CLARK TERRY
Un Mito, Una Leggenda…
Una gran Brava Persona!
Intervista tratta da
JazzIt luglio-agosto 2000
Testi di Dario Cellamaro
L'avevo conosciuto
attraverso un vinile quando avevo otto anni (... era il 1965), ed ascoltando questo
disco, mi dissi: "Spero, prima o poi, di poterlo ascoltare in qualche concerto live,
perché questo è un mostro!!!".
A quell'epoca vivevo con i miei genitori a Cerignola, un piccolo paese in
provincia di Foggia, dove sono nato. E quando mai si sarebbe potuta verificare la
presenza di Clark Terry da quelle parti, visto che avere la possibilità di
assistere (a quell'epoca) ad un concerto di Giorgio Gaslini era già un miracolo??
Gli anni
passavano, io continuavo a studiare, finché mi trasferì definitivamente nella città
di Varese (dove attualmente vivo) ed è stata proprio questa occasione ad aiutarmi
in quello che sto per raccontarvi.
Varese, infatti, è vicinissima al confine con la Svizzera, paese dove, fino
a quando la salute glielo ha permesso, Clark Terry era solito trascorrere gran parte
dell'anno (di solito non meno di sei mesi).
Naturalmente questa circostanza gli dava occasione di esibirsi spesso e volentieri
nei club elvetici e sono stati proprio alcuni di questi (primi fra tutti Berna e
Zurigo) che mi hanno dato la possibilità di ascoltarlo ed incontrarlo quando avevo
appena vent'anni, tanta voglia di fare, ma pochissima esperienza, soprattutto nell'approccio
suonato con la musica jazz.
Nonostante
ciò, Clark si mostrò gentilissimo e disponibilissimo nel dare a me ed altri giovanissimi
jazzisti presenti, ripetute occasioni di esibirsi al suo fianco in quelle che lui
ancora oggi definisce incontri fra amici "au pair" come dicono i francesi, senza
valutare la preparazione di ognuno ma soltanto dando ai giovani la possibilità di
confrontarsi con chi, come Clark, il jazz lo ha inventato oltre che suonato, in
modo tale da crescere ed imparare prima di tuffarsi in esperienze più grandi e professionali.
Se
tutti o se in molti fossero come Clark, ci sarebbe un continuo cambio generazionale
in ogni strumento ed in ogni strumentista, senza invidie, gare, parrocchie e soprusi.
Ma purtroppo almeno qui in Italia non è così… Ma è meglio proseguire il racconto!
In questo modo ho avuto ripetute occasioni di essergli a fianco ma sempre
con molta riservatezza tanto che, a di stanza di vent'anni, lui non si ricordava
molto di me e soltanto dopo avergli raccontato qualche particolare di quelle avventure
nel club della Svizzera, mi ha identificato meglio. In ogni caso, con la massima
umiltà, dopo vent'anni mi sono riproposto a lui in un modo abbastanza singolare
ma non casuale. Nel 1996, infatti, era stata pubblicata la mia prima opera discografica
da leader del mio attuale quintetto "Swingsuite".
Dopo aver ascoltato con attenzione questo prodotto (avendo sempre in testa
di lavorare al fianco di Clark Terry a livello professionale), decisi che non avrebbe
sfigurato al suo ascolto. Eravamo nell'estate del 1996 (il mio primo Cd era uscito
in gennaio dello stesso anno e precisamente il giorno 8 del mese di agosto, decido
di inviare una copia di questo mio primo lavoro discografico da leader a Clark,
con una lettera nella quale, oltre ad esprimergli tutta la mia stima, lo ringraziavo
di ... esistere e gli proponevo, dopo l'ascolto del prodotto inviatogli, un disco
assieme. Abituato come sono alla negligenza ed alla indifferenza
dei cosiddetti grandi del jazz italiano, ero sicuro di non ricevere alcuna
risposta o, al massimo, riceverne una del tipo:" .., ragazzo sei bravo, ma non tanto
da poter incidere un disco con me. …" Beh, mi ero sbagliato! Sia sul conto di Clark
sia sul mio conto. Infatti, il giorno 31 dello stesso mese di agosto, rientrando
a casa ed aprendo la cassetta della posta, vedo una cartolina postale, di quelle
classiche di color giallo, intestata e con l'immagine serigrafata di un signore
che suona la tromba. La grafia non mi è nota, ma quando scorgo il francobollo americano,
il sogno comincia a diventare realtà !!!
