Noi siamo nello stesso splendore della marea che si placa
vicinissimi al nodo che l'acqua finalmente distende.
(Antonella Anedda)
Traslare a parole la poesia concreta, l'estro di un accordo inventato, l'atto magico e irripetibile dell'improvvisazione, sarebbe quantomai presuntuoso e del resto impossibile. Sarebbe - peggio ancora - un gesto banale e comunque "soggettivo", se ci si concederebbe inoltre il lusso di adoperare questo termine così generico, così abusato e deteriore...
Molto più arduo è incanalare a grandi tratti i colori e la musica fertile di
Mimmo La Mantia. Che è in qualche modo musica di "visione" e di idee sempre in continua evoluzione. Sempre cangianti di una consapevolezza umana che racconta infine l'interiore coscienza e lo spirito intimo del suo stesso autore.
La musica di Mimmo è un luogo abitabile che respira di se stesso e che dalla sua stessa linfa si nutre, per creare a piene mani la pronuncia e la chiarezza letterale di una pagina di spartito.
In questo primo lavoro discografico che emana linee aperte verso una miriade di soluzioni sonore, i tratti caratteristici del chitarrista palermitano si dipanano non certo verso una deriva metafisica, cervellotica, come in altri casi farebbero taluni artisti, gonfi del proprio ego e della propria formalità. Diversamente, il suono di
La Mantia si fonde sempre con la necessità di travalicare nuovi territori. Di abbattere barriere sconosciute per infine ritrovarsi in un luogo antico di felice smarrimento. In queste musiche, in queste affascinanti tracce, distillate col calore di una solarità spontanea e magmatica, si distinguono senza mai esaurirsi, i giochi estrosi e le coincidenze casuali di un viaggio straordinario verso l'ignoto (che forse, paradossalmente, potrebbe apparire intrigante ma quotidiano).
Queste sono le testimonianze "vere" dell'artista e di come il sogno e il silenzio delle pause tra una nota e l'altra si fondono ad ogni istante della musica. Esse stesse appartengono in un tutt'uno con la carnalità espressiva del fantasioso chitarrista, ora mobile verso una sicilianità arcaica e sommessa, ora bagnata dai ricordi della memoria, infine ancora svelatamente inafferrabile a certe soluzioni moderne, nel momento in cui l'uso parsimonioso dell'elettronica (mai abusata, mai forzata, ma sempre tenuta sotto debito controllo), espleta la sua funzione di ricamo, arricchendo lo spirito cospicuo di quelle "visioni" cui accennavamo sopra.
Certi raffinati acquarelli biografici rimandano poi a strutture derivate da antichi canti popolari spostando in seguito il loro baricentro motorio verso una ricerca spontanea che diventa sintonia della perfezione e delle forme.
Sono momenti corali che conducono progressivamente al raggiungimento di una purezza che passa dalla parola interiore al canto perfetto. Il resto del disco si direziona con spezzoni di raffinati, altissimi recitativi, tra brevi confessioni a cuore aperto e compiuta emarginazione, durevole bellezza armonica e maiuscoli presagi di assoluta intensità artistica.
Porre limiti alla musica sarebbe perciò un'offesa grave alla sensibilità e al piacere di lasciarsi andare alla deriva di questi felici smistamenti di luci e di segreti. Di ombre svelate e di quei misteriosi incantamenti che rendono ancor più affascinante e coinvolgente l'arte splendente e altissima di un autore come
Mimmo La Mantia.
Gianmichele Taormina
Note di copertina tratte da "For Joseph"
MIMMO LA MANTIA: NOTE BIOOGRAFICHE