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Miles
Davis
Doo-Bop
1. Mystery Davis/Easy Mo Bee 3:55
2. The Doo Bop Song Davis/Easy Mo Bee 5:00
3. Chocolate Chip Davis/E/H 4:38
4. High Speed Chase Davis/E/M 4:41
5. Blow Davis/Easy Mo Bee 5:06
6. Sonya Davis/Easy Mo Bee 5:31
7. Fantasy Davis/Easy Mo Bee 4:35
8. Duke Booty Davis/Easy Mo Bee 4:55
9. Mystery (Reprise) Davis/Easy Mo Bee 1:29
January 19, 1991
WEA/WARNER BROTHERS |
Quest'anno
si commemora, oltre al centenario della nascita del mitico Louis Armstrong,
anche il decennale della morte di Miles Davis.
Anche se l'evento sembra trascorso solo da ieri l'altro, inutile negarlo, si
sente, oggi, la mancanza del carisma e del talento creativo di un musicista di
questo spessore artistico.
Ho scelto di commentare questa, che è la sua ultima incisione in studio e che
non è, si badi bene, uno dei suoi più bei dischi, o un disco propriamente di
jazz, per dare uno sguardo al panorama musicale internazionale, di quest'ultimo
periodo, più o meno influenzato e sfociato dalle ultime idee davisiane, qui
registrate.
Sicuramente l'ultimo Davis aveva ormai imboccato la strada dell'inesorabile
declino, soprattutto dal punto di vista strumentale. Ne sono riprova gli ultimi
concerti da lui dati a Montreux con Quincy Jones e, a Parigi, con altri
compagni di vecchie avventure (Black Devil) nel Luglio del '91, nelle
quali sopraggiunge una stretta al cuore ascoltando le deboli ed insicure
riproposizioni dei suoi vecchi jazzistici cavalli di battaglia.
Davis, infatti, aveva sempre rifiutato, metodologicamente e sino ad
allora, di ritornare musicalmente sui propri passi. Forse non a caso, qualche
tempo dopo questa esplicita contraddizione, trovò la morte ad attenderlo, quasi
a implicita conferma della sua resa artistica ed umana.
Ciononostante egli riuscì a dare ancora una degna "zampata" di
creatività con questa incisione che può essere considerata già storica, se
valutata con il metro della successiva evoluzione musicale e coerente dal punto
di vista delle intenzioni. Ciò che rimane ancora di jazzistico in questa
incisione, non è tanto la musica, ma l'urgenza di Davis di essere sempre e
comunque creativamente il protagonista delle migliori sintesi sulle attualità
in ambito musicale nero-americano, viste più in generale ed oltre il ristretto
ambito jazzistico.
Questo
essere protagonisti è stata una caratteristica peculiare di tutta la sua
carriera artistica. Si pensi al passaggio da lui operato dal Bop al Cool, o dal
Cool all'Hard bop, o ancora dall'Hard bop al Jazz modale, sino all'apparente
palingenesi stilistica del jazz-rock di Bitches Brew. Questo disco
rappresenta, a mio avviso, una delle più interessanti e riuscite opere di
quell'Acid jazz, Hip-hop che di lì a poco avrebbe spopolato in America e,
successivamente, reso commercialmente celebri moltissimi gruppi Acid, come gli US3,
Galliano, Brand new heavies, Spearhead, Solsonics, Guru
e altri ancora.
L'Acid jazz presenta, a mio avviso, molte analogie con il periodo Swing degli
anni '30-40 nel jazz. Si tratta di una svolta altrettanto popolare e commerciale
(anche se lo Swing ha però rappresentato artisticamente molto di più e molto
di altro) operata stavolta dai neri, più consapevoli e protagonisti della loro
musica. L'Acid è, infatti, un genere ballabile come lo Swing, derivato da una
sintesi sostanziale tra Rap, Disco dance anni '70, Rhythm & blues, Soul e,
buon ultimo, anche un tocco di Soul jazz, alla Horace Silver, Bobby
Timmons, Herbie Hancock, Joe Zawinul ecc. ecc. e relativi
gruppi di appartenenza, come i Jazz Messengers di Art Blakey, o i
vari Quintetti di Cannonball Adderley e Silver, succedutisi
negli anni '60, dal cui repertorio i citati gruppi attingono a piene mani per
costruire le basi dei loro pezzi.
Doo-bop, oltre ad avere indicato la via, rappresenta senz'altro, ancora
oggi, una delle migliori incisioni di tale genere musicale, a conferma delle
intatte capacità di Davis da fungere ancora da "catalizzatore"
musicale. Si tratta di un disco chiaramente "proibito" per i puristi
del jazz, comunque da ascoltare e valutare per chi possiede invece una mente più
aperta alle novità musicali, anche exra jazzistiche.
Riccardo Facchi
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Data pubblicazione: 27/06/2001
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