Signori,
era Clark Terry che mi rispondeva scrivendomi di essere onorato di registrare con
un batterista come me e con un quintetto di quella portata. Dopo questa frase precisava
però: "…a
condizione che i musicisti siano quelli che ho ascoltato".
Qui sono rimasto un po' perplesso, ma qualche mese dopo, in occasione del nostro
incontro, mi spiegò il motivo di quel suo dire.
"Sai,
Dario, ricevo montagne di dischi come il tuo e, dopo aver accettato
con entusiasmo come nel tuo caso, vado sul posto e trovo dei "carciofi"
e mi accorgo che a registrare il disco che ho ricevuto sono stati
dei bravi professionisti, ma che chi mi disturba sono dei dilettanti
alle prime armi che vogliono farsi strada suonando o addirittura
registrando un disco con qualcuno che conti ...".
|
E dopo, dandomi
una pacca affettuosa sulla spalla mi aggiunse:
" ... ma non preoccuparti, questo
non è il tuo caso, ah, ah, ah !!!".
Parlo con il mio produttore di allora, il carissimo amico Stefano Trasimeni,
e lui mi conferma che potevo attivarmi per organizzare il tutto. Dopo un mese di
estenuanti trattative con il suo manager, (estenuanti perché lui è a Dallas e non
si è mai preoccupato del fuso orario per faxarmi, per cui ogni suo fax, quasi uno
al giorno inviato alle sette di sera ore locali, mi buttava giù dal letto nel cuore
della notte ... il fuso orario con il Texas è di otto ore!), Clark, il
20 di Ottobre
dello stesso anno
1996,
era all'aeroporto di Milano Linate per registrare i successivi 21 e 22, il nostro
primo disco assieme!!!! E dopo questa lunga introduzione, entro nel vivo questa
storia personale fra me e questo stupendo personaggio anzi, stupenda persona!
Clark
arrivava da Francoforte e, dopo l'uscita di tutti i passeggeri, di lui neanche l'ombra.
A questo punto cominciai a pensare che avesse perso l'aereo, ma fortunatamente dopo
un po', mi si avvicinano due gentilissime ragazze che avevano notato la mia faccia
preoccupata e mi chiedono: "Scusi, lei è per caso un musicista che sta aspettando
mister Terry?".
Alla mia risposta affermativa mi indicano un signore su una sedia a rotelle.
Io francamente ero a conoscenza delle sue condizioni di salute dovute ad una grave
forma diabetica, ma non pensavo fino a tanto. Le condizioni della sua vista erano
fortemente minate da questa malattia, il suo sguardo perso nel vuoto alla ricerca
di quel Dario che lo doveva prendere all'aeroporto ma che non c'era ... Insomma,
i presupposti non erano proprio quelli che mi aspettavo. Era pure vero che ci eravamo
incontrati l'ultima volta venti anni prima, ma non pensavo che vent'anni potessero
cambiare tanto una persona!
Credetemi, mi si era stretto il cuore e mi venne in mente subito il mio caro
nonno paterno, anch'egli sofferente della stessa malattia. Con un atteggiamento
velato di tristezza mi avvicino a lui e, accarezzandogli gli allora pochi capelli
gli sussurro: "Hello Clark,
I'm Dario!". Lui mi risponde:"Oh
Dario, my wonderful friend, how are you?"
E tutto finisce in un abbraccio fra due persone, del tipo "nonno a nipote", che
si rivedono dopo tanti anni e con tanto affetto.
Solo
allo scriverlo, ancora oggi mi viene la pelle d'oca. Signori, le sue condizioni
di salute erano (e purtroppo sono) precarie, ma volete sapere perché era in quello
stato? I tedeschi (come li definisce lui) lo avevano mandato impietosamente a letto
alle quattro del mattino, ben sapendo che alle dieci dello stesso giorno aveva l'aereo
per Milano, dopo che lo avevano costretto a due giorni (dei quattro di permanenza
previsti in Germania) in ospedale fra iniezioni e flebo, per averlo fatto disidratare
ritardando di molto l'ora del pranzo rispetto all' assunzione dell'insulina, provocandogli
quindi uno shock anafilattico!.
