Intervista a Giorgio Lovecchio, ideatore della Tosky Records
maggio 2010
di Fabrizio Ciccarelli
Dar vita oggi ad una nuova Casa Discografica è impresa senz'altro
coraggiosa; se poi le scelte artistiche si dirigono verso musica non commerciale,
allora possiamo dire di trovarci di fronte ad un evento decisamente temerario e,
proprio per questo motivo, intrigante. Protagonista di questa nuova avventura è
Giorgio Lovecchio della
Tosky Records.
Quale "necessità'" ti ha spinto ad aprire
questa nuova casa discografica?
Più' che necessità parlerei di un percorso obbligatorio.
Probabilmente essenziale. Ufficialmente l'etichetta nasce a Dicembre
2009 quando io e il mio socio Davide Belcastro
decidiamo, dopo aver ascoltato un demo cd, di provare la strada delle edizioni musicali.
In realtà erano circa 2 anni che ci pensavo su. Ho lavorato su tanti dischi come
fonico, curavo a volte le riprese, a volte il missaggio o il mastering e a volte
tutte le fasi della produzione musicale poi mi sono detto"Proviamoci!" Ho fatto
studi musicali e di tecnologie applicate alla musica per molti anni e insegnavo
fonia ai ragazzi di alcune scuole e montaggio video per la Apple, ho un mio studio
di missaggio qui a Roma ed ho cominciato a registrare e a missare dischi sia nel
pop che nel jazz. Poi una serie di collaborazioni con delle persone interessantissime
in termini creativi: un compositore greco di musiche per film Dimitris Polychroniadis,
con cui ho lavorato per 2 anni consecutivi sperimentando l'orchestrazione virtuale
e realizzando vere e proprie colonne sonore per full orchestra con il solo ausilio
di un computer; Roberto Ugolini, chitarrista e autore romano, con cui abbiamo
realizzato e realizziamo tuttora libraries sonore per Raitrade. Davide Belcastro
il mio socio, anche lui e' un fonico (specializzato nel live concert come responsabile
di palco), ottimo collaboratore e compagno di avventura, ha contribuito in maniera
determinante alla realizzazione di tutto ciò. Il nostro punto di forza risiede proprio
nel lavoro che facciamo insieme giornalmente...ci consultiamo sulla scelta degli
artisti, sulle problematiche comuni delle produzioni, sulle forniture, sul marketing
e sulle distribuzioni...E' un lavoro di consulenza continuo che coinvolge altri
7 ottimi collaboratori divisi tra grafici, fotografi, uffici stampa, management...Una
squadra di professionisti indipendenti inter-dipendenti. Uno slogan sul sito personale
del mio studio recita: "Immersi nel presente rispettiamo la tradizione. Le 2
cose possono coesistere." E credo sia esattamente lo stesso per la
Tosky Records.Non
è possibile non prescindere dai grandi classici che hanno fatto scuola, che ci hanno
insegnato tanto e che non moriranno mai.
Cosa ne pensi del mercato discografico attuale?
Inutile negare la grande crisi che esiste. C'è crisi nella vendita ma anche nella
realizzazione di prodotti nuovi, competitivi, non c'è cultura del disco o se c'e'
appartiene agli audiofili. Interessa poco il lavoro che esiste dietro un cd, nessuno
legge più le liner notes o le specifiche della realizzazione, poco interesse
per la grafica e per la fotografia…un dramma. I distributori ignorano le indipendenti
e quando le prendono in considerazione lo fanno perché ci sono i soliti nomi o i
"ragazzi della tv".Si scarica selvaggiamente e si compra solo ciò di cui si è sicuri.
Le stesse major soffrono.Ma credo sia anche inutile piangersi addosso, bisogna continuare
a lavorare, a fare buona musica e ad essere necessariamente al passo con i tempi
e con le tecnologie odierne. La possibilità di strutturare piattaforme web in grado
di mettere a disposizione degli utenti in modalità download i files audio in diversi
formati e con prezzi differenti costituisce a mio parere una valida alternativa.
Una domanda provocatoria: è giusto far pagare la musica
ai prezzi attuali?
Giorgio Lovecchio inizia la sua esperienza come
chitarrista in diverse band locali. Nel 2001 si iscrive alla prestigiosa
Università della Musica a Roma dove comincia un percorso
formativo completo con i grandi nomi del panorama musicale italiano
(Fabio Mariani,
Rocco Zifarelli,
Riccardo Biseo, Eric Daniel, Franco Vinci, Stefano Cataldi).
