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Intervista a Franco Bolignari
di Luca Esposito
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Incontro Franco Bolignari al Mahalia, dopo il bel concerto del 18 Febbraio insieme alla Bixilander di Carlo Capobianchi. Disponibile come sempre, Franco risponde volentieri alle domande che gli pongo dopo essere venuto a conoscenza di alcuni aneddoti riguardanti la sua esperienza artistica.

Caro Franco, mi è piaciuto molto il tuo recital "Dal canto mio" anche perché mi ha dato la possibilità di conoscere alcuni episodi della tua vita di cantante.



Ti ringrazio per i complimenti. Effettivamente nel corso della mia vicenda artistica ho avuto l'occasione di lavorare e collaborare con musicisti straordinari, alcuni dei quali hanno raggiunto i vertici della notorietà internazionale.

Di chi stai parlando, in particolare?

Mi riferisco ad Armando Trovajoli, Ennio Morricone, Piero Umiliani, Lelio Luttazzi, Bruno Canfora...

Raccontaci un po'...

Quando cantavo alla radio in Via Asiago, un giorno Trovajoli mi ascoltò mentre stavo registrando nella mitica Sala B un brano con l'orchestra del Maestro Ernesto Nicelli. Mi fece tanti complimenti e mi disse pure di continuare a cantare così senza imitare nessuno. Qualche giorno dopo ricevo una telefonata di questo tenore: "Pronto, sono Armando, ti aspetto domani mattina alle 10.00 all'incrocio tra Via Nomentana e Viale Regina Margherita. Ti passo a prendere con la macchina." Puoi immaginare ciò che provai in quel momento. Andai all'appuntamento e lui mi caricò sulla sua MG nera con la cappottina avana per recarci alla Radio Vaticana dove registrammo insieme un brano da presentare alla casa discografica RCA Italiana che stava nascendo in Italia proprio in quel periodo. Era il 1954 ed io ottenni il contratto.

E Morricone? Quando lo hai incontrato?

Fu nel 1958. Io incidevo sempre per la RCA e mi furono affidati due brani di carattere natalizio, ma non sapevo con chi li avrei registrati. Ebbene, il direttore d'orchestra era il trentenne Ennio Morricone!

Tu, cantante all'italiana, hai poi preso la strada della musica americana eseguita in chiave jazz/swing. Come avvenne questa metamorfosi?

Il mio amore per le canzoni americane e per il jazz ha radici molto più lontane che risalgono all'arrivo delle truppe americane a Roma, cioè giugno 1944. Non avevo ancora quindici anni, ma già cantavo in una sala da ballo vicina al palazzo in cui abitavo. Lì venivano a suonare alcune Big Band formate da giovani musicisti militari i quali mi insegnarono molte canzoni del loro Paese, canzoni di Gershwin, Porter, Berlin, musiche di alto livello. Si alternavano con loro anche formazioni italiane e in particolare in una di quelle il batterista, Marcello Valci, aveva composto, pensa tu, Ho un sassolino nella scarpa. Poi, quando andai a firmare il contratto alla RAI fui ricevuto da un austero dirigente, tale Luigi Astore, che era l'autore di Baciami piccina e nel 1958 mi trovavo in una casa editrice musicale, quando arriva trafelato un signore milanese che mi chiede di imparare subito un suo brano per un provino per San Remo. Facciamo tutto di corsa e alla fine il signore milanese mi offrì diecimila lire (che io rifiutai) perché lui era niente di meno che Giovanni D'Anzi (Milano, 1 gennaio 1906 - Santa Margherita Ligure, 15 aprile 1974), anche se la canzone non era né oh mia bella Madunina, né Bambina innamorata.

Ho letto però sulla tua scheda che il tuo primo concorso radiofonico l'avevi vinto nel 1945 a soli quindici anni e sul tuo sito che tuo padre ti stroncò sul nascere. Oggi, a distanza di tanti anni come vivi tutto ciò?

Pensa che a quell'audizione, al teatro "Quattro Fontane", mi accompagnò un amico, portandomi sulla canna della bicicletta… e non ti dico come ero vestito… avevo il mio primo paio di pantaloni lunghi… di una stoffa di bassissima qualità, residuata dalla guerra! E' vero, mio padre mi impedì di dedicarmi alla carriera artistica che mi si prospettava. Non esiste la prova contraria, mi ritengo comunque fortunato. La vita mi ha offerto tanti motivi per non rimpiangere quella forzata rinuncia e se oggi canto ancora così, forse è perché le mie corde vocali hanno riposato per ben trent'anni!

Già, però, dopo il tuo ritiro dall'attività artistica, negli Anni Sessanta hai effettuato doppiaggi cinematografici.

È vero, avevo lasciato un buon nome nel mondo della musica leggera e così nel 1961 fui chiamato dalla Walt Disney Productions per cantare nella versione italiana il brano Crudelia De Mon nel film La carica dei 101. Quattro anni dopo interpretai Quindici anni, quasi sedici nel film Tutti insieme appassionatamente. Attualmente quando faccio i miei concerti il pubblico mi chiede sempre di cantare questi brani oramai mitici.

A proposito dei tuoi concerti attuali, quando hai cominciato a dedicarti al jazz?

Fu all'inizio degli Anni Novanta. Ad una cena tra amici incontrai un noto clarinettista, Marcello Riccio, che dopo aver ascoltato una mia recente incisione, mi presentò ai suoi colleghi che con lui formavano la famosa, storica Roman New Orleans Jazz Band della quale divenni il cantante. Da quel momento ho cantato con i migliori jazzisti italiani fra i quali Umberto Cesari, Antonello Vannucchi, Lino Quagliero, Gianni Sanjust, Riccardo Biseo, Giorgio Cuscito, Lino Patruno, Carlo Loffredo, Rossano Sportiello, Fabiano "Red" Pellini, il sestetto di Emanuele Urso...

E Attualmente con chi canti?

Ho un mio quartetto con Francesca Tandoi al pianoforte, Guido Giacomini al contrabbasso, e Alfredo Romeo alla batteria. Da qualche mese mi esibisco con la Big Band Bixilander di Carlo Capobianchi.

Cosa farai "da grande"?

Mi piacerebbe farmi vedere dai bambini mentre canto la loro Crudelia De Mon, affinché questa voce abbia finalmente un volto!

E magari la cosa piacerebbe anche agli ex bambini...Come fanno i tuoi fans ad essere informati sulle tue date e sui locali che ti ospitano?

Ormai internet consente un'informazione completa e tempestiva… oltre ai siti specializzati, come Jazzitalia, è possibile avere tutte le informazioni sul mio sito o, addirittura, iscrivendosi alla newsletter, comodamente via e-mail.

Ho visto che anche su Facebook c'è un gruppo dedicato a te…

Lo so… è nato per iniziativa di alcuni amici ma sta crescendo… si sono iscritte molte persone che non conoscevo dopo avermi sentito cantare per caso nei locali. La cosa non può che farmi piacere, ovviamente!

Appuntamento al prossimo concerto, allora!

Certo, con molto piacere!













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Data pubblicazione: 11/04/2009

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