Era digiuno (erano quasi le due di pomeriggio a Milano), ed aveva chiesto
subito di mangiare qualcosa, per poi poter fare l'insulina. Mi sono adoperato come
un pazzo perché non si verificasse ancora lo stesso inconveniente. Vi giuro,
lo sguardo di riconoscenza ed i mille grazie di Clark, ancora me li ricordo come
se fosse oggi. Al pomeriggio abbiamo fatto un po' di prove generali per la registrazione
del giorno dopo e qui, la piacevole sorpresa e nello stesso tempo l'ennesima conferma.
Con il mio aiuto, perché ormai quasi non deambula più, entra nello studio, percorre,
non senza fatica, il lungo corridoio e poi si siede nella sua postazione. Io non
l'ascoltavo da tempo e, dopo aver visto le sue condizioni fisiche non più prorompenti
di vitalità, ho cominciato ad osservarlo da lontano.
Con una calma a dir poco serafica, ha montato sia la tromba che il flicorno
oliando tutti i pistoncini e, dopo qualche minuto ha letteralmente sparato una frase
musicale sulla tromba con sordina, da fare ammutolire il più loquace dei deficienti,
di quelli che non mancano fra i maldicenti del settore. Poi mi guardò con faccia
sorniona e mi dice: "Era giusto per provare la nuova sordina; me l'hanno preparata
alcune settimane fa a New York, ma non l'avevo ancora suonata ...".
II suo sorriso tranquillo è stato l'input a tutto il resto. Disco registrato
tranquillamente in un giorno e mezzo con soltanto alcuni momenti di panico, uno
dei quali prima della registrazione del brano di apertura "Mumbles" per il
quale ha spiegato la struttura in uno slang americano incomprensibile e subito dopo
ha staccato un tempo micidiale in velocità. Beh, ognuno di noi si è arrangiato con
le proprie nozioni di struttura jazz ed il proprio mestiere. Tutto ok al primo take
e Clark felice come una Pasqua!
E' stata una session nella quale ci ha dato lezioni di musica jazz, di comportamento
e soprattutto di umiltà e disponibilità. Quelle classiche dei grandi. A proposito
di "Mumbles" c'è un aneddoto (nel corso del racconto ce ne saranno altri ancora
più esuberanti e tipici di questo poliedrico personaggio che riguarda il motivo
della mia scelta caduta proprio su di lui. Durante il viaggio in macchina dall'
aeroporto di Linate all'albergo il giorno del suo arrivo, Clark mi disse che avrebbe
avuto piacere di incidere questo brano che aveva scritto nel 1977 l'occasione dello
scandalo Watergate chiedendomi se anche qui in Italia ci fosse stato qualcosa di
simile. La mia risposta fu: "Manipulite". E fu così che ho dato il titolo
all'album. Album che fu pubblicato nel successivo mese di Luglio in cui Clark tornò
per alcuni festival jazz insieme per presentarlo ufficialmente.
Ricordo anche quel periodo con immenso affetto nei confronti suoi perché
nel rincontrarmi praticamente dopo otto mesi mi disse:
"Primo
disco primo tour ... a quando il secondo
disco ed il secondo tour?".
Fu una predizione. Successivamente all'uscita "Manipulite" purtroppo la "Old
Magic Music" di Stefano Trasimeni chiuse i battenti ed io mi ritrovai
praticamente senza produzione. Ma evidentemente io penso che Clark Terry, oltre
ad essere un grand'uomo ed un grande musicista, porti anche immensa fortuna. Infatti,
nell'Aprile del'98,
mentre stavo preparando un altro tour con lui, mi chiama l'avv. Luciano Marinelli,
in qualità di direttore artistico di una nuova etichetta, la mia attuale, DFV.
Luciano aveva letto su una rivista della mia collaborazione con Clark e mi telefonava
non già per una serata, ma perché, sia come direttore artistico che come personale
estimatore di Terry, avrebbe avuto immenso piacere di produrre un disco di Clark.
In
poco tempo, a livello proprio di alcune settimane, abbiamo concluso. Chiamo Clark
e gli riferisco del nuovo disco assieme. Lui mi rispose: "Dario,
you are a good man and I decided to bring
you fortune ! Do you remember what I told you after first recording session?".
Non c'è che dire davvero un uomo fantastico. E sempre con la sua modestia e la sua
calma. Senza mai accigliarsi o arrabbiarsi. Un modello da seguire ed...imitare...nei
limiti del possibile.
23 luglio 1998
- seconda registrazione con il
mio "Suingsuite" e Clark.
