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"Radio 3 suite jazz-Battiti" bilancio di un anno: intervista a Pino Saulo

di Gianni Montano
2010


Wadada Leo Smith - Pino Saulo
Sant'Anna Arresi 2009
(by Ortensia Coloru)

Per i jazzofili è un appuntamento davvero imperdibile: il concerto settimanale di Radio 3 suite. In onda preferibilmente al martedì, ma con possibili anticipi al lunedì o posticipi al mercoledì, costituisce un'esperienza a cui non si può rinunciare. In estate, poi, il programma raddoppia, diventando bisettimanale. Si fa più presto ad individuare chi non è stato trasmesso nel 2010, che ad elencare i tanti protagonisti delle dirette o delle registrazioni andate in onda. Qualche nome fra i tanti ascoltati: Roscoe Mitchell, Butch Morris, George Lewis, Matthew Shipp….e fra gli italiani: Franco D'Andrea, Rosario Giuliani, Giovanni Guidi, la "Cosmic band" di Gianluca Petrella e molti, molti altri. Insomma tutto quanto c'è di meglio in circolazione ha avuto il suo passaggio su Radio 3. In più, da qualche tempo, anche "Battiti", altra trasmissione per palati fini ed esigenti, in onda tutti i giorni "round midnight", ha iniziato a dedicare uno spazio ai concerti, oltre alle selezioni discografiche, giustamente di nicchia e alle interviste a personaggi dell'altra musica, quella che abitualmente le altre emittenti non curano. Anche qui le scelte sono state oculate e "poco sagge". Si è cercato l'inconsueto, il ricercato, mai andando incontro ai gusti del "grande pubblico", catturando comunque l'interesse di un gruppo fedele ed esigente di ascoltatori.



Per tracciare un bilancio dell'anno appena trascorso abbiamo intervistato Pino Saulo, il responsabile di queste trasmissioni a cui tutti gli appassionati di jazz o di musica ad esso limitrofa, devono indubbiamente molto. E' grazie alla sua grande passione, oltre ad un'indubbia competenza nell'ambito musicale unita ad una profonda conoscenza del mezzo radiofonico, che si è potuto realizzare questo continuo collegamento con l'attualità più vivace, con le voci più significative della contemporaneità. E' stata un'impresa quasi titanica, vista la carenza di risorse, ma l'intelligenza, le idee, sostenute dall'amore per i "suoni eterodossi", secondo un'espressione particolarmente cara all'autore e conduttore romano, hanno consentito la realizzazione di questi progetti.

"Battiti" ha "battuto" radio3 suite jazz. Sembra che i migliori concerti dell'anno siano andati in onda dopo mezzanotte. In particolare facciamo riferimento a "Sound Is " di Rob Mazurek e a "Henry Threadgill Zooid". Sei d'accordo? Come sei riuscito a convincere Threadgill, dopo averlo "mancato"in precedenti occasioni non per tua cattiva volontà, la più recente a S.Anna Arresi, se non erro?

Si tratta di due concerti straordinari che provengono da una rassegna intitolata "be music, night"(è una citazione da una poesia di Kenneth Patchen, già utilizzata qualche tempo fa da Peter Brötzmann per un suo cd che omaggiava Patchen) che abbiamo potuto realizzare grazie a Flavio Severini e alla disponibilità della Fondazione Musica per Roma. Ovviamente essendo una collaborazione tra l'Auditorium Musica per Roma e Radio3 il fatto che i concerti andassero in onda era tra le condizioni…

Fra gli altri concerti da ricordare, potremmo nominare Myra Melford "Out to lunch" da Parigi e, malgrado la registrazione un po' carente, la "Diaspora suite" da Saafelden di Steven Bernstein e soci. Segno che la collaborazione con il circuito euroradio può dare buoni frutti. Era la prima volta, che mandavi in onda contributi dalla rassegna austriaca di Saalfelden, tutti ricchi di motivi di interesse, anche se non registrati adeguatamente.

