da Roberto Calderain a 8, e partecipava già ragazzo alle gare di
percussioni fra bande.
C.Q.: Non erano gare, si trattava di jam session, con le
quali ci si confrontava.
ANTONIO TERZO: Poi dal 1970 è cominciata la
collaborazione con Los Van Van.
C.Q.: Da lì è nata la creazione
del songo. Sono andato oltre ciò che normalmente veniva fatto allora,
dandovi valore, perché ho inventato un ritmo come il songo. Ma Los Van
Van non valorizzavano ciò che stavo facendo, a partire da Juan Formel,
il direttore: l'unica cosa che adesso so è che io sono l'inventore del songo.
ANTONIO TERZO: Cosa che comunque ora le
viene riconosciuta!
C.Q.: Per lo meno tutti i percussionisti del mondo lo
riconoscono.
ANTONIO TERZO: A parte poi i Grammies che ha
conseguito per il lavoro svolto con Chucho Valdèz...
C.Q.: Abbiamo vinto 2
Grammies, in quattro persone: Horacio Hernandez "El Negro", Miguel Diaz Angà,
Chucho Valdèz e
Changuito, per il Cd "Havana Crisol" registrato
con Roy Hargrove. Lo abbiamo ottenuto
nel '97, ad
Umbria Jazz a Orvieto. Il secondo Grammy invece è stato per "La
Rumba soy yo".
ANTONIO TERZO: E il soprannome "Changuito"?
C.Q.: E' un nome antico,
d'arte, nato nell'anno '64: lavoravo con un gruppo dell'Avana chiamato
"Los Armonicos" de Felipe Dusairez. Lui mi ha
messo questo nome e da allora mi è rimasto.
ANTONIO
TERZO: Deriva dal "chango"?
Cos'è?
C.Q.: Un "chango" è uno
scimpanzé che vive in Messico, ma nella nostra religione c'è anche un santo con
questo nome, che è il dio dei tamburi: Changuito significa "piccolo chango".
ANTONIO TERZO: Come avviene
l'incontro fra la musica cubana, che lei ha sempre suonato, ed il jazz?
C.Q.: Con
Felipe
Dusariez, sempre nel
'64. Da lì in avanti ho
cominciato a conoscere tutto ciò che riguarda il latin-jazz, e ho preso a
sviluppare questa nuova tecnica con il jazz ed il latin jazz.
ANTONIO TERZO: Darebbe una
definizione di latin-jazz?
C.Q.: La definizione di
latin-jazz è semplicemente la formazione delle percussioni: nel jazz non c'erano
le congas, sono stato io ad introdurle. Movimenti molto più ritmici all'interno
di sonorità armoniche.
ANTONIO TERZO: Il
son è lo stile classico della musica cubana,
da cui lei ha poi sviluppato il songo, il merensongo, etc. Si
tratta di un modello ritmico, che è poi possibile adattare a tanti altri…
C.Q.: A seconda
dell'arrangiamento che si vuole dare ad un brano… E' solo una "cellula ritmica",
un ritmo che si può adattare, a seconda dell'arrangiatore, ad altri brani aventi
altre ritmiche originarie. Anche in un'opera classica puoi suonare un son!
(accenna alla 5th di Beethoven accompagnandosi con le mani al ritmo son!)
… e pure in Tchaikowsky!
ANTONIO TERZO: Sicuramente Cuba è
stata, almeno sotto il profilo politico, un po' bistrattata…
C.Q.: No, sulla politica
non voglio dir nulla…
ANTONIO TERZO: D'accordo.
Semplicemente chiedevo se lei si sente comunque un ambasciatore della cultura
cubana nel mondo, visto che Cuba è stata un po' chiusa…
C.Q.: Tutti i musicisti
hanno viaggiato per il mondo ed hanno portato la musica cubana in tutto il
mondo.
ANTONIO TERZO: E grazie alla musica
Cuba è potuta uscire dal proprio
isolamento, e far conoscere com'era realmente.
C.Q.: Nel regime di Fidel
Castro con la rivoluzione cubana ed anteriormente con Batista, i musicisti, chi
più chi meno, hanno sempre avuto la libertà di viaggiare e di rappresentare la
musica cubana, e principalmente Cuba come paese.
Solo che adesso c'è
maggiore facilità per viaggiare, per studiare, perché, prima della rivoluzione,
non potevo studiare musica perché ero nero. Adesso, invece, dopo la rivoluzione
cubana, posso studiare perché sono nero. Esiste sempre una tirannia razziale, è
sempre esistita, però è una parte minima. Adesso la rivoluzione ha dato al
popolo cubano, ai musicisti cubani, la possibilità di studiare nelle università
musicali, tanto nella cultura che nelle altre categorie.
ANTONIO TERZO: Parliamo delle sue
collaborazioni. Tra i suoi allievi lei annovera Jack DeJohnette,
…
C.Q.: No,
Jack DeJohnette non è mio allievo: è mio fratello!
