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Intervista al Jazz DJ Alessio Berto
novembre 2008
di Alceste Ayroldi

Un Dee-Jay che approda al jazz. Qual è stato il tuo percorso musicale?

A casa mia si ascoltava molta musica. Quando avevo 5 anni i miei genitori ascoltavano Mina e colonne sonore come "Metti una sera a cena"o "Anonimo Veneziano" ed io guardavo le etichette dei dischi che giravano sul piatto, restando lì per ore mentre le orchestrazioni di Ferrio e Morricone mi entravano nel DNA. I miei fratelli ascoltavano i Beatles che, ancora oggi, sono la mia band preferita. A 7 anni compravo i loro dischi. Ad otto sono passato all'hard Rock dei Kiss e a 10 ascoltavo i Police. Poi, a 11 anni ho scoperto la new wave. Avevo un amico che gestiva un negozio di dischi e i miei fratelli trasmettevano in radio locali quindi ho sempre ascoltato molti generi e sempre maneggiato vinile.  Nei primi anni ottanta nacque il movimento New Cool con gruppi come Style Council, Sade, Blue Rondò a La Turk, Matt Bianco, Working Week. Così ebbi il mio primo approccio con qualcosa che poteva avvicinarsi al jazz. Ascoltavo già George Benson, Level 42 (i primi album) e Passport, ma ho ascoltato anche hip hop, musica classica ed elettronica. La "svolta", però, è stata nel 1988. Ero sintonizzato su Rai Stereo Notte che stava presentando un nuovo movimento musicale londinese e rimasi letteralmente folgorato. Il movimento aveva come padri 2 DJ's e agitatori chiamati Eddie Piller e Gilles Peterson assieme a musicisti del calibro di Steve White (Style Council) Simon Booth (Working Week) più alcuni "Soul-Funk-Jazzisti" contemporanei londinesi (The Brand New Heavies), un organista che sarebbe diventato il mio idolo (James Taylor) e un poeta che si ispirava ai Last Poets e a Gil Scott Heron che si faceva chiamare Galliano. In quel momento capii che le colonne sonore che avevo ascoltato, le sigle dei cartoni Giapponesi, i dischi soul e disco dei miei fratelli, l'hip hop, tutto era stata inglobato in un solo genere che si chiamava "Acid Jazz ". Come nel Jazz non c'era razzismo, non c'erano divisioni ma unioni non c'era nulla di commerciale, solo musica concreta e di ricerca. A19 anni pensai che nei locali, nei bar e nelle discoteche dove si ascoltava solo ed esclusivamente house era arrivato il momento di far conoscere un po' di musica di qualità e visto che i DJ's non volevano proporre un genere non commerciale, decisi che l'unica soluzione era diventare un DJ. Così mescolando un po' di cose che avevo a casa ed una compilation dell'Acid Jazz records, iniziai la mia missione. Ebbi la fortuna di conoscere James Taylor ed Eddie Piller che mi spedì 21 LP gratis (un sogno) poi iniziai a ricercare, scavare e collezionare. Purtroppo avendo già un lavoro diurno che mi impegnava e mi impegna molto non ho mai potuto dedicarmi come professionista a questa passione, da una parte mi ha un po' penalizzato,dall'altra mi ha consentito di rimanere con i piedi per terra consentendomi di fare sempre le selezioni che più mi andavano senza dover mai scendere a compromessi con i gestori dei locali. Alla fine ho anche avuto grandi soddisfazioni essendo riuscito a suonare con i guru dell'acid jazz (Acid Jazz Festival) e conoscere i musicisti che furono l'archetipo dell'acid jazz stesso.

La maggior parte dei musicisti ritiene che sia del tutto inappropriata la locuzione "suonare i piatti", un dee-jay non è un musicista. Cosa ne pensi di tale affermazione?



In un certo senso do ragione ai musicisti infatti io non suono i piatti, sono i piatti che suonano i dischi...A parte gli scherzi, penso che la ricerca e la proposta di un certo tipo di musica comporti quasi il dover essere un musicista, sapendo cogliere al momento quello che il pubblico può apprezzare o meno. Noi Jazz DJ ricerchiamo e ci documentiamo molto, tante volte certi musicisti dopo aver raggiunto un certo livello si limitano alla loro scaletta e perdono la passione per la ricerca.