Frequenta seminari di perfezionamento musicale con Jeff Berlin,
Marc Rossi, Massimo Varini, Virgil Donati,
Gegè Telesforo, Stanley Jordan, Stefano Sastro. Collabora
alla rubrica didattica della rivista specializzata "Chitarre" ed
è responsabile della sezione didattica Music Technology sul portale
dedicato www.musicarea.it.
Da Settembre 2005 è Docente di Teoria Musicale, Music Notation e
software Steinberg presso la facoltà di DAT dell'Università della
Musica e da Marzo 2006 coordina l'attività della facoltà come direttore.
A Luglio 2006 comincia presso la ID4 Academy di Paolo Benassi
il percorso di certificazioni Apple per Final Cut Pro: la suite
di software per l' editing video non-lineare e termina, presso la
Espero S.r.l. di Milano, tutti gli esami previsti. Sempre a Luglio
2006 vince il 4° Festival Estivo della Canzone a Piombino con il
brano "Dear John" del cantautore Luca Baciarello curandone
l'arrangiamento. Intensa l'attività didattica che alterna a quella
live: si esibisce a Roma al "Jamboreè Club", al "Margo'",
al "Lettere & Caffè", al "Ventotto Devino", al
"Classicum Jazz Garden" in apertura al concerto di
Daniele Tittarelli, a Catania presso il live club
"La Cartiera", a Chieuti in provincia di Foggia e a Pietra Montecorvino
nell'ambito del festival organizzato dall'associazione Quadrifoglio,
a Terni nell'ambito del TerninJazz Festival. Ad Aprile 2007
si occupa della registrazione (ripresa e missaggio) dell' album
"Gota 17" del LUSI-MASCIARI QUARTET per la
Splasc(h) Records con i talenti emergenti
Gianluca Lusi e Luigi Masciari con
Pietro Iodice, Luca Pirozzi,
Aldo
Bassi e
Pino
Iodice. Nello stesso periodo collabora sempre come fonico
di ripresa e mix con il contrabbassista Giorgio Rosciglione per
una serie di registrazioni per la FlipperMusic con grandi nomi del
jazz italiano (C.Gizzi, G.Munari, M.D'Avola). Sempre con
Rosciglione registra a Luglio 2007 l'album "Giorgio Rosciglione
plays Duke Ellington" per la Tuscia in Jazz Records con
alcuni valenti musicisti francesi. In Ottobre acquisisce le due
certificazioni PT100 e PT110 per il software Protools presso la
Scuola Multimediale di San Marino. Nel 2009 e' fonico di mix per
il Fabio Mariani Group per l'album "Senza Parole" per la
CNI e per MIHA con l'album "Cuore in Gabbia". Collabora regolarmente
con il compositore greco Dimitris Polychroniadis come Scoring Mixer
e Programmatore Midi per musiche da film e con il chitarrista Roberto
Ugolini per sonorizzazioni televisive (Geo & Geo, La Vita in
Diretta, Alle Falde del Kilimangiaro). E' titolare dello studio
di missaggio e centro didattico per le tecnologie applicate alla
musica e al video: Giorgio Lovecchio Digital Solutions. Fonda
nel Dicembre 2009 insieme a Davide Belcastro la TOSKY Records (Production
& Publishing) nuova etichetta indpendente.
|
|
Credo che la musica debba essere pagata. Qualsiasi prodotto che
ha dei costi di realizzazione deve essere pagato: un buon vino si paga, il cinema
si paga, un bel quadro si paga….Spesso ho comprato dei dischi bellissimi a costi
irrisori, altre volte mi sono imbattuto in scaffali con cd e dvd a prezzi esorbitanti.
In linea di massima credo che i prezzi siano ancora un po' troppo alti, ed è anche
vero che la formula "poco costare, poco valere" non sia così veritiera in questo
caso. La musica deve essere fruibile a portata di tutti, oggi necessariamente "trasportabile"
ma non gratis. Abbiamo un patrimonio culturale importante e va salvaguardato; le
istituzioni, i promoters, la stampa, i club hanno il dovere di aiutarci a sopravvivere.
Ognuno poi è libero di scegliere la politica di prezzi che ritiene più opportuna,
che per quanto ci riguarda è spesso direttamente proporzionale ai costi di produzione.
