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Intervista a Roberto Occhipinti
Da Toronto a Modica
il mondo virtuale della rete ci rivela un jazzman che porta la Sicilia nel cuore: Roberto Occhipinti
di Giuseppe Mavilla

Inaspettate sorprese giungono di continuo dalla rete. Come spesso faccio durante il giorno, anche per dare meno attenzione al piccolo schermo, ormai troppo pieno di stupidaggini e frivolezze, sto navigando in rete sui miei siti preferiti, in cerca di notizie che riguardano tra l'altro anche la musica e quindi è inevitabile che mi soffermi un po' proprio su Jazzitalia. Ed è lì che mi imbatto sulla recensione di John Coltelli relativa all'edizione 2006 del Rochester International Jazz Festival dove si parla tra l'altro dell'esibizione di Roberto Occhipinti, musicista canadese di origine italiana. Nulla di strano se non fosse per il fatto che quella recensione mi fa ripiombare indietro nel tempo a circa un anno fa.



L'occasione è il dopo-concerto di Chiara Civello a Villa Gisana, Modica, Luglio 2005, nell'ambito del festival "Note di Notte 2005" quando mentre mi intrattengo con amici, mi informano che un musicista la cui famiglia ha origine modicane suona il jazz in Canada dove vive abitualmente e dove possiede un'etichetta discografica chiamata Modica Music. Raccolgo tutte le mie forze mnemoniche, una telefonata e sono in contatto, pensate un po', con colui il quale ospiterà a breve il Roberto Occhipinti di cui scrive John Coltelli nella sua recensione. E Roberto arriva a Modica nei primi giorni dello scorso Agosto, ancora qualche contatto e riesco ad incontrarlo per un primo saluto. Ha con sé il suo ultimo album, "Yemaya" di cui ho già letto la recensione e ascoltato i sampler attraverso il suo sito. Ci diamo appuntamento a breve per l'intervista dopo esserci scambiati qualche impressione sul mondo del jazz. Lui mi parlato delle sue scelte musicali, io della musica che ascolto e della mia attività di giornalista. Mi da una copia del suo "Yemaya", che prenderà posto sul mio cd player per parecchi giorni e il cui ascolto mi consentirà di conoscere e apprezzare la sua musica, la sua personalissima combinazione di swing, ritmo e cultura afrocubana il tutto messo insieme con gusto, con immensa cura e raffinatezza grazie alla sua professionalità che non lascia nulla al caso. Sì perché i numerosi ascolti del suo cd mi danno l'esatta dimensione artistica di questo musicista molto popolare in Canada, dove per questo suo ultimo album ha vinto l'edizione 2006 del National Jazz Awards come produttore dell'anno. Un musicista attivissimo da sempre in vari contesti, attento ai linguaggi del modern-jazz ma legato alle radici musicali e culturali proprie e di quella parte del mondo, come Cuba, dove l'essenza della musica sa toccarti profondamente nel cuore e nei sentimenti. Andiamolo a conoscere meglio passando all'intervista.

G.M.: Allora Roberto quando e come ti sei appassionato alla musica?
R.O.: A casa mia si viveva con la musica. Mio Padre per quanto facesse un mestiere che nulla aveva a che spartire con la musica amava la musica, in particolare le grandi opere, lui stesso si dilettava a cantare, era un tenore e interpretava alcune aree delle grandi opere liriche e le canzoni napoletane. Ma cantava anche le canzoni tradizionali siciliane, per cui abbiamo sempre vissuto in stretto contatto con la musica. Inoltre io ho un fratello più grande di me che suona il sassofono e che gia sentivo suonare quando avevo otto anni. Suonava il jazz, ma quando nacquero i Beatles passò alla musica leggera. Nella nostra scuola avevamo un'orchestra, nelle scuole canadesi infatti si studia musica strumentale e a quell'età io non ero molto alto pertanto suonavo il violoncello. Il mio sogno però era suonare il basso, ricordo che avevo un disco di Oscar Peterson "Night Train" con Ray Brown al contrabbasso e Ed Thigpen alla batteria. Quelle note del contrabbasso di Ray Brown mi colpirono e fu allora che nacque questo grande amore per il contrabbasso. Poi successivamente per migliorare la tecnica studiai musica classica ma continuando a suonare il jazz. I miei studi proseguirono all'università, lì non ci sono i conservatori, e incominciai anche a lavorare suonando in un'orchestra sinfonica. Ho lavorato anche nell'opera e visto che Toronto è una città molto attenta al cinema e al teatro ho fatto tante colonne sonore di film famosi come in "Stregata dalla Luna". Devo dire comunque che se si sa suonare il jazz, allora si può suonare di tutto, anche la contemporanea.

