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Intervista con Guy Zinger
Settembre 2010
di: Eva Simontacchi

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http://www.guyzinger.com

La prima domanda che ti rivolgiamo è di raccontarci qualcosa sui tuoi trascorsi e percorsi musicali.

Tenterò di farlo in breve. E' ormai da 20 anni che canto e suono. Il canto è una aggiunta più recente. Ho iniziato gli studi di pianoforte classico a 6 anni, e sono passato al jazz a 18. Le mie due passioni sono il piano jazz e il canto jazz, e quando un artista mette insieme queste due passioni e capacità, allora diventa il mio idolo, come Nat King Cole. Ho seguito per tanto tempo la trasmissione di piano jazz di Marian McPartland su Radio NPR, e come pianista il mio idolo è Thelonious Monk. Ho dei suoi appunti e delle sue note su come suonare il jazz. Sono anche un grande ammiratore di Mal Waldron, Hank Jones, Barry Harris e George Shearing. Mi sono occupato della programmazione radiofonica in varie radio in tutto il mondo, e ho concepito e creato Adore Jazz, che manda in onda solo jazz vocale ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette, sotto l'ombrello 1 FM. Questa stazione ha ascoltatori in tutto il mondo, e se dovessi scegliere degli album da portare con me su di un'isola deserta, porterei sicuramente con me "Ballads" di John Coltrane e Johnny Hartman (contiene solo 6 tracce, ed è stato tutto registrato in un solo take, ed è incredibile), "The Complete After Midnight Sessions" di Nat King Cole, "Thelonious Plays Duke Ellington", e l'album di duetti di Carmen Mcrae e Betty Carter, oltre a "Carmen Sings Monk" e ai dischi di Susan McCorkle, che a mio avviso è una grande "storyteller". E' deceduta in un incidente aereo all'età di cinquant'anni. Secondo me è la più grande "storyteller" americana. E poi porterei con me anche l'ultimo album di Ella Fitzgerald e Joe Pass, perché sebbene io debba ammettere di non essere un grande ammiratore di Ella, in quell'album lei ha una certa fragilità nella voce, perché era anziana quando l'ha registrato, ed è proprio come stare a casa a sorseggiare una tazza di thé al limone. E' così calda, così fragile, ha una decina di strati di profondità in più rispetto ai lavori precedenti. Non è la solita Ella, c'è molta più fragilità, e per me è perfetta. Ma ora parliamo del progetto. Una settimana fa è uscito il mio album "Project Out Of The Blue", inciso con Simone Gubbiotti, Tim Harmony Welvaars e Patrick De Bree e iniziamo il tour la prossima settimana, nei Paesi Bassi per poi proseguire nel regno Unito, Francia e Belgio.

Come hai conosciuto Simone Gubbiotti e gli altri musicisti che ti affiancano in questo progetto? Come è stato creato il progetto e come sono arrivate le idee? Raccontaci la storia di questo album.

Questo album si intitola "Project Out Of The Blue", ma in origine si chiamava "Out Of The Blue". Ho dovuto modificare il titolo perché c'era un innumerevole numero di album intitolati "Out Of The Blue"…. (ride), e questo è un progetto. E' arrivato all'improvviso, proprio come il titolo dell'album. E' scaturito da una serie di eventi inaspettati della mia vita, e inaspettato è anche il modo in cui ho incontrato i miei compagni di viaggio in questo progetto: Simone, Tim e Patrick. Questo album è frutto di una serie di eventi inaspettati della mia vita; a partire dalla mia relazione sentimentale terminata dopo 10 anni, e in questo percorso racconto le diverse fasi della mia relazione: l'innamoramento, il periodo dorato, il periodo in cui si pensava che le cose potessero ancora aggiustarsi, ecc. Abbiamo vissuto 9 anni meravigliosi, e solo l'ultimo anno non fu molto felice.

Dunque descrive l'amore o un amore che sta terminando?