Unico brano originale è quello mio scritto appositamente ed intitolato, non
a caso, "Second Time", giusto per sancire la seconda volta assieme. Segue
un' altra importante tournée che tocca festivals jazz ancora più importanti dei
precedenti dell'anno '97.
Al termine dell'ultima data, l'indomani accompagno Clark all'aeroporto di Fiumicino
di Roma, e grazie anche alla disponibilità dei funzionari dell'aeroporto che si
rendono conto della situazione fisica poco agevole della deambulazione di Clark,
riesco ad accompagnarlo fino a quasi il carrello elevatore che portava su la sua
carrozzina per l'imbarco. Poco prima di partire lui mi guarda, mi abbraccia e mi
dice: "Thank
you for all, you will be one of my favourite
artistic sons..."
io gli rispondo: "Thank
you very much, Clark, Good bless you!".
E lui, già lontano, spinto sulla carrozzina dagli addetti mi replica:
"...
the same for you my dear ...".
Signori questo è Clark Terry !!!
Ma Clark Terry è anche una montagna di aneddoti che mostrano tutto il suo
sano splendore artistico, la sua umiltà e la sua modestia, anche nel chiedere un
semplice bicchiere di vino. A proposito di questi aneddoti ne voglio raccontare
qualcuno che mostra nella sua interezza la grandezza di questo soggetto, come uomo
e soprattutto come musicista.
Uno, per esempio, mentre registravamo il primo disco. Ha interrotto la registrazione
chiamandomi a rapporto con sguardo truce. Io pensavo preoccupato cosa avessi
potuto combinare! Beh, mi aveva chiamato per farmi notare che era arrivata l'ora
della sua insulina e che quindi doveva mangiare. E a questo proposito mi aveva chiesto
se potevo portarlo in un ristorante dove potesse mangiare dei buoni spaghetti al
pesto che aveva scoperto in un suo precedente viaggio a Genova. Io gli avevo fatto
notare che eravamo a Milano ... ... Lui mi rispose:"... se sei in gamba come
io penso, riuscirai ad accontentarmi...". Ho dovuto attraversare Milano per portarlo
a mangiare in un ristorante di amici liguri. Appena ha assaggiato la prima forchettata
di spaghetti mi ha guardato e mi ha detto: "Dario you are great!". Una cosa importante
. Non ci è mai riuscito, ma ha sempre tentato di pagare lui i conti dei ristoranti.
Purtroppo, non vedendoci quasi niente doveva dipendere da me per questo e quindi
per... me è stato sempre facile non permettere mai che pagasse lui.
II bello di Clark è che lui sembra distratto, ma nota tutto quello che gli
succede intorno ed apprezza tantissimo l'affetto che lo circonda. Un'altra volta
mi ricordo è stata all'aeroporto di Milano Linate in occasione della sua partenza
dopo la registrazione del primo disco. Spingendo la sua carrozzina per accompagnarlo
all'imbarco, sentivo degli strani suoni dalla sua bocca, ogni volta che incrociava
qualche hostess o qualche bella donna. Ad un certo punto mi sono accorto che erano
apprezzamenti benevoli sotto forma di esclamazioni. Gli ho sussurrato: "Clark, allora
ci vedi bene!" E lui mi rispose:" No amico, ci vedo poco dagli occhi, ma ci sento
benissimo dal naso!" ... ...
La
pazienza di quest'uomo e la sua disponibilità: eravamo sempre all'aeroporto
di Milano Linate in occasione della sua partenza dopo il primo tour del'97. C'era
un sole che spaccava le pietre ed un caldo incredibile E' rimasto sotto il sole
cocente con l'aereo che gli stava quasi per partire per accontentarmi ed autografare
quindici copie del disco che io avevo promesso ad un mio amico…
Grande degustatore della cucina italiana. Come del resto tutti gli altri
artisti italiani. Ma con una differenza, a parer mio. Lui degusta ed apprezza anche.
Non lo ho mai visto mangiare la pasta con la carne, o una pietanza con la frutta.
Il pane lo mangia sempre ad hoc, con la pietanza giusta. Un vero gentleman anche
a tavola. A proposito di ciò, un altro aneddoto durante il tour del'98 a Maglie,
in provincia di Lecce. Avendo scoperto che era una città di mare, aveva chiesto
dei calamaretti fritti e spaghetti con le cozze; ma solo se cio' fosse stato possibile
e senza preoccuparsi più del normale se fosse stato difficile. lo, senza che lui
lo notasse, andai in cucina dallo chef e lo pregai di accontentarlo perché ci tenevo.
