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Quattro chiacchiere con…
Mafalda Minnozzi e Paul Ricci: alias, Empathia Duo

A cura di Alceste Ayroldi
L'eMPathia Duo sarà ospite venerdì 3 luglio della prestigiosa kermesse European Jazz Expo di Cagliari.

eMPathia JAZZ DUO (Mafalda Pinozzi, Paul Ricci)eMPathia JAZZ DUO (Mafalda Pinozzi, Paul Ricci)eMPathia JAZZ DUO (Mafalda Pinozzi, Paul Ricci)eMPathia JAZZ DUO (Mafalda Pinozzi, Paul Ricci)eMPathia JAZZ DUO (Mafalda Pinozzi, Paul Ricci)
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Come è iniziato il vostro percorso artistico insieme?
Paul : Durante un viaggio a Rio de Janeiro nel 1996, andai a trovare un amico che suonava con Mafalda e immediatamente la sua voce mi lasciò senza fiato. Mafalda aveva qualcosa di speciale al di là della sua voce, sentii una forte attrazione per il suo potere di catturare il pubblico e sui musicisti. Mafalda fu quasi un "throwback" agli anni Venti per il modo in cui la sua voce ricordava uno strumento a fiato; erano gli anni in cui il repertorio jazzistico era la canzone popolare. Ricordai le parole dell'impresario di Louis Armstrong (New Orleans, 4 ago 1901 – 6 lug 1971), Joe Glaser, raccontando durante un'intervista, che da ragazzo Armstrong si commosse ascoltando le prime registrazioni di Enrico Caruso al punto di assumerlo come riferimento. Quando sentii Mafalda immaginai uno scenario musicale totalmente diverso per la sua voce che era al tempo stesso tradizionale e libera e fu interessante perché rispondeva esattamente al mio desiderio di esprimermi. In quel periodo stavo registrando il mio album e ricordo che feci ascoltare alcune mie idee a Mafalda e scoprimmo che avevamo in comune molte opinioni sulla musica e sul modo di produrla. Fu così che, nel 1997 ricevetti la telefonata di Mafalda a New York invitandomi in Brasile per collaborare al suo secondo cd e colsi al volo l'occasione. Da allora ad oggi il percorso è stato molto naturale, piacevole e gratificante nella continua ricerca di un suono che possiamo considerare nostro.
Mafalda: Quando conobbi Paul ebbi immediatamente l'impulso di suonare insieme, ricordo che entrò in un locale a Rio de Janeiro nel gennaio del 1996 con una chitarra Monteleone stupenda! Io stavo facendo una serie di concerti di musica italiana, gli raccontai del mio percorso musicale, dei miei gusti e dei miei limiti nel presentare fuori dall'Italia un repertorio in una lingua così difficile da capire all'estero. Trovai un ragazzo molto sensibile all'argomento Italia e il primo anello di congiunzione furono i ricordi legati alla sua nonna materna di origine abruzzese, a suo padre e al suo primo viaggio in Italia di cui ricordava i colori, i suoni e le atmosfere che lo avevano impressionato. Ricordo che gli chiesi aiuto, una richiesta spontanea e sincera per trovare insieme un cammino verso un suono che non avesse limiti e classificazioni, che non avesse etichette né pregiudizi, che fosse allegro e spensierato, triste ma non troppo, intenso e strutturato. Da quel primo incontro ad oggi dopo tante note ed emozioni, sfide e vittorie ho il cuore pieno di allegria e soddisfazione.



Cosa racconta la vita, anche artistica, di Mafalda Minnozzi prima del duo?