Parla dell'amore: mette in discussione se ce l'hai davvero o se semplicemente pensi di averlo, e poi scompare. E' molto intimo. Questo album va ascoltato ad occhi chiusi: questa è una vera e propria istruzione all'ascolto. Parla di relazioni, con tutto ciò che esse comportano, ed è un discorso fatto in musica. Ci sono degli standard, standard con un'interpretazione davvero unica, che hanno un sapore diverso anche grazie all'emozione che si sente chiaramente nella mia voce. E ogni canzone rappresenta una fase diversa della relazione. Contiene anche brani originali, e uno dietro l'altro raccontano una storia. "Out Of The Blue" è un brano di Simone che in origine era intitolato "Una Lunga Conversazione", per il quale ho scritto i testi. L'ho ascoltata una sola volta e i testi mi sono arrivati come per incanto, data la mia situazione. L'ho intitolato "Out Of The Blue" perché il titolo "Una Lunga Conversazione" ha delle connotazioni negative e in Inglese non rende (sorride). Il secondo brano originale si intitola "Point Of No Return" ed è stato composto da Tim per il 75esimo compleanno di Toots Thielemans. Dopo averlo ascoltato, in cinque minuti avevo già i testi anche per questa canzone. Ho incontrato Simone Gubbiotti per caso, attraverso una amica comune, Margaux Lampley, e decidemmo subito di fare questo progetto insieme. Lui sarebbe venuto nei Paesi Bassi, e ci avremmo lavorato, e poi avremmo inciso il disco in trio. Ma il giorno prima della data dell'incisione, i musicisti disdirono l'impegno preso. Grazie a questo evento inaspettato venni a conoscere Tim Harmony, attraverso un amico comune con il quale avevo pranzato lo stesso giorno. Questo mio amico era suo "fratello di Kibbutz", perché vedi, nei kibbutz c'è un padre adottivo. Il mio amico mi disse: "Sai, so che suona l'armonica, ma non so a che livello (Tim è il miglior armonicista al mondo!) forse dovresti chiamarlo". Il giorno dopo mi trovavo a casa di Tim a parlare di musica e a fare musica per svariate ore. Poi ho aggiunto in seconda battuta una linea di percussioni con Patrick De Bree, dopo che lui mi aveva ascoltato in una performance con Tim. Ho cantato un paio di canzoni con la sua band e Patrick era il batterista. Dopo mi raggiunse e mi disse "Mi piace molto come canti, sei proprio un crooner", ed è stato bellissimo perché a me piaceva moltissimo il suo modo di suonare le percussioni. E' molto minimalista. Allora gli ho proposto di sperimentare insieme, e di far parte del progetto dell'album. E lui nell'album suona le percussioni non come una batteria o delle percussioni, ma come uno strumento in più che da colore, dunque il risultato è molto interessante all'ascolto. Comunque l'album è basato sul presupposto che "less is more" (meno è di più), è molto minimalista. Dunque ci sono parecchi "vuoti" ed è parte di ciò che ho voluto creare; una specie di atmosfera sognante che permette all'ascoltatore di ascoltare, chiudere gli occhi, sorridere, gradire, pensare, piangere…. Invocare emozioni, pensieri e buona energia. Sentire le proprie emozioni. Le nostre reciproche sinergie hanno creato questo disco. Ho risposto alla tua domanda?

Come sono state scelte le tracce per raccontare la tua storia?

L'album contiene 8 standard (un po' riarrangiati) e 2 originals. L'ultimo standard "It Was Almost Like A Song" è in effetti la conclusione della mia relazione. Era quasi una canzone, ma alla fine si è sgretolata. Non si tratta in realtà di uno standard jazz. E' un country standard. L'unico artista jazz che ha registrato questa canzone è Johnny Hartman, ed ora io! Pensavo che fosse perfetta: ci chiamavamo compagni dell'anima, ma alla fine l'illusione si ruppe e la canzone diventava stonata e le parole non avevano più rima……..

Cosa intendi dire quando dici "quasi una canzone"?

Una canzone non dovrebbe ferire le tue orecchie. E' una canzone, ok? Ma questa è quasi come una canzone. C'erano troppe dissonanze, troppe interruzioni, troppe cose che non funzionavano. Riflettendo sulla mia relazione e sul testo, sono tornato indietro alla mia relazione. Sono entrambe collegate: "da Gennaio a dicembre è stato un anno perfetto, poi il sole iniziò a spegnersi, e di colpo sei sparito". E quella è quasi come una canzone. E le altre tracce rappresentano i vari periodi di una relazione: l'epoca dei sogni, il periodo della conoscenza reciproca, la disillusione, i compromessi, il periodo del lavoro sulla relazione. Canto le canzoni raccontando delle storie, in modo molto libero; penso a un giardino, alle carezze date ai petali di rose, al credere che ci sei. "Quiet Nights of Quiet Stars" è una fase della mia relazione. "I've Grown Accustomed To Your Face" è un'altra fase della mia relazione. Sono state tutte scelte con molta attenzione.

Ora l'ultima domanda: Il disco è autoprodotto? Dove può essere acquistato?

Si, questo disco è autoprodotto. Chi lo desidera lo può acquistare negli internet shop quali i-Tunes, amazon.com o cd baby.com. Basta cercare Guy Zinger – Project Out Of The Blue. Si potrà anche acquistare fisicamente nei negozi di dischi. Su cd baby c'è anche l'opzione di acquisto del cd fisico. Per avere maggiori informazioni che mi riguardino, basta visitare il mio sito, e si potranno anche ascoltare degli audio file del disco, senza percussioni però…. C'è invece la possibilità di ascoltare parte dei brani negli internet shop che vendono il mio disco.
Il mio sito è www.guyzinger.com















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Data pubblicazione: 05/12/2010

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