Mi piacerebbe inoltre che si creassero delle sinergie tra le case discografiche
e che non ci fosse questa competizione a volte cosi spietata.
Quali sono le produzioni con cui vi presentate al pubblico?
Too Marvelous For Words del Domenico Sanna Trio.
Un disco che gode sicuramente di una certa magia. C'è stata magia sin dall'inizio
della produzione. Innanzitutto e' stata determinante la location: la gentile concessione
da parte di Nicola Bulgari di una sua villa in Toscana a Sarteano dove abbiamo affrontato
la sessione di registrazione; magia anche negli splendidi scatti di Roberto Panucci
(ottimo fotografo che ho il piacere di avere nel mio team); magia nei due splendidi
pianoforti Steinway Gran Coda presenti lì nel salone della villa e restaurati in
maniera esemplare per un uomo come Bulgari che ha fatto dell'eleganza e della qualità
sue virtù imprescindibili; magia nella musica di questi tre grandi musicisti e l'amore
per un jazz vero, senza finzioni, senza fronzoli, mai ridondante e mai scontato.
Registrato con 5 microfoni senza alcun effetto di compressione, equalizzazione e
senza alcun riverbero artificiale. Una scelta coraggiosa, anacronistica, in termini
tecnici di realizzazione. Viene pubblicato con un libretto interno realizzato per
la maggior parte in lingua inglese perché la musica è una lingua universale mentre
la lingua ital[GL1] iana non lo è affatto. E le lingue universali come sappiamo
raggiungono confini maggiori.
Music For Feature Films di Dimitris Polychroniadis.
Una bellissima collaborazione.Un disco che racchiude un po' il lavoro fatto
in quei 2 anni durante il soggiorno di Dimitris in Italia. Una raccolta di 15 brani
(estrapolati da una produzione di 33 brani originali a scopo dimostrativo) di sonorizzazioni
per il grande schermo, divise tra musica orchestrale, sperimentazioni elettroniche
e sonorità etniche.Volevo ufficializzare questo bel lavoro, molto faticoso ma allo
stesso tempo gratificante: riuscire a "spremere" il computer per realizzare con
la programmazione Midi quello che fanno in realtà 50-60-70 musicisti veri...una
cosa impensabile fino a 10/15 anni fa...una bella sfida. Il settore della produzione
di Sound Libraries (o soundscapes o suoni per le immagini) è ampio e offre ancora
margini di miglioramento qualitativo grazie appunto alle risorse sempre crescenti
del mercato tecnologico. Sia ben chiaro: il musicista, il creatore, è essenziale
e mai sostituibile. E poi Dimitris Polychroniadis è un compositore/orchestratore
molto preparato, ha scritto delle melodie molto coinvolgenti con una sensibilità
e un senso artistico di assoluto rilievo.
In ogni storia di Salvatore D'Avino.
Il giovane cantautore debutta con il suo primo EP di brani inediti proponendo
una possibile alternativa nel mare magnum della popular music italiana con la sua
interessante timbrica vocale. Ottimi musicisti (Stefano
Marazzi, Pietro Casadei,
Gianluca Lusi,Chiara
Calderale,…) lo accompagnano in questo lavoro di scoperta sonora. Brani che
mettono allegria e godono di una estrema freschezza ed onestà musicale. Impossibile
non cantarlo. Con la linea dedicata al pop/rock cerchiamo produzioni nuove, progetti
interessanti e diversi dal solito, che si differenzino o per qualità tecnica o per
il messaggio che si vuole comunicare...scontrarsi con le major in un periodo difficile
come questo per la discografia in generale è una follia.Spesso non si hanno le risorse
che hanno invece a disposizione i talent show da cui prendiamo notevolmente le distanze.
L'unica soluzione a mio parere risiede nel coraggio di credere in ciò che è buono
ed onesto, cercare in ogni modo di fare buona musica anche leggera nel senso più
ampio del termine, ma sempre buona musica.
Dalle tue parole traspare una grande passione per la musica...
