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Intervista a Sergio Caputo
di Luigi Milani
marzo 2007



Fantasy
Everything I do

Alzi la mano chi non ricorda le canzoni di Sergio Caputo, l'autore di tanti, indimenticabili, successi come Un Sabato Italiano, È l'astronave che va, Italiani Mambo. Oggi Sergio vive in California, e il cambiamento di latitudine è coinciso con un profondo mutamento nel suo universo musicale. Senza rinnegare affatto il passato, l'artista ha infatti abbracciato con convinzione e grande abilità tecnica con Enrico Ravalo Smooth Jazz, un genere musicale molto in voga non solo negli States. Sergio è in buona compagnia: musicisti del calibro di George Benson, Norman Brown e Kenny G. sono tra gli alfieri di questo stile, un Jazz leggero ma mai banale, infarcito a tratti da sonorità latine. In esclusiva per gli amici di JazzItalia, l'artista ha rilasciato l'intervista che segue, una breve chiacchierata dalla quale emerge il ritratto di un artista completo e di un uomo dalla simpatia non comune. Argomenti dell'intervista, l'attività di Sergio e il suo punto di vista sui nuovi mezzi di diffusione della nostra amata musica.



Luigi Milani: Caro Sergio, sarei tentato di salutarti con un caloroso "Bentornato!", ma mi guardo bene dal farlo, perchè temo che ti arrabbieresti: in realtà, infatti, non ti sei mai allontanato dal mondo della musica. Vero è però che è per qualche tempo non si parlato molto di te, almeno nel nostro paese...
Sergio Caputo: Questo non lo so. Manco dall'Italia da un bel po'. Ma ho sempre mantenuto un filo diretto col pubblico italiano, tramite il mio sito e il mio Blog. Mi dicono inoltre che mi si sente in radio, anche se non con la frequenza di altri artisti "residenti" e spinti dalle case discografiche locali. Da tre anni, poi, sto tornando in Italia in tour almeno una volta all'anno, con grande piacere e anche con la grande soddisfazione di fare "tutto esaurito".

L.M.: La scelta degli States è stata dettata da ragioni di carattere artistico, o semplicemente da un desiderio di cambiamento?
S.C.:
Dal punto di vista artistico sentivo di essere giunto ad un bivio: cambiare radicalmente, o diventare ripetitivo; ho scelto di cambiare tutto. Poi c'era sicuramente anche un desiderio di cambiare la mia vita. Non è stato facile, ma ora non tornerei indietro.

L.M.: La California è la patria del Macintosh, nato nei laboratori di Cupertino. Sei anche tu, come i tuoi concittadini statunitensi, un grande appassionato di tecnologia?
S.C.:
Sono appassionato di tecnologia, ma tento di non esserne schiavo. Insomma, cerco di usarla senza esserne usato. Per quanto riguarda Cupertino, ho avuto il piacere di assistere alla nascita di iTunes e dell'iPod proprio lì, nella sede della Apple, durante la presentazione di Steve Jobs alle etichette indipendenti. Eravamo circa 150 persone, e la mia etichetta, la Idiosyncrasy Music, è stata fra le primissime ad aderire a questo nuovo modo di distribuire la musica. Oggi so di aver assistito, e partecipato, all'inizio di una vera e propria rivoluzione.

con Lester BowieL.M.: Il fenomeno degli MP3 ha assestato un robusto scossone all'industria discografica. Penso alla pratica del file-sharing, e a tutto quello che ha comportato per le major del disco. Oggi la possibilità di acquistare legalmente contenuti multimediali è una realtà consolidata, vedi il successo planetario di iTunes Music Store. Qual'è la tua opinione rispetto ai nuovi media? Credi anche tu che, dopo il vinile e le audio cassette, anche il CD abbia i giorni contati?
S.C.:
Non credo. Il CD come tale resta un supporto utile per la musica e per molte altre applicazioni. Per quanto riguarda la musica in particolare, anche quando tutta la tua collezione è digitalizzata sul tuo computer, è sempre una buona idea farne un backup su CD (o tenersi i CD originali). I computer prima o poi muoiono (quando meno te lo aspetti), e non vuoi dover ricomprare tutto. No, il CD non diventerà obsoleto così in fretta. Per quanto riguarda l'industria discografica, è sorprendente come alcune corporations abbiano tentato di ostacolare iTunes, che rappresenta oggi il modo migliore di acquistare la musica legalmente. Oggi poi, che una realtà storica come la catena Tower Records è stata costretta a chiudere! Posso, semmai, prevedere la scomparsa graduale dei negozi di musica, o la loro trasformazione in stazioni di download e merchandise. Come artista, ma anche come consumatore, ho sempre sofferto il problema di non trovare ciò che cerco nei negozi. Con iTunes trovi tutto, e puoi averlo subito. A un prezzo imbattibile.