Lo chef, nonostante l'avesse conosciuto solo la sera prima, mi rispose:" Come si
fa a non accontentare una persona così squisita ed amabile? Il giorno dopo si è
svegliato alle cinque del mattino per andare al mercato a prendere i calamaretti
e le cozze più fresche e gliele ha preparate a pranzo la domenica, prima del concerto
della sera. Credetemi, quando ha visto tutto quello che aveva chiesto, già pronto
sul suo tavolo, aveva la stessa espressione di quella di un bambino quando vede
Babbo Natale la notte del 24 dicembre ... ... ...
La sera stessa sempre a tavola mi chiede quanto dovesse pagare per tutti
quegli extra a tavola.
Io gli rispondo che non doveva neanche pensarci. Lui mi guarda e, sapendo
oramai che era inutile insistere, mi risponde:
"Facciamo un brindisi. Dario
for President".
Andiamo tutti a suonare, era il
26 Luglio 1998
(Maglie - Lecce). I musicisti del gruppo
abbastanza preoccupati in quanto senza scaletta, senza sapere quali brani si suonassero
e, soprattutto, senza conoscere quale brano fosse il brano d'apertura. Giusto quello,
gli addetti lo sanno, se lo fai bene, ti rilassi per il resto della serata. Insistono
con me ed io, mentre accompagnavo Clark alla sua postazione sul palco, gli sussurro
:
"Clark,
posso sapere almeno quale è il primo brano?"
Lui mi risponde:
"A
Charlie Parker's Tune, The Hymns,
ok?"
Io riferisco agli altri e si parte. Durante il pezzo, però, io mi ricordo
che sul finale Clark aveva provveduto ad uno speciale arrangiamento e comincio a
preoccuparmi perché almeno tre degli altri quattro musicisti non lo conoscevano.
Arriviamo al finale e Clark mi stupisce ancora con la sua grandezza e la sua intelligenza
non solo musicale! Chiude il pezzo in modo tradizionale, certamente immaginando
che non tutti conoscessero il suo arrangiamento. Dopo il concerto io lo ringrazio,
lui mi dice che non c'è problema ed il giorno dopo, durante il viaggio io spiego
agli altri musicisti quale fosse l'arrangiamento del finale, in modo da poterlo
suonare anche la sera dopo.
La sera dopo, 28 Luglio
1998 (Stresa, Lago Maggiore
- II° Festival del Jazz).
Prima del concerto, nel back stage, spiego tutto a Clark che mi chiede di
riferirgli minuziosamente come avessi spiegato il finale agli altri. Dopo avermi
attentamente ascoltato, mi dice:"Ok, sei bravo!": Io dico ai ragazzi che era tutto
a posto. Saliamo sul palco dieci minuti dopo con "The Hymns" nella testa.
Parte Clark...con un altro pezzo, senza naturalmente dircelo, ed intona l'introduzione
del celeberrimo "Celito Lindo" oramai da più di trent'anni suo cavallo di
battaglia.
Che dire signori? E' un genio. Un genio che ti dà continuamente attestazioni
di stima e di fiducia facendo queste cose, sapendo che comunque tu e gli altri gli
state dietro senza problemi perché vi considera al suo livello. Clark non ti sviolina.
Se ha deciso di fare due dischi con te e tre tours, il motivo c' è. Lui lo conosce,
non ritiene di dovertelo dire, ma te lo dimostra. E, ragazzi, sto parlando di quell'uomo
che ha contribuito a rendere celebri le orchestre di Duke Ellington e
Count Basie negli anni Cinquanta. Mica del gattino della mia vicina!
Per non dimenticare, poi, che a Natale di ogni anno, devo fare a gara con
lui a chi manda per primo il fax di auguri all'altro. E quasi sempre mi frega!
Concludo dicendo che il mio unico rammarico è di aver stretto questo sodalizio
già quando Clark non era più fisicamente autonomo e quindi non in grado di decidere
da solo tutto il da farsi. Mi ricordo quando me lo disse:
"Dario,
se ti avessi conosciuto prima di diventare cieco e di dipendere da tutti, ti portavo
con me a NY e, perché no, in giro per il mondo".
E penso proprio che fosse sincero in quel momento ... ... !!!
Invia un commento
Questa pagina è stata visitata 17.519 volte
Data pubblicazione: 09/10/2000
|
|