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Dollar Brand (Abdullah Ibrahim)
At Montreaux

ENJA (3079-02)  1980
Recensito il 26/06/2000 - vitous@jazzitalia.net
Recording date: July 18, 1980

Dollard Brand sopranino sax, piano
Carlos Ward flute, alto sax
Craig Harris trombone
Alonzo Garder electric bass
Andre Strobert drums


E' di festa la prima impressione che si ha ascoltando il disco. Gli applausi del pubblico, l'attacco non proprio all'unisono sul primo pezzo Tsakve, danno quasi l'impressione di vedere il quintetto che si diverte e non si preoccupa più di tanto di essere perfetto. È in ciò a mio parere che risiede la magia di questo disco.

Il gruppo coinvolge sin da subito e si fa perdonare abbondantemente qualche sbavatura qua e là con un impasto sonoro molto omogeneo che spesso "sfocia" in assolo di ottima fattura. Stupendo quello di Craig Harris al trombone in Whoza Mtwana.
The Homecoming song è sicuramente il luogo in cui lo spirito del gruppo si manifesta inequivocabilmente: dopo la ripetuta esposizione del delizioso tema, alle prese col quale i musicisti sembrano divertirsi più che mai, gli impeccabili Strobert e Gardner tessono il tappeto sonoro sul quale si sbizzarrisce Carlos Ward che, nonostante alcuni limiti, tira fuori con energia, ancora una volta, la fresca vitalità delle danze africane (in tutto il disco è costante infatti la componente folk tipica di Brand).

Più sommessi i toni di The Wedding il cui straziante lirismo è interpretato magistralmente dal sax alto di Ward affiancato dal trombone in un maestoso finale.
The perfumed forest wet with rain è invece un brano notevolmente introspettivo dove ancora una volta sono preziosi gli interventi di Ward (questa volta al flauto) e soprattutto di Harris che si produce in un assolo dalle dinamiche perfette.
Si ripeterà in Ishmael dove il suo pianissimo dà la dimensione dell'intero brano.
Mi sembra di poter dire che, a parte qualche momento di ripetitività, la musica che si ascolta nel disco (tutti i brani sono composti da Brand o Ibrahim, il suo nome musulmano) è estremamente ben congegnata e l'organico che la suona è capace di conferirle un'energia a tratti dirompente. In ogni caso, a mio personalissimo parere, la gioia di suonare che trasmette l'intero album anche nei suoi pezzi meno festosi basta a rendere l'opera degna di un posto nella discoteca degli appassionati di musica jazz.



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