Negli ultimi anni il livello delle offerte dalle radio europee si è molto alzato e soprattutto c'è una maggiore presenza di concerti di livello internazionale, anche perché c'è un'ampia selezione che viene da alcuni dei festival più interessanti e importanti, come Banlieues Bleues o ancora Saalfelden e Inntöne. Non era la prima volta che trasmettevo la Melford o Bernstein ma non con queste formazioni; entrambi i progetti erano molto interessanti, anche se quello di Bernstein effettivamente un po' penalizzato dalla registrazione…

Particolarmente interessanti ed apprezzati "Little women", sempre ripresi a "Saalfelden", questo gruppo di americani duri e puri, in grado di collegare noise, suoni metallici ed elettrici, l'avanguardia chicagoana e altri elementi contemporanei in una sintesi forte, non aggraziata, d'urto, ma con una sua sostanza. E' vero che non volevi trasmetterli?

Bè, non è esattamente così, diciamo che avevo qualche perplessità sulle reazioni degli ascoltatori. Il concerto è tenuto quasi costantemente su un livello sonoro molto elevato (così come il cd), una specie di onda d'urto o di muro di suono che richiede un'empatia e partecipazione totale e temevo che un'ora di musica così potesse risultare piuttosto dura da digerire, considerato che spesso l'ascolto della radio avviene in concomitanza con lo svolgimento di altre attività. I riscontri sono stati quasi tutti positivi e alcuni addirittura entusiastici e questo non può che farmi piacere.

In ambito italiano ci piace segnalare 3 nomi su tutti: "Open combo" di Silvia Bolognesi, che ha meritato la vittoria nel top jazz 2010 come nuovo talento, "Pastorale" di Stefano Battaglia e Michele Rabbia, forse ancor più convincenti dal vivo che nel disco ecm e l'"Omaggio a Gaslini di Roberto Bonati da "Parma jazz frontiere", uno che si distingue per la cura che dedica ai suoi progetti.

Stimo enormemente Silvia Bolognesi e sono veramente contento della sua vittoria nel referendum di Musica Jazz: ha ottime capacità compositive, sa come guidare un gruppo anche numeroso e con personalità forti come l'Open Combo ed è una bravissima contrabbassista. Battaglia e Rabbia hanno un livello di comunicazione – tra loro e con il pubblico – veramente notevole e quel concerto lo ha dimostrato in pieno. Nel caso di Roberto Bonati, oltre alla cura e all'attenzione che gli sono propri, in quel progetto traspariva l'affetto e l'amicizia derivata dalla lunga frequentazione con Gaslini.

Il livello medio delle esibizioni è stato alto. La media della messa in onda è stata di più di un concerto a settimana. Non possiamo che essere soddisfatti di questi dati. E' stato faticoso per te reggere questo ritmo?

Faccio un lavoro molto bello, gratificante e che mi da molte soddisfazioni. Lavorare con la musica (e con i musicisti) è un privilegio che rende la fatica sopportabile. Certo, ci vuole un impegno quotidiano, costanza e tanto lavoro, anche in termini di orario, ma credo che ne valga la pena… considera inoltre che da settembre battiti va in onda tutti i giorni …

La maggior parte dei concerti appartengono al jazz di oggi, alle tendenze attuali. Concedi poco spazio al revival, al mainstream. Sei molto più attento alle novità. Questo ti procura critiche da parte dei tradizionalisti?

Il jazz oggi, come sai bene, viene declinato in tanti modi diversi. E' un po' fuorviante parlare in termini di jazz tradizionale o di avanguardia. Userei piuttosto il temine contemporaneo, di chi vive e suona nella contemporaneità. In questo senso cerco di rappresentare, ovvero di dare spazio, a tutte le tendenze, secondo anche la disponibilità dei festival. Credo però che il jazz sia un linguaggio vivo e che deve la sua fertilità proprio alla capacità endogena di sapersi innestare e di saper essere musica del mutamento, e in questo senso sì, cerco di privilegiare la musica più avventurosa. Ma avventurosa non significa necessariamente avanguardia…mi piace ricordare, ancora una volta, una frase di Massimo Urbani, che suonava più o meno così: l'avanguardia è nei sentimenti.

Parliamo di delusioni, piccole o grandi. Due nomi su tutti: la diretta del trio di James Blood Ulmer da Udine, bluesacchiante con scarsa ispirazione e il troppo letterale e calligrafico progetto su Brel, registrato a Novara da Umberto Petrin. Tu cosa ne pensi?

