Riccardo Laudenzi (trombone):
Umberto Cesàri
è stato di gran lunga il più grosso jazzista apparso in Italia…Un individuo di tipo rinascimentale, poliedrico nei suoi interessi culturali e scientifici.
A livelli pianistici è difficile trovarne uno uguale, suonava alla Art Tatum
e pur non avendo studiato pianoforte, aveva un
"pianismo"; una potenza, che ricordava B.
Michelangeli,
Rubinstein, etc.
Era eccezionale, soprattutto, ripeto, anche come personalità. Era un uomo d'altri tempi. E che, forse, anche per questo, credo, abbia nella vita molto sofferto. Comunque un uomo, per la vita, assolutamente
impratico.
Lui amava molto le macchine da corsa, ed era anche pilota d'aerei. Due episodi, a Palermo a Villagea con
Pignatelli, e Stefan Grappelli, spariva, prendeva un aereo e andava in giro, in orari di lavoro e noi eravamo terrorizzati! Mentre a
Fano, mi ricordo, che in pochi giorni si era consumato già tutto l'avere della stagione. Aveva preso macchina a noleggio ed altro.. Allora dico:
"senti", allora si viveva molto romanticamente, "facciamo una cosa, con quello che guadagno io ci viviamo in
due". Prendemmo una vecchia barca la (Giuditta), e...vivemmo lì dentro. Mi ricordo, facemmo conoscenza dei vari pescatori, con i quali facemmo poi amicizia, loro ci portavano il pesce, e noi ce lo cuocevano, e la sera uscivamo fuori in smoking per andare a suonare a Fano in un locale, un bel locale. Ti parlo di 50/60 anni fa.
Comunque Cesàri non era assolutamente disciplinabile. Infatti, quei pochi concerti che ha fatto anche alla radio, siamo riusciti, io con
Mazzoletti, a portarcelo non so con quante moine o trucchi.
Carlo Loffredo
(contrabbasso - chitarra):
Cesàri
era più geniale, però vedi Cesàri poteva anche non essere capito, dal pubblico…era molto avanti, molto compresso, suonava in maniera molto… aveva delle armonizzazioni paurose, per cui sì era più indemit di
Teddy Wilson, era difficile il jazz di Cesàri, era molto difficile, lui aveva una mente tutta sua, un'elaborazione tutta sua, infatti, il dramma per chi lo accompagnava, basso e chitarra, era andargli appresso per gli accordi che lui faceva, quando gli chiedevamo: tu che accordo metti? "Non lo so", perché lui la musica non la sapeva, però non gli mancava l'attività, allora, come fai a mettere un basso giusto su un accordo che non capisci quale sarà? Cesari anche se suonava un certo brano, non si sa come usciva, lui lo trasformava e diventava un certo brano sì, come titolo ma poi all'interno… era difficile poterlo seguire, era difficile anche per un sassofonista, perché tutti abbiamo bisogno di una base armonica, di un binario a cui appoggiarsi, Cesàri era terribile.
How high the Moon gli sembrava facile, pensa un po'!
Marcello Rosa
(trombone):
...al Rugantino
c'era Cesàri al piano che suonava con noi ma c'entrava come "il cavolo a
merenda" perché Cesàri stava su un altro pianeta, sulla luna.
Adriano Mazzoletti (critico,
batterista):
Cesàri era un professionista che però non ha mai fatto il professionista, cioè il professionista che ha fatto molto poco, perché lui si era chiuso in se stesso, e secondo me,
Cesàri è un caso molto particolare, è stato un genio, però, un genio che non si è voluto esprimere di fronte al pubblico. Raramente lui ha suonato al top delle sue possibilità al pubblico, lo faceva a casa.
Era un grande, aveva un enorme fantasia…
Io Cesàri l'ho conosciuto nel '52, lo feci venire a Perugia a fare il primo concerto, il mio primo concerto di jazz che ho organizzato nel
'52, avevo 16 anni, a Perugia al centro Universitario Musicale. In una sala di fronte
a cinquecento persone c'erano: Umberto Cesàri pianoforte che aveva 32 anni,
Pepito Pignatelli alla batteria, che non era ancora andato in galera, Riccardo Laudenzi
detto Piciccio al contrabbasso, Alfio Galligani al clarinetto che era un musicista di
Perugia, e Lilian Terry al suo primo concerto, alla sua prima apparizione in
pubblico. Io ho la registrazione di questo concerto, che però, purtroppo, è su "filo" e non ho la possibilità di
sentirla perché non ho un registratore a "filo".
...L'ho conosciuto (Cesàri) nel '52, mi è sembrata una persona assolutamente normalissima, arrivò lì con una bellissima ragazza che si chiamava
Gaia Germani, in realtà Giovanna Giardina, e devo dire che era molto carina, poi ho frequentato molto (Cesàri) quando lavorava con la
Roman New Orleans Jazz Band, e quello che mi ha sempre meravigliato in Cesari, che era un
musicista di grandissimo e altissimo livello, credo che sia stato il più
grande, non lo so, a me i paragoni non mi piacciono mai, però è stato, secondo me, il più grande musicista italiano di jazz, credo, sicuramente, perché non vedo altri
musicisti. Se Umberto avesse avuto un carattere diverso, avesse avuto meno problemi di quelli che aveva era sicuramente il musicista più importante e significativo del jazz italiano. Su questo io non ho dubbi: persona estremamente gentile, cordiale, però aveva questa sua posizione di suonare sempre con musicisti nettamente inferiori a lui. Non ho mai capito, l'unica volta che credo lui abbia suonato con musicisti del suo livello, sono state due: una volta in Sicilia con
Stephane Grappelli, però anche lì a parte lui e Grappelli il resto non è che facesse scintille, c'era
Brando alla batteria, ora Brando era un bravo batterista ma non era eccezionale, poi c'era
Tonio Albamonte al trombone che era un trombonista siciliano, ma anche lui non è che fosse…, professionisti però, sia Brando che
Albamonte, però non erano del livello di Grappelli e Cesàri.
Grappelli aveva una stima enorme per Umberto, enorme, una cosa pazzesca, considerava Umberto
il miglior pianista con il quale avesse mai suonato. Sì, aveva suonato anche con Oscar
Peterson, però diceva che la sensibilità di Cesàri era superiore a tutti. Questo mi diceva
Stephane…non era certo una balla!
Umberto era un professionista, ma poi era il re dei dilettanti, nel senso, no nel senso "dilettanti" come spregiativo, in questo caso in senso straordinariamente alto, cioè la
musica come diletto, allora lui, probabilmente, aveva nei confronti di quello che lo faceva per mestiere quasi un senso di…c'era anche un rapporto con il denaro, non gli piaceva "mercificare" quello che faceva… difatti, io mi ricordo che quando
lo chiamai a fare quella trasmissione, mi ricordo una cosa sconvolgente, lui non si occupò minimamente del compenso che dovevano dargli! Adesso, non so quanto ebbe, mi pare un milione, era nel
'68 un milione era abbastanza buono, però lui non mi chiese nulla!
Allora, voglio dire, Umberto è stato un grande , uno dei grandissimi, e se riusciamo fare un disco che possa rendergli giustizia, cosa un po' difficile, perché ci vuole ben altro per rendere giustizia a Umberto Cesàri, pensa, che ho avuto il coraggio anch'io di suonare con Umberto Cesàri, pensa un po'
che coraggio… ho anche una fotografia che ci immortala, ti parlo del 1959/60, ero un ragazzino, avevo una barbetta a quell'epoca...
Questa pagina è stata visitata 4.716 volte Data ultima modifica: 30/07/2017 Segui @Jazzitalia
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