L.M.: Abbiamo accennato ad iTunes Music Store, dove la tua discografia è ben rappresentata. Oltre ai tuoi dischi storici - il mitico Sabato Italiano risale ormai al lontano 1983, quando entrambi avevamo molti più capelli in testa e meno primavere sulle spalle - compare un disco a mio avviso stupendo. Sto parlando, come avrai capito, di That Kind of Thing. Avviato il preview del primo brano ho creduto di avere sbagliato disco: ero convinto di stare ascoltando la chitarra di George Benson, mio idolo da sempre. Ti va di parlarci di questo lavoro, Sergio?
S.C.:
Che dire? That Kind Of Thing è nato quasi per gioco, non avevo ancora voglia di scrivere testi in inglese, così ho suonato le melodie dei brani sulla chitarra. Qui lo chiamano "Smooth Jazz" ed è un genere molto seguito. That Kind Of Thing è stato accolto molto bene da critica e pubblico, è stato passato in radio in almeno 48 Stati, e per il pubblico americano S.C. è un chitarrista "Smooth Jazz". Oggi sono al lavoro sul secondo album del genere.

con Dizzy GillespieL.M.: L'altra novità è "A tu x tu", una raccolta unplugged dei tuoi hit di sempre. Com'è stata accolta dal pubblico, e soprattutto - domanda impegnativa – qual è il pubblico di S.C. oggi?
S.C.: con Dizzy GillespieA Tu Per Tu è stato il mio modo di dare ai miei estimatori una specie di "concerto privato", un po' come se andassi a casa loro con la chitarra a suonargli i loro brani preferiti. Mi confermano che se metti su il CD e chiudi gli occhi, l'impressione è che io sia lì in persona con la chitarra a cantare e suonare. È stato accolto molto bene. Il mio pubblico oggi è molto vario, va dai 17 ai 45 anni. Ai miei concerti lo si vede con molta chiarezza. A Tu Per Tu è stato anche apprezzato da chi non mi conosceva affatto, ed ha avuto un approccio alla mia musica più diretto, senza tante mediazioni.

L.M.: Cosa risponderesti a tutti quelli che si ostinano a ricordarti come l'ironico chansonnier dei tempi di Mister Fantasy?
S.C.:
Non saprei…è stata una fase importante della mia carriera, che personalmente ricordo con grande piacere. Detto ciò, devo aggiungere che non ho il minimo controllo sul modo in cui la gente vive il mio personaggio.

L.M.: Che ricordi hai di quel periodo? Come approdasti alla corte del buon Carlo Massarini e di Paolo Giaccio, regista di quella storica trasmissione televisiva?
S.C.:
Erano anche i miei anni di scoperta del mondo, anni irripetibili nella vita di ogni persona. Tutto era una promessa, tutto era nuovo ed eccitante. La storia di Mister Fantasy nacque per caso, un po' come tutta la mia vita: io suonavo spesso nei locali progressivi, dove nasceva la nuova musica. E Paolo Giaccio seguiva con molta attenzione le nuove tendenze, così come Massarini. Alla fine ci imbattemmo gli uni negli altri.

L.M.: Grazie Sergio, per la squisita cortesia e disponibilità con le quali hai accettato di sottoporti al rito inevitabile dell'intervista. Oggi più che mai, c'è bisogno di artisti veri come te.

Risorse in Rete:
- Il sito ufficiale di Sergio Caputo: http://www.sergiocaputo.com
- Il Blog di Sergio Caputo: http://www.sergiocaputo.blogspot.com
- Calendario Tour italiano: http://www.sergiocaputo.com/italian/it_concerti.htm
- L'etichetta discografica di Sergio Caputo: http://www.idiosyncrasymusic.com/
- La più grande risorsa on line dedicata allo Smooth Jazz: http://www.smoothjazz.com












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Data pubblicazione: 22/05/2007

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