Nel tempo trascorso insieme a Cuba non ho avuto tempo di potergli insegnare le
mie cose. E' una persona prima di tutto di grande rispetto, grande musicista,
grande uomo, persona di molta umiltà, un grande arrangiatore, un compositore, un
bassista incredibile, un pianista, tanto lui quanto sua moglie. Questo è
Jack DeJohnette!
ANTONIO
TERZO: Tra gli altri
allievi, con chi ha questo stesso rapporto così umano?
C.Q.: Allievi ne ho
parecchi: Dave Garibaldi, Gregg
Bissonette, Dave Weckl,
Giovanni Hidalgo… Un giorno negli studi di Peter Gabriel, in Inghilterra, ci trovavamo Giovanni Hidalgo,
Flora Purim, che considero mia sorella,
Ayrton Moreira, pure mio fratello, io e
Billy Cobham. In quegli studi ho
insegnato a Billy Cobham un ritmo.
Giovanni Hidalgo merita
un posto a parte: oltre ad essere mio alunno è mio "compare", ha cominciato con
me all'età di sedici anni. Questi musicisti che ho menzionato sono veri
professionisti, riconosciuti in ambito internazionale per le percussioni,
personalità che passeranno alla storia delle percussioni…
ANTONIO TERZO: Come lei!
C.Q.: Sì! Io sono un
piccolo lottatore della vita, che ha avuto la sfortuna di non avere maestri.
Però è Dio che dice che sono un maestro, che sono l'inventore del songo,
che sono un essere umano, m'ha dato la possibilità di essere un creatore
autodidatta. Credo nei fatti non nelle parole. Questo è tutto!
ANTONIO TERZO: Percussionista con
Tito Puente, Santana
[Karl
Perazzo, detto Santana, n.d.r.]…
C.Q.:
Tito Puente
è mio padre. E' un maestro, gli vorrò bene fino alla morte, perché Tito
Puente è una persona incredibile,
principalmente un amico, ha sempre aiutato tutti i percussionisti, li ha sempre
rispettati, è stato una persona eccezionale e lo rispetto come uomo, come padre,
come maestro, come professore, come inventore, come arrangiatore, compositore,
pianista. E' stato pianista e vibrafonista. Merita grande rispetto, come il
maestro Santana che è un grande uomo, lottatore anche lui, molto umano, come pure
Rebeca Mauleón, come Edgardo Gambón, Michael Spiro,
… (continua a menzionare musicisti di cui m'affanno ad appuntare
correttamente i nomi, e mentre li cerca tra i ricordi, nei suoi occhi
espressivi, provati da mille esperienze, vedo scorrere leggera tutta la sua
vita)… Ermendre,
Johnny Rodriguez "el Bongosero", e se
dimentico qualche nome che mi si perdoni perché ora ho la memoria un po'
addormentata!
ANTONIO
TERZO: E con i fratelli
Tramontana, ossia i Kysha25, come vi siete incontrati?
C.Q.: Noi conosciamo bene
quello che è stato e quello che sarà: ci sono buone idee, buoni progetti, buone
cose, qualcosa di profondo, come dire… un succo spirituale, dentro la famiglia,
i musicisti del gruppo. Si prepara qualcosa di nettamente cubano, perché se a
Milano si suona musica cubana per quale ragione in Calabria ed in Sicilia non si
può? Se a Milano e Roma ci sono scuole di percussioni, perché non possono
essercene qui? Scuole dove possiamo insegnare, non soltanto io, ma due o tre
cubani, avere classi e insegnare la musica cubana, il mambo, il cha-cha-cha, il
son, la rumba… Per questo terrò al DAMS di Cosenza un convegno, e dei
seminari a Reggio Calabria.
ANTONIO TERZO: Il "succo profondo",
come lei lo ha definito, si è notato ieri durante il concerto, quando mentre
suonava aveva gli occhi su Gino, su Alfonso, ma non si trattava solo di segnali
musicali…
C.Q.: Sì, perché stavamo
in attesa, sapevamo che lì c'era un effetto, un cambio, ci guardavamo, eravamo
in intesa. Non abbiamo avuto tanto tempo per provare ed io sono uno a cui piace
provare molto. M'è piaciuto ciò che abbiamo fatto ieri, in generale è un gruppo
completo, il concerto è riuscito perfettamente, e riuscirà sempre meglio con il
lavoro che stiamo realizzando. Mentre suoniamo e ci guardiamo ci trasmettiamo
emozioni ed è esattamente così mentre stiamo lavorando.
Voglio dire un'ultima
cosa: ho in mente di fare un cd di sei o sette brani che si chiamerà "Changuito
presenta" o "Changuito invita a Tramontana Mambo", questa è l'idea.
Ma andremo a fare una musica semplice, una musica con sentimento, perché intendo
fare una cosa di sentimento che venga ben recepita dal pubblico.
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Data pubblicazione: 23/11/2002
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