Un'anima blues che insegue la libertà del jazz
di Massimiliano Cerreto
Ascoltare un'opera prima è sempre un esperienza affascinante. E ciò vale anche per "Steps": il primo disco solista del chitarrista Paolo Bonvissuto. «Amo la musica», ha dichiarato a chi scrive il musicista pugliese, «e la scelta di incidere un disco nasce dal mio desiderio di raccontare questo amore che dura da più di vent'anni!».
Ma l'elemento del racconto, che si percepisce sin dalle prime note della title track e dalla grande melodicità di tutti i temi, non è l'unico aspetto a meritare attenzione. A questo, bisogna aggiungere quello della sfida. Dopo anni di studi, seminari con i più grandi maestri delle sei corde e migliaia di dischi ascoltati, Paolo Bonvissuto ha, infatti, deciso di confrontarsi con se stesso, e con i propri limiti. Da qui, la voglia di dedicarsi ancora di più alla musica cimentandosi nella difficile arte della composizione.
Infatti, soltanto due dei sette brani di "Steps" – "All the things you are" e "Giant Steps" non sono originali. «Mi era già capitato d'interpretare questi due standards dal vivo, ma inciderli mi ha dato ancora più emozione. Sono esecuzioni così istintive e naturali che, con
Gianpiero Tripaldi e Giuseppe Bassi, abbiamo scelto di mantenere le first takes». Una scelta giustissima, se si pensa che è proprio in "All the things you are" che il bravissimo Giuseppe Bassi sembra dare il meglio di se.
In "Steps", aldilà del talento esecutivo di tutti i musicisti, non troverete grandi virtuosismi né strutture particolarmente complesse Ma ciò è anche il punto di forza di un disco, a metà strada tra il blues e il jazz, che è destinato, proprio per la sua immediatezza, a piacere praticamente a tutti. Sette brani, sette storie vere, che sono raccontate attraverso un linguaggio stilistico molto riconoscibile e personale. E questo senza dimenticare la presenza di evidenti richiami alla musica di Pat Metheny: il musicista preferito di Paolo Bonvissuto.
A testimoniare questa sincera ammirazione per Metheny, che non sfocia mai nell'imitazione, troviamo "I love soul": il brano più blues del disco. E il blues ritorna anche nel titolo e nelle armonie di un'altra canzone: "Bat blues": «Quando ero bambino giocavo in strada, cosa che oggi non è più possibile fare, e mi ricordo del volo dei pipistrelli. Per il suo andamento ritmico e melodico, "Bat blues" mi fa venire alla mente proprio quel modo di volare». Da sottolineare, in questo brano, il lungo solo introduttivo di
Gianpiero Tripaldi che, in tutto il disco, si distingue per la sua grande efficacia ritmica.
E a proposito dei brani di "Steps", impossibile non cogliere quegli aspetti più intimisti ed introspettivi della musica di Paolo Bonvissuto, che emergono in modo più evidente in "Romantique" e "Suite for Gaia" (dedicata alla figlia). «Ma ciò che vorrei che emergesse maggiormente, è la gioia che provo nel suonare. La musica stessa, per me, è giocare con le note».