Chi è il tuo pubblico?

Il mio pubblico è la gente che frequenta i locali dove seleziono le mie musiche, ristoranti Lounge o Bars, di solito gente dai 30 ai 45 anni che si diverte ascoltando le "mie musiche" accattivanti.
Molte volte è gente che apprezza la musica di qualità, per questo adesso cerco di suonare poco e in locali dove so che posso permettermi di fare certa musica.

Utilizzi solo il vinile. Non pensi che questa scelta ti porti verso un'inevitabile selezione, diciamo "naturale" e, quindi, a dover escludere le produzioni più nuove?

Utilizzo solo vinile perchè prima di tutto sono un collezionista, poi il vinile ha il suo fascino e la gente molte volte vuole vedere le copertine di quello che sta ascoltando. La selezione non è limitata perchè il genere che propongo ha uno spazio temporale che va dal 1966 al 1976 e di cose belle da mettere ce ne sono tantissime. Per quanto riguarda la musica contemporanea (parlo di jazz elettronico) non ritengo ci siano cose nuove così interessanti e con la stessa carica di un buon soul jazz anni '60 o delle prime cose elettroniche che uscivano alla fine degli anni '80.

Cosa ha detto di "nuovo" l'acid jazz ?

L'acid jazz ha portato alla ribalta un genere di jazz che era caduto nel dimenticatoio, ha avuto un grande merito che è stato quello di far nascere un movimento che faceva "proselitismo musicale " con messaggi come: "unity", "respect", "peace", "brotherhood", "positive", valori di cui avremmo bisogno oggi. L'acid jazz ha fuso il jazz, l'hip hop, il funk, la fusion, la bossanova, la musica da film e ha ridato lustro e gloria a molti musicisti che non suonavano più da anni, (come alcune leggende del Jazz). Persino l'ultimo album incompiuto di Miles odorava di acid jazz. L'acid ha spianato la strada a tutto quello che si ascolta adesso (nujazz), anche per radio.

Dall'acid al nujazz cosa è cambiato?

L'Acid Jazz era il Nu Jazz degli anni 80 e primi 90, per questo per me non è una novità, molte sono cose già sentite. Adesso ci sono macchine (computer) molto più sofisticate per i campionamenti e più banche dati per i suoni quindi il Nu Jazz suona più nuovo ma non lo è. Ascoltando i Vibraphonic o i Subterranians (che risalgono ai primi anni 90) si capisce chiaramente da dove arriva il nu Jazz.

Ha ancora un vero significato la parola jazz?

La parola Jazz ha ancora e avrà sempre un significato perchè il Jazz si evolve, si trasforma e rinasce; il jazz attinge da tutti i generi e da tutte le culture, religioni e filosofie.
Il Jazz è sperimentazione, non standards il jazz è Swing come l'universo.

Quale musicista ti piacerebbe produrre?

Non sono un produttore ma mi piacerebbe arrangiare qualche gruppo jazz locale e dargli un po' di Groove molte volte il Jazz in Italia è visto come musica colta (troppo), negli anni 50, 60 e 70 il Jazz si ballava, ed era cultura pura. Diciamo che siamo cambiati noi.

Cosa ti chiede il tuo pubblico? Lo accontenti?

Il pubblico qualche volta mi fa qualche richiesta e se posso lo accontento volentieri, sempre se rientra nel genere che abitualmente propongo. Tante volte la gente è convinta che, essendo li a mettere dischi, hai tutti i generi, non pensano che dietro alle tue selezioni ci sono anni di ricerca di studio e di ascolto.

Quanto ritieni "preparata e musicalmente colta" la gente che viene ad ascoltare le tue selezioni?

Non so quanto sia colta ma penso che venendo in un locale a sentire del Jazz proposto da un Dj abbia sicuramente del buon gusto. Per me vedere gente che arriva alle 22 e tra un drink e una sigaretta si fa tutta la serata ascoltando quello che metto è il massimo.

Sei un grande "cercatore d'oro". Hai numerose rarità su vinile. Come le ricerchi?

Spesso grazie a dritte o andando a ritroso nelle discografie di musicisti che già posseggo, a volte casualmente ai mercatini o su internet, molte volte cercando, leggendo documentandomi e imparando.