Quando decidi di fare una diretta lo fai accettando di correre i rischi del caso. Ulmer aveva fatto un concerto entusiasmante a Verona nel 2008 mentre quello di Udine non è stato, per così dire, il migliore della sua carriera. Le potenzialità e le premesse c'erano, il risultato è mancato, almeno in parte. Va messo in conto. Credo che la lettura di Brel da parte di Petrin sia stata rigorosa e sincera, bisogna considerare la difficoltà nell'approccio a un materiale così profondamente distante e forse impermeabile ad una effettiva trasformazione e rimodellazione, come il jazz impone. Però i festival servono anche a questo: a saggiare e testare, dal vivo, senza rete per così dire, la pregnanza e la bontà di un progetto.

Hai idea del gradimento del pubblico ai concerti mandati in onda? Quali sono stati i più apprezzati per il riscontro che hai ricevuto?

I riscontri sono positivi ma non esiste una linea di gradimento unica, sulla quale sia possibile basarsi per stilare preferenze o una linea di condotta (per fortuna!). Come dicevo prima, c'è una imprevedibilità e imponderabilità che fa sì che anche concerti che sulla carta potrebbero risultare pesanti o inascoltabili vengano molto apprezzati e, al contrario, che nomi sui quali si pensa di poter puntare con assoluta certezza suscitino un riscontro tiepido…

Non ci sono solo i tuoi programmi a trasmettere jazz su radio 3. Facciamo riferimento, ovviamente alla premiata "Dottor Djembè" con Stefano Bollani, che regala, inoltre, una performance ogni anno per la festa di radio 3 da Cervia o ai concerti del Quirinale, che a settembre si sono aperti nel segno del quintetto di Enrico Rava "Tribe". Anche "La Stanza della Musica" ha avuto fior di jazzisti ospiti. Due nomi su tutti: "In the mood for Chet" di Riccardo Fioravanti e Stefania Tallini in solo. Esiste un coordinamento fra queste iniziative?

Sia per La stanza della Musica che per I concerti del Quirinale ci confrontiamo spesso, mentre Il Dottor Djembè ovviamente per sua natura ha una struttura più libera.

Sono andate particolarmente bene le interviste all'interno di "Battiti". Come la recentissima a Mike Reed o a quella estiva ad Hamid Drake, fra le altre. Quali sono le puntate di cui sei più soddisfatto? All'interno della stessa trasmissione, poi, sono andate in onda alcune puntate speciali dedicata a musicisti. Un nome su tutti Wilhem Breuker, subito dopo la sua scomparsa. Pensi di continuare nell'esperienza, non collegandola esclusivamente alla "dipartita" dei musicisti considerati?

Siamo molto soddisfatti di entrambe le interviste, tra loro molto diverse, visto che quella ad Hamid Drake è stata anche un'occasione per farlo suonare dal vivo. Da quando andiamo in onda anche il sabato e la domenica abbiamo pensato di dedicare il fine settimana alla musica dal vivo e a degli speciali di approfondimento che riguardano un musicista o uno stile, per cui la nostra intenzione è quella di potenziare il rapporto con i festival (abbiamo già trasmesso antologie da varie rassegne, spesso dedicate alla musica elettronica), avere ogni volta che è possibile dei musicisti ospiti in studio, trasmettere interviste ampie e ben corredate di musiche e contemporaneamente approfondire la conoscenza di alcuni musicisti senza collegarla necessariamente alla loro scomparsa. Ovviamente è difficile (né vogliamo farlo) sottrarsi a un omaggio a gente come Breuker, Bill Dixon o Marion Brown

Cosa ci riserva il 2011? Basterebbe confermare la qualità del 2010, ma anche quella del 2009, forse. Prevedi, invece, qualche modifica alla struttura attuale?

Ho tante cose in magazzino e di ottima qualità, molte delle quali provenienti ancora dai festival europei. L'unico problema è che talvolta passa un lasso di tempo elevato tra la data di registrazione del concerto e la messa in onda ma non credo sia possibile fare altrimenti. Inoltre non penso che un concerto dopo un anno perda in bellezza e pregnanza. Insomma direi che l'abbondanza non è mai un problema. In occasione della tua intervista ho contato i concerti trasmessi, solo per Radiotre Suite Jazz, nel corso del 2010 e sono più di 80… Mi piacerebbe riuscire a realizzare qualche diretta in più ma non è così facile…












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Data pubblicazione: 26/02/2011

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