Io non so perché un bambino riesca a sentire in maniera più profonda "quel qualcosa" intorno a se, in mezzo a tanti altri bambini che non notano niente, forse a causa delle proprie esperienze di vita. A prescindere da questo la musica per me è sempre stata più che una passione, è stata una forma di interagire con il mondo, una forma per sentirmi utile, di definirmi e di avere un scopo nella vita. Durante la mia crescita sono stata spontaneamente influenzata dalla musica italiana degli anni Sessanta e Settanta, ma soprattutto sono stata profondamente toccata dalle singoli voci delle "Dive" del mondo del Jazz e del mondo della canzone popolare del passato. Ovviamente la traiettoria della mia carriera passò per Festival, Tour, programmi di radio e Tv, concerti in locali della scena romana e non solo, dove la conoscenza di un vasto repertorio di canto popolare è obbligatorio. Anche il mio primo arrivo in Brasile è stato trainato dalla forza della canzone pop italiana di un certo periodo, ma il mio amore e la necessità di interpretare brani e stili che andavano oltre quella realtà presero presto il sopravvento accompagnando l'evoluzione della mia maturità musicale. In questo mio percorso ho realizzato 8 album, due dvd, migliaia di concerti e importanti collaborazioni con grandi nomi del panorama musicale brasiliano come Leny Andrade, Filo Machado, Guinga, Paulo Moura, Martinho da Vila. Ho anche avuto il piacere di vedere diversi brani di mia composizione inseriti in colonne sonore di film e fiction. Chi è curioso di saperne di più potrà consultare il mio sito e trovare molte informazioni in rete. Una delle mie più belle soddisfazioni? Aprire a São Paulo, nel 2001 una casa discografica tutta mia per seguire i miei istinti e i miei esperimenti musicali che hanno dato come evoluzione il progetto "eMPathia".

E quella di Paul Ricci?
Ero adolescente, a New York, negli anni Settanta quando "Blue Train" di John Coltrane mi fece letteralmente girare la testa allontanandomi dall'onnipresente musica Rock and Soul programmata dalle radio di quel periodo e ben presto fui posseduto al 100% dal profondo spirito espressivo e dalla genialità del jazz. Ebbi la fortuna di studiare presso il New England Conservatory dove la didattica della formazione jazz mirava non solo alla tradizione, ma anche alla filosofia del "Third Steam" del fondatore Gunther Schuller che ebbe come scopo quello di rompere gli argini stilistici di vari generi musicali per raggiungere un linguaggio di sintesi che guardava verso il futuro. Forse è per questo che il mio viaggio nel mondo del jazz mi ha visto sempre molto attento non solo verso quello che è successo, ma anche verso quello che potrebbe succedere in parallelo. Dopo molti anni a New York, lottando per emergere in uno scenario di così tanti e grandi musicisti, ho avuto il privilegio di suonare in importanti club con molti di loro, ma il destino mi riservava ben altre sorprese. Fu per caso che venni sedotto dalla musica brasiliana a New York e capii che se il Jazz era incentrato sul pianoforte la musica brasiliana lo era sulla chitarra, nonostante entrambi i mondi fossero ugualmente ricchi di armonia e di ritmo. A New York ebbi la fortuna di suonare con Edison Machado e Dom Um Romão che sono stati i due più importanti innovatori della batteria jazz brasiliana e questa esperienza mi ha aiutato a realizzare numerosi concerti e tour con Astrud Gilberto e Bebel Gilberto, tra gli altri. Sicuramente, il fiore all'occhiello è stato l'invito di Astrud ad accompagnarla all"All Star Tribute to Stan Getz" tenutosi sul palcoscenico dell' "Hollywood Bowl" nel 1991 dove ho potuto dividere il palco con Roy Haynes, Kenny Barron, George Mraz e Gary Burton. C'era una naturale libertà di stili nel melting pot di New York e la mia esperienza con la musica brasiliana mi ha portato verso altre scoperte stilistiche: ho lavorato con Bobby Sanabria per esempio e altri musicisti di spicco del jazz latino, così come ho avuto la gratificante possibilità di suonare con grandi musicisti africani culminando in un tour mondiale con Harry Belafonte. Nel 1997 ho registrato un album di composizioni originali consegnando la mia convivenza con questi diversi stili musicali nelle mani e nelle orecchie di alcuni grandi musicisti che mi avevano offerto di collaborare con spirito "indipendente". Sono presenti nel disco: Anthony Jackson, Steve Jordan, Manolo Badrena, Randy Brecker, Alex Foster, Hugo Fattoruso, Jurim Moriera, Valtinho Anastacio, Jojo Kuo e Abdoulaye Diabate. Oltre alla collaborazione musicale con Mafalda ho partecipato recentemente alla registrazione del cd di Kathryn Bostic, importante cantautrice di Los Angeles con Will Calhoun, Keb Mo, Doug Wimbish e Darryl Jones e ho anche realizzato gli arrangiamenti per un progetto del sassofonista Butch Thomas collaborando con Lew Soloff, Kenwood Dennard, TM Stevens ed altri.

