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Lucio Ferrara Quintet
Florian

1. Regalo in 6/4 - 5:29
2. Al Sud - 6:42
3. TYW - 4:20
4. Tutatitaià - 6:32

5. Blat (F.Giampaoli) - 7:17

6. Florian - 7:23

7. Brunzsezes (F.Giampaoli) - 7:19

8. Ricordi - 7:13


Composizioni di Lucio Ferrara

Lucio Ferrara
chitarra
Maurizio Piancastelli
tromba; flicorno
Alessandro Bosetti
sax soprano
Francesco Giampaoli
basso
Stefano Storace
batteria

Splasc(h) Records (h725)


L'estate di Florian
"Ho abbracciato l'alba d'estate...nel sentiero ormai pieno di pallidi e freschi bagliori..." avrebbe scritto Arthur Rimbaud di questo disco. Ma l'alba di Lucio Ferrara non è come tutte le altre: trascolora lentamente il romanticismo e se ne fa gioco con il ghigno di un'estate che conosce le prospettive del mondo. E della burla.
La chitarra di Ferrara non è uno strumento di mansuetudine e solitaria melodia; è piuttosto, la balestra per un senso del ricercare quasi, adagiamente, spigoloso perchè improvviso, inaspettato, abile nell'evitare ogni possibile preparazione. Vi sembrerà strano ma l'imprevisto è un'arte alla quale il leader ritiene di doversi abbandonare senza alcun ritegno: a tal punto che l'ascoltatore sobbalzi per ritrovarsi scovato, rincorso, acciuffato dalle note nella molteplicità delle direzioni scelte. Ferrara, in breve, è un ladruncolo (gentilmusicista sembra definirlo al meglio) di atmosfere che, in realtà non trovandole già fatte, le crea nella sua mente, le sottrae alle loro stesse dimensioni, ci fantastica sopra e le cambia seguendo i fumi del ritmo. Che la dolcezza dell'artista (dolcezza a corrente alternata) non vi inganni, perchè essere eterei e leggeri è difficile se la musica e il suo autore non sanno condividersi o capirsi. Il suono di Ferrara è un po' così: sembra sappia comprendere il senso della trasformazioni. Ma quando si parla di un tale concetto il chitarrista si rinchiude in se stesso per aprirsi all'ascoltatore in tutta la sua composta "follia". E dobbiamo ammettere che di quest'ultima si ciba la chitarra imputata: in "Tutatitaià" guizza come il lume di una lanterna che vorrebbe illuminare la città.
Il timbro è denso come la pece (Ferrara, senza dubbio, conosce anche la storia del rock e delle sue derivazioni) e graffia con la rabbia di chi si vuole far sentire: per la bellezza a anche, e forse ancor più, per la stravaganza del suo ingegno appollaiato come un'ombra che ci perseguita. Il soprano Bosetti e la tromba e flicorno di Piancastelli sono degno compari della sei corde: a volte, come si usa dire, le danno il "la" in questo "Florian" che stupisce per il furoreggiare dei cambiamenti sì tempestivi eppure legati da una linea di luce che non sempre è facile capire in tutta la sua piccante docilità. Sono loro a muoversi come l'ondeggiare di una pudica sottoveste: pudica, però, fino ad un certo punto.
Ne esce un jazz che sembra scivolarsi addosso, mite e arioso come una traversata in barca. In questo incrociarsi di flussi e riflussi si conquista la libertà di una musica quasi "felina", che si lascia accarezzare, che pare ambigua e opportunista ma è anche pronta, repentinamente, ad accettare l'abbandono delle certezze per conquistare la propria identità. O, meglio, per rimarcarne l'essenza e i contenuti riservati. Da qui ha inizio la storia di Florian: tra una favola in 6/4 (che sembra scritta con la penna di Bacalov di Troisi), il soleggiato, mistico Sud e una poesia che approfitta di una chitarra in bilico tra passato e presente, tra Charlie Christian e John Scofield.
Davide Ielmini - maggio 2000

Luigi Sidero - All About Jazz

Florian è un disco particolare, un'accecante luminosità sul bordo di ombre ed oscurità. Ad un primo ascolto, infatti, la sensazione che prevale è quella di una rassicurante calore, di un tepore vivo fra le note, ma, facendo più attenzione, si possono scorgere, fra le maglie di quest'abito soffice, spigolosità e durezze prima sfuggite all'orecchio.
Questo perché l'atmosfera generale è quella di un lento e pacato viaggio che conduce "Al Sud" (anche titolo di una composizione), quel sud inteso come fuoco dell'animo e passione afosa, tema d'ispirazione per molti musicisti.

Otto sarebbero le tappe di questo percorso, se non fosse che alle volte pare che l'intenzione di Lucio Ferrara non sia quella di ripiegare verso quel caldo sole, ma di seguire altre direzioni, abbandonando il sentiero del Mediterraneo per altri lidi e località.
Esempio di questo smarrimento intenzionale è il brano "Tutatitaià": nonostante abbia una precisa anima e particolarità, rappresenta un fulmine a ciel sereno, o meglio un preciso inscurimento della trama sonora. Se si pensa alla limpidezza di "TYW", ascoltato poco prima, con l'accattivante tema che rincorrendosi rimbalza fra chitarra e tromba, non si può non notare il forte contrasto con il timbro più graffiante, quasi rock, della quarta traccia.

Tutte le altre composizioni rimangono (chi più chi meno, a parte "Brunzsezes" d'ispirazione hardbop) in quei contorni pennellati dai brani di apertura e chiusura, quasi a chiudere un ciclo di piccoli quadri musicali; "Regalo in 6/4" e "Ricordi", infatti, si assomigliano molto: entrambi si affidano al lirismo del sax soprano per l'esposizione di temi veramente ben costruiti e regalano un'impressione di limpidezza e solarità (il primo, inoltre, può contare sullo slancio ritmico dato da un tempo come il 6/4).
Come a tracciare un itinerario, diventano poi co-protagoniste, insieme alla chitarra, la tromba ed il flicorno di Maurizio Piancastelli, in un continuo addentrarsi nelle profondità più remote del sentimento musicale, fino ad arrivare al lento e felino "Blat", in cui il flicorno trova la sua dimensione ideale, o alle sospirate visioni di "Florian" (con gustosi effetti alla chitarra).

Tutti i brani si reggono per buona parte sulle performances solistiche di Ferrara, raramente ripetitivo e scontato, sempre piacevolmente alla ricerca di un mondo da dipingere e da popolare di note, ma il quintetto diventa in pratica, molte volte, un trio di chitarra o di sax/tromba.


Valutazione: * * * ½


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Data pubblicazione: 22/05/2001





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