Il miglior locale dove hai lavorato fino ad ora…

Sicuramente il Terrazzamare di Jesolo dove ho iniziato a selezionare nel 1992. Il locale aveva e ha ancora fino a 1000 e più persone a serata il fine settimana. Lì mettevo quello che volevo e la gente apprezzava sempre; ho sperimentato di tutto, fondevo il jazz e la musica classica indiana con la Jungle Jazz e il Trip Hop, fino al 1998. Poi un buco di 10 anni fino all'estate scorsa quando sono tornato con grande piacere a proporre Jazz anni 60. Penso che tornerò anche l'anno prossimo.

Il locale dove vorresti lavorare…

Mi piacerebbe suonare al Blue Note di Milano prima di qualche concerto, il mio sogno è Umbria Jazz.

Che strumentazione utilizzi?

Di solito nei locali c'è tutto: 2 sl 1210 Technichs e un mixer...Le cuffie sono Pioneer anni 60 bianche che ho trovato ad un mercatino per 10 euro.

Cosa è "The Soul Beat"?

Ad un certo punto del mio percorso musicale dopo aver avuto, come già detto, un flirt con la musica elettronica, decisi di tornare al Jazz " elettrico ". Il mio repertorio comprendeva e comprende Jazz, Soul, Funk, Latin-soul, Bossanova, Samba, Indo Jazz, Library (sonorizzazioni e musica di commento), Colonne sonore, tutto del periodo '66 -'76. Citare tutti questi generi era sempre difficile perchè ero costretto a spiegare tutte le differenze, allora mi sono inventato " The Soul Beat". Da un po' di anni però la mia serata si chiama "Jazzmotel" come il mio sito.

Esiste oggi, come negli anni '80 e '90, un movimento Acid Jazz?

Esiste il nujazz o break beat. L'acid jazz è stato inflazionato da tutti quei gruppi improvvisati e da tutte quelle compilation pessime che si trovavano in giro fino a poco tempo fa...(e se ne trovano ancora). Acid Jazz era diventato un po' una moda e non era più una filosofia come era inizialmente e così, come tutte le cose di moda...Il nujazz esiste e vende grazie all'operazione di "preparazione sonora e culturale" fatta dall'Acid dal 1988 circa in poi.

Quali sono i criteri che segui per le tue selezioni?

Il mio gusto prima di tutto, poi cerco di fare in modo che le mie selezioni siano piacevoli e accattivanti, che facciano muovere le teste della gente...in tutti i sensi...per l'orario dell'aperitivo metto hip Jazz, Bossa Beat e Latin Soul, nei ristoranti Lounge scelgo le colonne sonore e il Jazz, se devo far ballare tiro fuori l'arma segreta: I Funk 45's...

Tre dischi dei quali non puoi farne a meno…

"Flambouyant Themes Vol 3" della KPM music Library, "Why Am I Treated so Bad" di Cannonball Adderley Quintet (Capital) e "A Caddy For Daddy" di Hank Mobley (Blue Note) anche se Jimmy Smith non manca mai nella mia valigia dei dischi.

Quali progetti per il futuro?

Mi sto concentrando molto sul mio sito Jazzmotel dove sto intervistando i miei idoli, gente che ha fatto la storia del "Soul Beat" diciamo, per non rinominare tutti i generi. Alcuni di loro sono diventati una sorta di amici e consiglieri spirituali, parlo di Dr Lonnie Smith, Larry Harlow, Harvey Averne, Azymuth, Alan Hawkshaw e Keith Mansfield (KPM), Terry Callier, Marcos Valle, Airto Moreira e Flora Purim, Jalal Nurriddin dei Last Poets, Eumir Deodato, Joe Bataan, Lonnie Liston Smith, Brian Auger e il mitico compositore produttore e arrangiatore David Axelrod che mi ha ringraziato nelle nuova stampa di un suo live del 2002 a Londra, sono tutti musicisti che propongo nei miei DJ Set, questo per me è la coronazione di un sogno. In questi giorni ho intervistato anche Edda Dell'Orso e Antonello Vannucchi, due leggende della musica da film e di commento Italiana. Mi piacerebbe che qualche casa produttrice mi facesse compilare una raccolta di jazz alla "Jazzmotel" e che raccogliesse tutto quello che è il mio gusto. D'altra parte dopo 18 anni di attività, penso che il mio gusto piaccia alla gente....














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Data pubblicazione: 16/11/2008

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