Come mai siete partiti dal Brasile? (intendo per la produzione del disco)
Mafalda: per noi partire dal Brasile è stato un fatto molto naturale perché tutta la nostra struttura operativa ha sede a San Paolo che è una metropoli "all'avanguardia" quando si parla di tecnologia. Con l'idea di vivere un'esperienza creativa diversa abbiamo registrato i dieci brani di eMPathia in "presa diretta" audio e video, realizzata da un gruppo di lavoro straordinario formato da talentosissimi professionisti, giovani dinamici creativi e sinergici nel mondo della comunicazione visuale. Tra la fase di pre-produzione e quella di post produzione il passo è stato breve e come risultato abbiamo ottenuto non solamente i dieci brani che possono essere ascoltati e visti in rete nel nostro canale YouTube ma anche molti altri video girati "live" durante il tour latino-americano.

eMPathia: calembour a parte, come è nata l'idea del vostro nome? Perché avete tirato in ballo l'empatia?
Onestamente, eravamo alla ricerca di qualcosa che andasse oltre i nostri nomi individuali e stavamo giocando con le nostre iniziali: la M di Mafalda e la P di Paul. Siamo arrivati all' "eMPathia" come conseguenza di questo, ma a posteriori possiamo affermare che il nome rispecchia esattamente ciò che stiamo cercando nella musica. Il jazz in realtà riguarda l'individualità e la peculiarità di un musicista quando riesce ad esprimersi in un gruppo e senza empatia questo non accade.

Il vostro repertorio tocca la bossa nova, le immarcescibili canzoni del miglior repertorio italiano, ma non di quello statunitense, del Tin Pan Alley per esempio. Cosa vi lega al Brasile e perché questa scelta di repertorio?
Osservazione eccellente! Beh, ci siamo esibiti per molti anni in Brasile con la canzone italiana. Forse la nostra scelta è stata quella di evitare l'ovvio insomma un tentativo di dare il dovuto rispetto ad alcune canzoni non così ovvie. Paul, per esempio, è rimasto piacevolmente sorpreso studiando il brano "Arrivederci", perché alcune progressioni di accordi non sono così abituali rispetto a un jazz standard; ha anche scherzato dicendo che secondo lui Bindi ci ha "nascosto" dentro un po' del "Nessun Dorma"! Per Paul anche una bossa come "É Preciso Perdoar" ricorda qualcosa che McCoy Tyner potrebbe aver potuto suggerire per un assolo modale di Coltrane. Un'altro esempio è il brano "Parole Parole" che ho sempre amato tanto al punto che in Brasile mi riconoscono come la sua interprete principale. Quando l'ho presentata in stile bossa nova ho scoperto che brani così belli possono sedurre e essere ancora più intensi in un linguaggio musicale che il Brasile ha impresso nel Jazz. La mancanza di brani americani nell'album forse dipende dal fatto che entrando in studio non ci sentivamo pronti a dare la nostra lettura originale a tali brani, la registrazione infatti è avvenuta spontaneamente su un repertorio già maturato sul palcoscenico. Già oggi, a distanza di alcuni mesi, abbiamo inserito alcuni standard di jazz nel nostro concerto. La lista di "materiale bruto" continua ad ingrossarsi giorno dopo giorno nello stile eMPathia.

Il futuro dell'eMPathia duo sarà in questa direzione?
La nostra direzione è data dalla libertà, dalla complicità, dal desiderio di provare, di sperimentare, cercare e anche osare per sfuggire a semplici classificazioni. Il futuro è già iniziato e ce ne rendiamo conto ogni volta che saliamo sul palcoscenico: è lì che continuiamo a proporre sempre nuove canzoni tra quelle che più amiamo e che immaginiamo possano camminare "con scarpe nuove".