G.M.: E in quale situazione ami suonare il jazz oggi?
R.O.:
In trio, piano, basso e batteria come Oscar Peterson o Bill Evans o in quintetto con l'aggiunta di tromba e sassofono e c'è ancora tanto da dire e da fare. Inoltre io amo molto la musica cubana e brasiliana per via di questa base ritmica molto sofisticata e su questa base si possono aggiungere tante altre cose. Vado molto spesso a suonare a Cuba e mi sembra di essere a casa mia, mi trovo benissimo ho suonato con Horacio "El Negro" Hernandez abbastanza conosciuto da queste parti. L'attuale batterista del mio gruppo è un cubano si chiama Dafnis Prieto, un genio, ha suonato con musicisti come Don Byron, Steve Coleman, Henry Threadgill, Chucho Valdez, Michel Camilo. Se capita da queste parti vi consiglio di andarlo ad ascoltare.

G.M.: Entrando sul tuo sito ho scoperto che hai una casa discografica che hai chiamato Modica Music. Come ti è venuto in mente di usare questo nome?
R.O.:
Io sono nato in Canada da genitori modicani ed ho un passaporto italiano e sono molto legato alla città di Modica, il nome che ho usato è un omaggio alla mia famiglia. E poi qui ho tanti parenti che mi vogliono bene, sempre disponibili ad ospitarmi ogni volta che decido di passare le vacanze qui. Sono trent'anni che abitualmente in estate vengo qui e mi piace tenere vivo questo legame con le mie radici.

G.M.: Qualche critico musicale ha definito questo tuo ultimo album "Yemaya" un album di musica Latin-World. Sei d'accordo con questa definizione?
R.O.:
Non completamente, preferirei afrocubano.

G.M.: Parliamo di questo tuo ultimo lavoro?
R.O.:
E' il mio terzo album, il primo si chiamava Trinacria e aveva in copertina il simbolo della Sicilia, poi è seguito The Cusp. Con questo mio terzo album ho messo insieme due brani scritti da me Mank e El Otro Tipo, e brani tradizionali cubani, di cui ho invece curato gli arrangiamenti, tra i quali quello che da il titolo all'album che è un brano che io avevo arrangiato per un altro progetto. Il cantante è un bravissimo percussionista che ha vinto la "Thelonious Monk Competition" in percussioni, conosce tutti canti della tradizione afrocubana. Yemaya è la vergine afrocubana chiamata Santeria, il suo nome cattolico è La Regla de Ocha ed è anche la Santa Padronale di Cuba. Ho sentito cantare per la prima volta questa canzone proprio da lui e mi è piaciuta molto quindi ho scritto un mio personale arrangiamento. Così ho fatto anche per un brano di un musicista brasiliano Djavan, A Ilha, e per quello di Jovino Santo-Neto, anche lui brasiliano, il brano si chiama Maracatres e apre il cd. Poi ci sono due brani, The Shadow e Herbie's Mood scritti dal mio amico-fratello Hilario Duran, pianista, per un concerto da tenere insieme. Poi mentre eravamo in studio per registrare abbiamo deciso di inciderli ed inserirli nell'album. Per finire, un brano del sassofonista della band Phil Dwyer, Bernardo's Tango e l'ultimo pezzo, autenticamente tradizionale, Yambu, dedicato ad uno dei tanti vecchi musicisti di Cuba, Pancho Quinto, molto conosciuto, tanti hanno fatto una sorta di pellegrinaggio per studiare con lui.

G.M.: E dei musicisti italiani cosa ne pensi, ti piacerebbe suonare con qualcuno di loro qui in Italia?
R.O.:
Ce ne sono tantissimi, il mio sogno è di suonare in Italia, non l'ho mai fatto ma ci sono musicisti molto interessanti come Paolo Fresu, Stefano Bollani, Enrico Pieranunzi, Enrico RavaStefano Di Battista...

G.M.: A quale progetto ti dedicherai, musicalmente parlando, quando fra pochi giorni tornerai in Canada?
R.O.:
Ciò che ti sto per dire è una cosa molto interessante, devi sapere che in famiglia ci sono altri musicisti, ovvero mio fratello Michael, che tra l'altro ha suonato ad Umbria Jazz con un suo gruppo e un cugino, David Occhipinti che ha abitato a Milano per alcuni anni. Adesso sono entrambi a Toronto. Io e mio fratello Michael stiamo lavorando su un progetto che si chiama Sicilia Jazz Project perchè io anni fa ho trovato un disco di canzoni tradizionali realizzato da Alan Lomax (January 31, 1915 – July 19, 2002) che è un musicologo americano che nel 1953 è venuto anche in Sicilia ed ha girato per tutta l'isola ed è arrivato anche nella contea di Modica. Quello stesso anno mio padre lasciava Modica per andare in Canada. Stiamo rielaborando questi documenti sonori, abbiamo già proposto qualcosa durante alcuni concerti e abbiamo appurato che piace e che suscita molto interesse, penso che in novembre entreremo in sala d'incisione. E' un progetto a cui teniamo moltissimo.

A questo punto ci congediamo da lui, fra pochi giorni Roberto sarà di nuovo a Toronto nel pieno della sua attività di musicista, compositore, arrangiatore e produttore. Ci siamo dati appuntamento per l'anno prossimo e nel frattempo torniamo ad ascoltare il suo Yemaya che ad ogni nuovo ascolto ci affascina sempre di più. Fate una capatina sul suo sito all'indirizzo www.robertoocchipinti.com per un primo approccio alla sua arte...







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Data pubblicazione: 30/11/2006

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