La musica è la nostra vita, una dedizione assoluta, un amore infinito…personalmente
spero quanto prima di riuscire a riprendere lo strumento in mano e registrare un
disco tutto mio. I riferimenti da cui attingiamo sono infiniti...se parliamo di
jazz ce ne sono tanti perché tanti sono gli artisti che abbiamo amato e che amiamo
tuttora. Ciò che ci piace del jazz, a cui dedichiamo un' intera linea editoriale
è il cinismo, l'autoironia, il bisogno di suonare per se stessi e la voglia di suonare
per gli altri, l'interplay in una sessione di lavoro, la storia di una musica
di nicchia, la ricerca continua e la profondità nell'ascolto.
Perché definisci il jazz un genere cinico e autoironico?
Per definizione il cinico è colui che rivela disprezzo per ogni convenzione sociale
o ideale morale, mostra le contraddizioni nelle credenze e nei modi di vivere della
gente, non nega alcun valore ma vive un atteggiamento da "fallito" cronico e di
esempi nel jazz ce ne sono stati e ce ne sono tanti. Autoironico perché in alcuni
casi lo è effettivamente. L'ironia ha gran parte nella musica improvvisata, prendersi
in giro e/o giocare su se stessi è importante quando è ben bilanciato con la qualità
e l'importanza del messaggio…basti pensare a
Louis Armstrong,
a Nicola Arigliano,
Bobby McFerrin, il Frank Zappa di "Does Humor Belong in Music".
Personalmente ho sempre visto la musica come un lavoro molto serio, addirittura
oserei dire sacro. Deve far pensare e deve far bene all'anima quindi deve anche
far divertire: le persone vogliono ridere, ridere fa bene e, se in generale il sorriso
può addolcire la "pillola" della musica "difficile", allora ben venga.
Qualche nome?
I nostri artisti preferiti sono tantissimi impossibile citarli tutti: Oscar Peterson,
Pat Martino, Gerry Mulligan,
Jim Hall,
Steve Lacy,
Herbie Hancock, Cannonball Adderley e Rollins,
Ray Brown,
Elvin Jones,
Jimmy
Smith,
Bill Frisell, Wynton Marsalis, Herbie Mann, Arturo
Sandoval, Peter Bernstein, Koop,....tanti anche gli italiani che
preferisco non citare in questa sede. Numerosi i riferimenti anche nel pop/rock:
Stevie Wonder, Dave Matthews Band, Jamie Cullum, Norah Jones,
Paolo Nutini e il buon Jason Mraz, Jeff Buckley, i grandi chitarristi
Michael Hedges e Tommy Emanuel, Daniele Bazzani, Alex De
Grassi,
Giovanni Palombo, le voci di Lisa Hannigan, Dolly Parton
e le Swingle Singers, The Strokes, Eddie Vedder, Amos Lee,
Jack Johnson, Damien Rice, Joni Mitchell, Curtis Mayfield....Per
quanto riguarda i "grandi" compositori, impossibile non citare John Williams,
Danny Elfman, Gerry Goldsmith, Nino Rota, Bill Conti,
Brian Eno, Philip Glass, Dario Marianelli, l'eterno Ennio
Morricone.
Sì, nomi davvero eccezionali: noto con piacere che la scelta
coinvolge musicisti provenienti da diverse aree culturali. E'una scelta che implicitamente
indica le intenzioni della Tosky Records?
Non a caso non abbiamo voluto chiuderci a livello di prospettive di produzione.
Quanto è brutto parlare di generi! A volte serve per fare un po' di ordine, a volte
serve a chi ha bisogno di farsi guidare. Personalmente sento di tutto, ma non sempre
mi piace innamorarmi della musica che ascolto, è un mio modo di dimostrare il rispetto
per questa passione e per gli artisti. Quindi a volte gli ascolti diventano anche
"ossessivi", poi li abbandono, poi li riprendo. Abbiamo scelto di occuparci di 4
linee editoriali differenti, una scelta difficile perché ogni linea ha appunto i
suoi canali, ma avere questa libertà ci permette di spaziare e di abbracciare senza
alcuna discriminazione un pubblico più ampio. La musica buona è semplicemente buona
musica, può avere molteplici linguaggi. Sicuramente ci occupiamo delle cose che
conosciamo meglio. Tralascerei per onestà intellettuale appunto linguaggi musicali
più duri e la world music che non ho mai approfondito abbastanza, ma non
si sa mai: c'è sempre tempo per cambiare, innamorarsi di nuovo e scoprire cose nuove.
Forse il bello della musica è proprio questo.
Inserisci un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 3.063 volte
Data pubblicazione: 02/08/2010
|
|