Mancano brani originali, a vostra firma. Una scelta o pura casualità?
E' stata una scelta quella di presentare un repertorio conosciuto per avere dei punti in comune con il pubblico visto che il formato del progetto non è poi così semplice come appare. Ci siamo resi conto che è una sfida proporre un duo come il nostro dal suono essenziale e naturale in un mercato ricco di suoni complessi e di formazioni di grande impatto. Noi speriamo di incontrare un pubblico sempre più ampio e attento al quale in futuro proporre alcuni nostri brani originali, ma nel frattempo il nostro obiettivo è quello di far risultare un brano conosciuto come fosse stato appena scritto, essere definiti compositori grazie all'arrangiamento originale. Noi ci inspiriamo a quei grandi arrangiatori che rendono "impalpabile" il confine tra la composizione e l'arrangiamento. Noi ad esempio abbiamo una versione di "My Funny Valentine" (che si può ascoltare sul nostro canale Youtube) che è molto diversa in termini di armonia da qualsiasi altra versione. Purtroppo sappiamo che l'industria discografica preferisce fare "business" con brani inediti, ma è vero anche che la conseguenza di questo è l'eccessiva produzione in quantità a scapito della qualità. In fondo gli standard sono standard per una buona ragione, non è vero?

I brani di questo disco in base a quali criteri li avete selezionati?
Paul: Sono grandi canzoni che rappresentano un terreno fertile per il nostro formato duo. La tonalità e il tempo dipendono dai ricchi colori della voce di Mafalda; devono anche essere in accordo con una buona chiave per la chitarra considerando le corde vuote e il registro del basso che non sempre è disponibile in alcune tonalità. Per non limitare la nostra selezione di repertorio ho aggiunto al mio set una chitarra baritono in "Arrivederci" (accordata in C) e una chitarra brasiliana Del Vecchio Dinamico (una chitarra "resonator" di legno accordata in D) per sfruttare i registri più bassi. Il Dinamico cattura anche la vecchia atmosfera dell'early jazz and blues che caratterizza per esempio "La Vie En Rose". Da interprete, Mafalda dedica inoltre un'attenzione speciale ai testi privilegiando autori di grosso spessore con i quali maggiormente si identifica.

Vi è mai balenata l'idea di diventare un trio, o un quartetto?
Sicuramente! Amiamo l'idea di aggiungere possibilità e libertà anche se per ora ci stiamo gustando una libertà diversa in questo nostra formazione essenziale. Crediamo che accadrà naturalmente quando incontreremo artisti "eMPathetic"! Tra l'Italia, il Brasile e New York la lista delle persone che ci piacerebbe invitare diventa ogni giorno più lunga. Recentemente in un live a Rio abbiamo invitato la diva del jazz brasiliano Leny Andrade e a Sao Paulo il geniale compositore e chitarrista Filò Machado (i due video sono presenti nel nostro canale Youtube).

Mafalda: quali sono i suoi riferimenti artistici?
la personalità artistica e scenica delle grandi dive come Edith Piaf, Caterina Valente, Elis Regina e Ornella Vanoni. L'istrionismo vocale di Dinah Washington, Jimmy Scott, Sarah Vaughan and Cassandra Wilson e la capacità di dominare il tempo di João Gilberto, Roberto Murolo, João Bosco, Frank Sinatra, Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald e come musicisti sono pazza di Miles, Bill Evans, Wes Montgomery, João Donato e Baden Powell e Ennio Morricone.

E i suoi, Paul?
il Jazz, la music brasiliana, italiana ma anche la cubana, africana e country western. Grandi cantanti come Ray Charles, Willie Nelson, Al Green, Otis Redding …etc, etc, … Tutta la bella musica è per me un riferimento e spero che io possa tradurlo in un suono individuale. Il amo il mondo del sax e sono influenzato da Coltrane, Sonny Rollins, Coleman Hawkins, Dexter Gordon, Bird e Harold Vick. Due grandi personaggi che mi hanno fatto ripensare a come plasmare il suono sono John Coltrane e per la chitarra Daniel Lanois. I chitarristi che sono diventati i miei riferimenti artistici sono Jimmy Raney, Wes Montgomery, Cornell DuPree, Pat Martino, Jim Hall, Grant Green, Billy Bean tra gli altri.

Cosa è scritto nell'agenda dell'eMPathia duo?
Ecco i nostri impegni:
03.07.2015 European Jazz Expo Riola Sardo/OR Sardinia, Italy
12.07.2015 Festival del Jazz Senigallia/AN Marche, Italy
22.07.2015 Rio Music Drops Internacional Rio de Janeiro, Brazil
13.08.2015 Jonio Jazz Festival Faggiano/TA, Italy
12.09.2015 Jazz di Marca Sant'Elpidio/FM, Italy
26.09.2015 Mondomusica Cremona/CR, Italy
10.10.2015 Bourbon Street Music Club São Paulo, Brazil







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Data pubblicazione: 27/06/2015

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